Torno ad essere serio per un momento e concludo il mio pensiero sull’argomento.
La stragrande maggioranza dei fotografi, si limita a raccogliere testimonianze dal mondo reale, spesso senza riflettere troppo, talora con semplice intento testimoniale, talora alla ricerca estetica del bello, talora per posa bohémien, talora… per il gusto di premere un pulsante: click!
La conoscenza dei modi fotografici, dei vari “come” per rappresentare la realtà e le idee (il ”cosa” cui Pippo e Alberto mi richiamano), la comprensione delle varie sfaccettature intrinseche a una determinata peculiare tecnica quale, in questo caso, il mosso, dovrebbe essere d’aiuto ai fotografi o aspiranti tali, ma non per una sterile emulazione: CLICK!
Le conoscenze tecniche rappresentano una base, non sempre indispensabile, ma spesso necessaria, per la produzione di un’immagine “ragionata”, che ragionata deve appunto essere per non ridursi al semplice gesto di schiacciare un pulsante: click.
Il fatto che “l’immagine si forma prima nella mente poi nella macchina fotografica”, buttata li, tanto semplicemente, da Jordi, quasi con disinvolta noncuranza, si agita e cresce nella mia mente fino a diventare un mostro che si contorce e si aggroviglia nelle proprie spire.
“Prima nella mente”… “poi nella macchina”…
Ho provato a fotografare senza macchina fotografica, esercizio meraviglioso, puoi farlo ovunque, mentre passeggi con qualcuno o mentre lavori, in casa come all’aperto, il soggetto può essere o no di fronte a te. Un’immagine a poco a poco ti invade la mente, non è la realtà è una costruzione, ma realizzabile. Se hai le conoscenze tecniche è possibile, anche se non sempre semplice.
Non parlo qui di complessi fotomontaggi da era digitale e nemmeno di astrattismi postmoderni, parlo di fotografia ragionata.
Vedo quel bel bambino che dialoga con un anziano, ma anziché alzare la macchina e fare: click! Mi fermo e osservo: da dove viene la luce, quali sono le sue caratteristiche? e lo sfondo? Da quale lato dovrei spostarmi per rendere l’immagine al meglio. Voglio uno sfondo nitido che mi racconti il contesto o preferisco sfocare ed isolare il soggetto. Tempo rapido o meglio un leggero mosso. Mi avvicino con un grandangolo o mi allontano con un tele…
All’inizio sembra tutto complesso e la foto può anche sfuggire via, ma mi avvicino e scambio due parole, anche questo è fotografia! E poi, come insegnava Jordi e ricordava Mary, se uno scatto si perde non fa niente: è solo una fotografia. Ecco che si concretizza l’insegnamento di non scattare mille foto, ma poche, ragionate.
Poi, se si insiste, col tempo, tutto diventa automatico, le decisioni si raggiungono in fretta, ma si scatta: un’IMMAGINE!
Voi mi direte: “ma tutti facciamo questo a livello inconscio prima di scattare una fotografia!”.
Ecco il problema: l’inconscio non basta! L’inconscio ragiona per modelli, stereotipi, ricordi, schemi prefissati. Ricorderete cosa è accaduto di fronte al maggiolone giallo a Vendicari! Tutti abbiamo rivisto l’immagine di Berengo Gardin! Quanti si sono fermati a cercare una loro personale immagine? Una giusta inquadratura, come poi ci ha suggerito Jordi? Anche sbagliando, forse meno bella, ma frutto di un pensiero personale. Diversa. Ragionata. Eppure era quel maggiolone era li, non scappava, era ancora li quando alla fine siamo tornati dal nostro giro. Dunque?
Leggo un interessante articolo su “Fotocrazia” (titolo: Come dal sen capace stilla?) cui vi rimando e vi riporto le testuali conclusioni:
“Insegnare a fotografare” può essere una cosa molto banale o molto presuntuosa, in ogni caso, hanno ragione tutti i fotografi che ho fatto parlare all’inizio, è davvero impossibile. Ma “insegnare la fotografia” è possibile. Tra insegnare la fotografia e saper fotografare, naturalmente, ci sarà sempre la stessa differenza che c’è tra insegnare la filosofia e saper pensare. (Smargiassi)
Trovare un modo personale e significante di narrare i propri pensieri per immagini è un’arte molto personale, difficilmente raggiungibile, che richiede quel quid in più. Capire i mezzi per esprimersi è invece consentito a tutti e può essere d’aiuto a molti.
Per una volta ... buona riflessione a tutti.
Emanuele
