Questa rubrica era stata inserita nel sito, su intelligente invito di Mary, per cercare di dare concrete risposte alle domande di natura legale, amministrativa, o genericamente giuridica, relative alla nostra passione fotografica (professionale, amatoriale, altro) ed ai problemi che essa comporta o fa scaturire (diritto alla tutela della propria immagine, privacy, proprietà delle immagini fotografiche , sfruttamento commerciale etc...).
Nelle mie intenzioni c'era il desiderio "non" di rispondere a singoli quesiti di natura pratica ma di offrire, di volta in volta, esempi di sentenze, massime, risoluzioni ministeriali che in qualche modo potessero guidarci fra le nozioni elementari di diriitto che, a tutela della propria opera e per rispetto degli altri, ogni fotografo (amatore o professionista) deve avere.
Mi scuso con l'ACAF per non aver onorato questo impegno con la rubrica ma gli Acaffini mi daranno testimonianza che ogni qualvolta c'è stata la necessità di chiarire gli aspetti giuridici della nostra passione non mi sono tirato indietro e, singolarmente e collettivamente, ho messo disinteressatamente a disposizione degli amici la mia professionalità e il mio consiglio.
Tanto premesso per far capire che in questa sede è importante comprendere i principi generali del nostro sistema legale e, conseguentemente, la tutela e l'applicazione dei medesimi: i singoli casi, le materie specifiche, per mia convinzione e scelta, non devono essere affidati al web ma, anche attraverso il web, portati davanti al professionista specializzato che, in separata sede, darà risposta a quel problema, a quella specifica domanda (anche a tutela di chi chiede il parere).
E vengo al problema di cui sopra, nello spirito di quanto già detto:
- la cosiddetta "liberatoria" è una dichiarazione (anche a carattere unilaterale) di natura negoziale con la quale le parti dichiarano e sottoscrivono, sotto la piena e propria responsabilità, i limiti e le forme di sfruttamento dell'immagine della propria persona o dell'uso di una fotografia che la riguarda;
- in funzione dei limiti e delle forme, ogni caso di sfrutamento deve essere tassativamente previsto e descritto sia sotto il profilo oggettivo (esempio: uso pubblicitario e tipo di pubbliicità, concorso fotografico, illustrazione di libri e, conseguentemente, durata della pubblicità, tipo di concorsi, tipo di illustrazioni), sia sotto il profilo soggettivo ovvero se chi ci da la liberatoria è persona che una tantum si è fatta fotografare (modalità e tipo di compenso) oppure è un singolo/a professionista o dipendente di agenzia (ed allora bisogna tener conto dell'intermediario),
- la forma adottata dalla liberatoria deve essere uguale sia che ci sia stata offerta la disponibilità dell'immagine dietro compenso sia che ci sia stata offerta gratuitamente (attenzione ai minori di età, alle persone invalide. o in stato di detenzione etc..);
- la forma della liberatoria può accompagnarsi o contestualizzarsi insieme alla fattura, alla ricevuta, al contratto con l'agenzia, alla sottoscrizione di partecipazione in seminari, stages o quant'altro.
Sulla base di quanto detto non può esserci una "modulistica" adatta a tutte le evenienze ma una dichiarazione che di volta in volta deve essere predisposta a secondo delle necessità e delle circostanze che devono essere valutate attentamente dalla parti ed in ogni caso conosciute.
Se stiamo parlando di "liberatorie" devo presumere che il fotografo ha contatto con il titolare dell'immagine realizzata, o del fotografo, e che la stessa sia stata raccolta per determinati motivi (leciti ovviamente): lo rammento perchè le disposizioni di legge attuali consentono la ripresa di personaggi oggettivamente famosi, o ritratti in circostanze notorie e pubbliche, o raccolte casualmente accanto questi personaggi, etc.. secondo casistiche che facilmente potrete trovare nel web (e per tale sfruttamento, entro certi limiti, non c'è bisogno di liberatorie).
Per essere ancora più concreti: il devoto di Sant'Agata ripreso in mezzo ala festa e nell'emozione della festa non potrà lamentarsi di una lesione della sua immagine per una semplice fotografia. Ocorrerà una liberatoria se l'eventuasle sfruttamento commerciale dovesse indirettamente nuocere non alla sua immagine di devoto ma a quella di cittadino (esempio: il devoto si è arrampicato sulla statua della chiesa con pregiudizio dalla medesima - ma chi mi dice che non era in posa per iln fotografo? - e qui cominciano i guai).
E mentre scrivo mi rendo conto della difficoltà o dell'ambiguità degli esempi (Martena invece è stato lapidario nel suo intervento) e, pertanto, vi rimando ad uno specifico appuntamento di approfondimento che potremmo realizzare in sede magari preparando le questioni da affrontare.
Per una casistica specifica e personale vi prego di consultarmi direttamente (e non per problemi di onorario)
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