ACAF - Associazione Catanese Amatori Fotografia

 
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Re:Fotografia: a che punto siamo? (1 in linea) (1) Visitatore
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Discussione: Re:Fotografia: a che punto siamo?
#8594
Caristofane (Utente)
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Re:Fotografia: a che punto siamo? 10 Anni, 1 Mese fa Karma: 2  
E dai Alberto, non ti avevo detto di essere positivo?
La fotografia è consumo? E non viviamo forse nella società del consumismo?
E poi... quello della fotografia non è un mercato? Non è dunque giusto che si consumi? Il mercato vive di quello!
Ti lamenti di essere condizionato dal brodo culturale in cui sei immerso, ma, grazie a Dio, tutti lo siamo e tutti lo sono stati prima di noi. Meglio il brodo, digeribile a tutti, che la nuda pietra, grezza, pura, ma incommestibile.
Tutti siamo condizionati dal substrato culturale in cui viviamo. Dal cibo all'abbigliamento, a tutto il resto. Eppure questo non ci impedisce di mantenere ciascuno la propria unicità.
Torniamo alla fotografia e alla "domanda": perché fotografiamo. Per dirla con il solito Smargiassi, potrei dirti: " Ho visto, guarda anche tu". (Che ti consiglio di leggere).
Alla fine della storia è un modo di comunicare. Un'esperienza, un'emozione, un ricordo, qualcosa. L'esecuzione è meccanica, condizionata nel modo e nel concetto? Ma questo non fa della tua immagine l'immagine di un altro ancorché culturalmente e metodologicamente condizionata. Sei sempre tu che punti l'obiettivo. Tu che mi dici cosa vuoi che io guardi. Non è così col quadro o il disco di cui tu parli. Ciò che rappresenti nella foto dipenderà si dal tuo substrato culturale (o dal tuo imprinting sociale se preferisci), sarà sì condizionato dal tuo strumento, ma sarà sempre e comunque figlio di un tuo atto di volontà. Sarà frutto di una tua scelta estetica, stilistica, espressiva, giusta o sbagliata E così sì potrai ancora pur dire "questo l'ho fatto io"...
 
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E\' un\'illusione che le foto si facciano con la macchina... si fanno con gli occhi, con la testa e con il cuore.
Henri Cartier-Bresson

Chi non sa fare una foto interessante con un apparecchio da poco prezzo, ben difficilmente otterrà qualcosa di meglio con la fotocamera dei suoi sogni.
Andreas Feininger
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#8595
Caristofane (Utente)
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Re:Fotografia: a che punto siamo? 10 Anni, 1 Mese fa Karma: 2  
E dai Alberto, non ti avevo detto di essere positivo?
La fotografia è consumo? E non viviamo forse nella società del consumismo?
E poi... quello della fotografia non è un mercato? Non è dunque giusto che si consumi? Il mercato vive di quello!
Ti lamenti di essere condizionato dal brodo culturale in cui sei immerso, ma, grazie a Dio, tutti lo siamo e tutti lo sono stati prima di noi. Meglio il brodo, digeribile a tutti, che la nuda pietra, grezza, pura, ma incommestibile.
Tutti siamo condizionati dal substrato culturale in cui viviamo. Dal cibo all'abbigliamento, a tutto il resto. Eppure questo non ci impedisce di mantenere ciascuno la propria unicità.
Torniamo alla fotografia e alla "domanda": perché fotografiamo. Per dirla con il solito Smargiassi, potrei dirti: " Ho visto, guarda anche tu". (Che ti consiglio di leggere).
Alla fine della storia è un modo di comunicare. Un'esperienza, un'emozione, un ricordo, qualcosa. L'esecuzione è meccanica, condizionata nel modo e nel concetto? Ma questo non fa della tua immagine l'immagine di un altro ancorché culturalmente e metodologicamente condizionata. Sei sempre tu che punti l'obiettivo. Tu che mi dici cosa vuoi che io guardi. Non è così col quadro o il disco di cui tu parli. Ciò che rappresenti nella foto dipenderà si dal tuo substrato culturale (o dal tuo imprinting sociale se preferisci), sarà sì condizionato dal tuo strumento, ma sarà sempre e comunque figlio di un tuo atto di volontà. Sarà frutto di una tua scelta estetica, stilistica, espressiva, giusta o sbagliata E così sì potrai ancora pur dire "questo l'ho fatto io"...
 
