John Berger
Capire una fotografia
Contrasto, €.19.90
Vi sarà capitato di guardare una fotografia e, da quel momento, muovere verso la necessità, verso il bisogno di spiegare la medesima, e scrivere su quanto vi abbia provocato, e quanto “chiamato”?
Se avete vissuto quest’esperienza, allora, apprezzerete, e molto, il libro di John Berger, in questi giorni proposto in libreria dalla Contrasto edizioni.
I tanti cultori di fotografia che amano leggere anche “intorno alla fotografia” da tempo conoscono le opere di questo studioso: Berger si fa amare, non solo per la sapiente indagine sulla natura del “fotografico” (come accade con Roland Barthes), e non solo per l’intelligente raccordo socioculturale che tale materia comporta (vedasi Susan Sontag).
Dell’uno e dell’altra, Berger raccoglie si la qualità letteraria dell’esposizione ovvero la sapienza del racconto, la passione affabulatoria, l’intelligenza della riflessione ma, grazie allo strumento antico della parola, ritorna sull’esperienza fotografica, tout court, con penetrante consapevolezza e con la risoluta volontà di confidarci le sue scoperte, instaurando con la pratica fotogafica un rapporto speculativo fondato sul rispetto assoluto e sull’attesa fiducosa di nuove rivelazioni intellettuali.
Berger è anche lui artista e, come tale, lo diceva Renoir, è consapevole che spesso in un’immagine il vero valore, il nocciolo, sta racchiuso nel non dicibile, in ciò che non vuol emergere ma di cui avvertiamo la presenza significativa; adopera, pertanto, la conoscenza dei generi letterari, le modalità del racconto, la tecnica del linguaggio retorico per evidenziare la radice buona di quel che vede, per eprimere il suo pensiero intorno ad una realtà che spesso è stata descritta ed analizzata da pensatori brillanti (uno su tutti, Paul Valery) in termini sempre sottili, affascinanti, aguzzi ma, forse, non sufficentemente partecipati.
In Berger, invece, l’esposizione è critica, motivata, politicizzata, impegnata, messa al servizio del lettore e della sua passione, sicchè tutto scorre leggero, strumentale, efficace per accompagnarci nella comprensione del risultato fotografico e del gesto del suo autore.
Sono qui raccolti tutta una serie di saggi, interviste, note, recensioni: tutti sono state elaborati per suggerire i tanti possibili modi per capire una fotografia. Non troverete la descrizione di un metodo assoluto, di una teoria spiegata una volta e per tutte; c’è, ed invece, la testimonianza sincera, vissuta, e verificata dello sforzo di trovarla (semmai ne esista una).
Una verifica che, come leggerete, è durata il corso della sua esistenza durante la quale ha sperimentato che le immagini possono invecchiare, rivivere, cambiare di senso.
Una verifica sincera perché confrontata con personaggi che col medesimo spirito hanno dialogato (preziosi gli incontri con Cartier-Bresson, Salgado, con l’opera di Sontag, con il lavoro di E. Smith).
E cogliamo in questo libro il desiderio di non complicare l’esperienza del guardare una foto, di non caricarla di eccessivi significati, spesso fuori luogo; di accontentarsi di costatare come ogni foto, a suo modo, sia un mezzo per verificare, confermare, costruire una possibile visione totale della realtà.
Tante pagine d’intensa scrittura scorreranno davanti ai vostri occhi; qualcuna, sono sicuro, resterà anche nel vostro cuore.
Ne voglio condividere una.
Proviamo con il capitoletto “Tra qui e allora”?
Da anni non leggevo, sulla fotografia, qualcosa di tanto semplice e bello.