Ricordo ancora, quando ragazzo mi apprestavo all’ultimo giorno di scuola: l’allegria delle vacanze, la fine della fatica dello studio, l’agognato riposo. Liberi finalmente! Liberi di fare e di andare, là… dove ci avrebbe portato il cuore. Ci si salutava col sorriso, ma in fondo un lieve magone e fors’anche una lacrimuccia si annidava nei recessi dell’animo per la perdita di una consuetudine, di una routine, di una frequentazione con compagni, amici, professori, con cui, per amore o per forza, si era convissuto, gomito a gomito, per un periodo della nostra vita.
Si sa, l’uomo tende sempre a legarsi a persone, luoghi e abitudini…
Così ieri sera, chiusi i lavori, salutati gli insegnanti, consegnati i lavori di fine corso alla stampa ed alla mostra degli allievi ACAF 2014, anche gli allievi di quest’anno, con una lacrimuccia nell’occhio e con il pensiero sospeso (anche fotografico) su cosa fare il mercoledì pomeriggio si sono salutati. E allo stesso modo anche i soci ACAF si salutano.
Per rendere più nostalgica la serata la proiezione di Catania com’era. Nelle foto storiche presentate gradevolmente e con compita conoscenza dal dott. Franz Cannizzo attraverso la visione e il commento di una ricchissima e rara collezione di scatti d' epoca, ripercorrendo la storia economica di Catania, il pensiero corre a occasioni di sviluppo imprenditoriale e turistico e paesaggistico e culturale perduti. Per una Catania che fu la Milano del Sud e ora…
Lacrimuccia.
Infine nelle foto dei corsisti e dei loro lavori si ripercorre un’anno trascorso all’insegna della fotografia. Imparare a fotografare. Parlare di fotografia. Ma in fondo cos’è veramente, oggi, questa benedetta fotografia, dopo oltre 150 anni, non si è ancora compreso. E mentre Smargiassi lancia, proprio oggi, una filippica sulle derive artistico-modaiolo-imitative dei giovani fotografi, io resto ancora qui a chiedermi: dove va la fotografia? Abbiamo visto un aspetto della fotografia: il documento. Aspetto contrastato e controverso (Fontcuberta docet), eppure reale e accettato fino a ieri, fino ad oggi. Però non posso fare a meno di chiedermi: quando fra cinquant’anni il dott. Cannizzo vorrà ripercorrere l’evoluzione di questa nostra città, dove andrà a cercare le foto da mostrarci? In quali cartoline, in quali album di famiglia, in quali stampe di fotografi di strada, dovrà approdare la sua ricerca. Esisteranno ancora delle immagini conservate? E se si, in quali hard disk, in quali cellulari, o saranno state tutte andate, coperte da nuovi flussi di pixel e irrimediabilmente perse alla memoria?
Finisce così un’altra stagione di incontri. Un ciclo finisce, un altro ricomincicerà... a Settembre!
Emanuele Canino
…perchè io amo infinitamente il finito,
perchè io desidero impossibilmente il possibile,
perchè voglio tutto, o ancora di più, se può essere,
o anche se non può essere…
(F. Pessoa)