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#8596
simone.sapienza (Utente)
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Sesso: Maschio La mia passione: la fotografia Ubicazione: Siracusa Compleanno: 1990-09-22
Re:Fotografia: a che punto siamo? 10 Anni, 1 Mese fa Karma: 0  
Discussione mooolto interessante, vi seguo con piacere.

Concordo sulla fotografia che ormai è schiava del consumismo dell'immagine. Il riferimento ai social network è sin troppo facile. Siamo bombardati da immagini, piu che fotografie.
La fotografia sta cambiando moltissimo, ma continuo a dire che per me la fotografia è oggi più viva che mai.
Non a livello economico, purtroppo, ma da un punto di vista artistico, documentario ed informativo siamo ad un livello medio mai visto prima.

Invece ho quasi l'impressione che sia il mondo fotoamatoriale a subire più di tutti le conseguenze della tecnologia. La facilità d'uso del digitale, il suo prezzo molto basso rispetto alla pellicola, la potenza dei software, stanno quasi portando i fotoamatori tutti ad uno stesso (alto) livello da un punto di vista tecnico ed estetico, sempre più facilmente raggiungibile. A questo punto è necessario un passo avanti se non si vuole che la sfera fotoamatoriale possa appiattirsi, quasi cullandosi dell'aspetto estetico delle immagini. Questo passo avanti sta nel non sapersi più distinguere per l'estetica delle immagini, per la "semplice" foto d'impatto visivo, bensì andare alla ricerca di idee che siano da filo conduttore per una serie di immagine. Serie che poi ha diversi sviluppi a seconda della finalità: sia esso un portfolio per concorsi o una pubblicazione online o un libro o una mostra.

A proposito di libri, questo è un settore che sta crescendo sempre più (ma anche qui, artisticamente - non economicamente, anzi), i libri auto-prodotti sono un nuovo modo per esporre il proprio lavoro, usando altri strumenti narrativi come testi e layout. Con circa 50 euro, si possono comprare tutti gli strumenti necessari per autoimpaginarsi una propria copia, molto piu originale e creativo di usare un Blurb qualsiasi. E poi mai dire mai: Alec Soth cominciò con una ventina di copie fatte da sè con "Sleeping by the Mississippi", un libro che poi è diventato il suo capolavoro assoluto.


Tornando ad un punto di vista economico, la crisi della fotografia, editoria, fotogiornalismo... ha dimensioni incredibili. Siamo nel mezzo di un cambio lentamente veloce.
La differenza tra il fotoamatore ed il professionista, è che il primo ha la fantastica libertà di prescindere dalle regole del mercato, fregandosene di dove stia andando la fotografia. Ma è importante che tenga bene in mente dove voglia arrivare lui, prima con le idee, e poi con le immagini..
 
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#8598
Caristofane (Utente)
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Re:Fotografia: a che punto siamo? 10 Anni, 1 Mese fa Karma: 2  
Oh, finalmente qualcun altro che si unisce alla chiacchierata.
Un altro parere e un'altra prospettiva.
Innanzitutto: grazie e benvenuto!

Vengo alle tue argomentazioni.

La fotografia è in effetti un animale dalle infinite vite. Mille volte data per morta, sempre resuscitata. Ci sarà pur un perché.
Si è vero il livello fotografico è divenuto molto alto, ma non per merito nostro in verità. È che si va col pilota automatico. Il guaio però è che l'automatismo è uguale per tutti. Per questo l'amico Alberto va a caccia dell'errore, che poi non è mai veramente un errore, ma una variante operativa cui il programmatore dell'automatismo non aveva pensato. Una variante di per se magari poco interessante, in senso assoluto, ma che in determinati contesti può assumere una piena potenza espressiva.
È che alla base ci vogliono le idee come dici giustamente pure tu, idee che spesso mancano e che vengono sostituite da... altro. Ci vogliono i contenuti e anche questi scarseggiano un po'.
E allora cosa ci resta? Una bella elaborazione? Un'immagine dai molti "iLike" ? (scusate, non ho saputo resistere!) Delle copie? Un consumo sterile di materiale?
Ma forse non tutto è perduto se ancora c'è chi si ferma a rifletterci e porsi il problema. E se a riflettere saremo in tanti, forse qualcuno di noi,
"per errore", finirà col trovare la strada giusta.
Chissà...

