ACAF - Associazione Catanese Amatori Fotografia

I volti del dolore. (un giorno, a Catania, su Via Etnea, da un balcone, una donna ………

“La pazzia mi visita due volte al giorno”
“Anche la follia merita i suoi applausi” - Alda Merini

Sono quelli di uomini e di donne fotografati, e come tali, raffigurati, solo perché classificati come soggetti affetti da disturbi psicotici o psichiatrici, o disadattati, o collerici, o ritardati nella loro crescita intellettuale e fisica.
Il confronto con questa drammatica vicenda umana, storicamente, ha misurato il nostro grado si sensibilità esistenziale e ha valutato il livello di coscienza civile di ogni comunità umana che voglia definirsi tale.
Un primo impatto analitico, di tipo linguistico ci rivela il grado di ignoranza e di disumanità in cui viviamo. Come chiamiamo queste persone? Deficienti? Scimuniti (da scemare)? Ma mancanti di che? E qui cominciano i pregiudizi. Oppure li chiamiamo folli, matti, pazzi, ponendo l’accento su un elemento di violenza che ha bisogno di essere razionalizzato come un grido di aiuto piuttosto che allontanato.
Un secondo impatto di tipo sociologico ci rivela il sistematico distacco, la volontà di separare che ha connotato la loro rappresentazione, Da dove nasce questa volontà e perché?
Proveremo stasera sulla base delle registrazioni fotografiche a capire qualcosa. Muoveremo dalle vecchie concezioni, politiche più che sanitarie, per agganciare le drammatiche analisi di Cesare.Lmbroso e, passando attraverso le scientificizzazioni dell’eugenetica, agganciare la triste realtà della politica sanitaria del secolo scorso per guardare al presente di tanto dolore innocente.
Adopero questa espressione perché, alla ricerca di un baricentro razionale di tanto malessere, non so raccapezzarmi: da dove devo muovere? E come?
Tra queste domande si è mossa l’esperienza fotografica che, nei tempi andati, si è resa colpevole di tante ingiuste rappresentazioni, di tante aberranti classificazioni. Poi, quando si è messa al servizio dell’intera esperienza umana, meglio ancora “della natura umana”, ha provato a recuperare il tempo perduto e capire gli errori e le loro drammatiche conseguenze.
Vi invito a leggere Ada Merini e capire quanta saggezza può convivere col nostro “bisogno” di essere folli. Gli antichi lo avevano già compreso:”semel ln anno lecitus insanire” e qualcuno aveva elogiato la follia come possibile strada da considerare in un mare di abbacinante razionalità,
La nuova psichiatria, per fortuna, non ha bisogno più della denuncia eroica, civile, quanto mai opportuna, di Berengo Gardin, di D’Alessandro, di Cei, di Mirisola, del nostro Strano, di Majoli, di Depardon, interpreti e testimoni di fotografia finalmente consapevole, onesta, priva di pregiudizi e di paure.
Ma occorre documentare il nuovo che Basaglia e C. ci hanno invitato a scoprire: la ricchezza della diversità? Certamente. La scoperta di nuovi mondi? Certamente.
E, soprattutto, l’esistenza di un nuovo “cavallo” col quale non rinchiuderci in una nuova Troia ma, festosamente cantando, uscire dalle vecchie mura.