Il fattore economico? Quello è divenuto un problema solo per i professionisti in verità. Per coloro che dalla fotografia contavano di ricavarci il pane. Per il fotoamatore è tutta una pacchia! Anche troppo. Quando mai si erano viste così tante persone dotate di macchine fotografiche. E che macchine! Che se ne farà poi un fotoamatore medio di una 5DIII o di una D800 resta per me un mistero insondabile, ma le case produttrici ringraziano!
Il problema e che ora tutti hanno la penna, ma non tutti sanno scrivere, di scrittori e poeti poi...
Nessuno vuol saperne di rimboccarsi le maniche e studiare. Vogliono tutto fatto dall'automatismo e pensano di averlo fatto loro.
Ma vedrai che prima o poi emergerà il novello Shakespeare, o Cartier-Bresson, o Frank, se preferisci. Anzi lo sento che qualcuno è già in fermento...

 
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Caristofane (Utente)
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Re:Fotografia: a che punto siamo? 10 Anni, 1 Mese fa Karma: 2  
Oh, finalmente qualcun altro che si unisce alla chiacchierata.
Un altro parere e un'altra prospettiva.
Innanzitutto: grazie e benvenuto!

Vengo alle tue argomentazioni.

La fotografia è in effetti un animale dalle infinite vite. Mille volte data per morta, sempre resuscitata. Ci sarà pur un perché.
Si è vero il livello fotografico è divenuto molto alto, ma non per merito nostro in verità. È che si va col pilota automatico. Il guaio però è che l'automatismo è uguale per tutti. Per questo l'amico Alberto va a caccia dell'errore, che poi non è mai veramente un errore, ma una variante operativa cui il programmatore dell'automatismo non aveva pensato. Una variante di per se magari poco interessante, in senso assoluto, ma che in determinati contesti può assumere una piena potenza espressiva.
È che alla base ci vogliono le idee come dici giustamente pure tu, idee che spesso mancano e che vengono sostituite da... altro. Ci vogliono i contenuti e anche questi scarseggiano un po'.
E allora cosa ci resta? Una bella elaborazione? Un'immagine dai molti "iLike" ? (scusate, non ho saputo resistere!) Delle copie? Un consumo sterile di materiale?
Ma forse non tutto è perduto se ancora c'è chi si ferma a rifletterci e porsi il problema. E se a riflettere saremo in tanti, forse qualcuno di noi,
"per errore", finirà col trovare la strada giusta.
Chissà...

Il fattore economico? Quello è divenuto un problema solo per i professionisti in verità. Per coloro che dalla fotografia contavano di ricavarci il pane. Per il fotoamatore è tutta una pacchia! Anche troppo. Quando mai si erano viste così tante persone dotate di macchine fotografiche. E che macchine! Che se ne farà poi un fotoamatore medio di una 5DIII o di una D800 resta per me un mistero insondabile, ma le case produttrici ringraziano!
Il problema e che ora tutti hanno la penna, ma non tutti sanno scrivere, di scrittori e poeti poi...
Nessuno vuol saperne di rimboccarsi le maniche e studiare. Vogliono tutto fatto dall'automatismo e pensano di averlo fatto loro.
Ma vedrai che prima o poi emergerà il novello Shakespeare, o Cartier-Bresson, o Frank, se preferisci. Anzi lo sento che qualcuno è già in fermento [file] ...

:surprise
 
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alb.o (Utente)
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Re:Fotografia: a che punto siamo? 10 Anni, 1 Mese fa Karma: 2  
Non vorrei essere frainteso, ne sono qui per lamentarmi di nulla…
La mia è infatti una constatazione (o tale ingenuamente mi sembra). Una constatazione non una lamentela! Per me è tutto visibile e lo conformate con le Vs preziosissime scritture.
Lungi da me pensare che la fotografia stia morendo e se anche fosse in tutta onestà non è che l'argomento mi abbia poi mai così stimolato.

Il mio punto è quindi un'altro rispetto al pessimismo (che di battuta, ed ad altro riferimento Emanuele riportava).

Parto però da un po' più lontano per arrivare alle mie conclusioni che tenterò di spiegare un po' meglio.

Premessa.

La mia ricerca di un'identità e di una collocazione storica in ambito fotografico nasce da un disaggio personale ben preciso, dovuto al desiderio di non uniformarmi alla fotografia del consumo.
Tuttavia fotografo ancora da "poco" (o da "tanto" secondo i punti di vista) e la cosa non mi risulta per nulla facile.
Se vuoi tra queste righe puoi tranquillamente leggerci sprazzi delle nostre eterne discussioni sulla fotografia di viaggio e sulle migliori condizioni per la programmazione del prossimo… Ad esempio: fotografare il Nepal alla maniera della National Geographics (come riconosco che in molti in sede mi hanno fatto notare a suo tempo) non è altro che aver consumato fotografia. Quella non è la mia fotografia o quella che vorrei possa essere! E' un magnifico esercizio tecnico stilistico, una serissima esercitazione, una ricerca ed un mettersi alla prova, ma non è la comunicazione che mi piacerebbe imparare a fare. Abbiamo fatto magnifiche esperienze, abbiamo vissuto nella condivisione ed alla ricerca delle meraviglie che sappiamo cogliere, ma fotograficamente abbiamo ancora una volta consumato fotografia e nulla di più!
Poi sul tipo di consumo, possiamo discutere, ma è altro argomento. Più di "palato fine" sei più alla ricerca della miglior cucina vai… Più cultura possiedi e maggiore è il bisogno di consumare libri, musica, fotografia appunto evolvendoti nei gusti e nei desideri, diventando sempre più ambizioso e schizzinoso… Ma attenzione ANCORA NON PRODUCI, ma CONSUMI!!!
Non parliamo poi di arte, perché in questo periodo mi viene l'orticaria, ma fortunatamente nessuno l'ha ancora tirata in ballo!

Fatta questa premessa leggerò certamente e con piacere anche Smargiassi e ti ringrazio per la dritta, nel frattempo provo a spiegare meglio il mio post precedente. Come detto non è una visione negativa, non c'è nulla di male nel nostro viaggio in Nepal o nel successivo in India, ci siamo divertiti, abbiamo vissuto una bellissima esperienza in un posto molto diverso dal nostro. Non c'è nulla di male nel voler fare una fotografia (che siamo in grado di fare) e condividerla con i nostri amici, appenderla al muro di casa, fare una mostra o una serata di intrattenimento, per carità, non mi pare di aver detto questo. Lo faccio e ne godo nel farlo… Sacrosanto e che ben venga!
Il punto è che mi piacerebbe farlo con fotografie mie (nel senso più intimo del termine) e non prese in prestito da qualcun altro… Come fai a cambiare direzione ed a produrre fotografia veramente tua, senza idee, senza cercare una poetica che possa diventare la tua?

Se vai in discoteca e balli, stai consumando il ballo se sali sul palco e danzi produci ballo, fai uno spettacolo, lo produci tu, tant'è che qualcuno ti pagherà per farlo.
Purtroppo le riviste a cui fai riferimento tu, le riviste di largo consumo, le riviste di massa per intenderci, ma anche la maggior parte dei concorsi sono "pericolose illusioni" per dirla alla Gilardi. Il nostro fotoamatore (chi cioè non fa della fotografia la propria aria che respira per vivere, chi non vive nel senso vero del termine, di fotografia) spesso acquista riviste e partecipa a concorsi perché ritiene che anche lui può riuscire a fare fotografie come quelle che la rivista pubblica o come quelle che il concorso premia. Persino la Biennale di Venezia, con la nota "invenzione" di Vittorio Sgarbi lascia questa assurda illusione a tutti noi, o per lo meno ai meno avveduti… Credo che mi abbiate sentito dire queste cose centinaia di volte, se riassumo il concetto solo con il termine "Consumo", non c'è da scandalizzarsi. Come lo vogliamo chiamare tutto questo se non consumo? Consumo non nel senso di deperimento e morte, ma nel senso commerciale del termine. Se vendi fotografia, quale fotografia credi di esporre, quella più ricercata, meno semplice, più complessa o quella che tutti capiscono e guardano con piacere, convinti di poterla anch'essa riprodurre in qualche maniera e con il giusto allineamento delle stelle? Anche questa è una storia ed un trucco vecchio come il cucco! Cos'è Flikr, FB? Milioni di fotoamatori comprano macchine costosissime alla ricerca di quella immagine che non si sognano di dover vendere, ma magari solo di mostrarla su FB. Guai se quel tipo di immagine non fosse nel suo mensile preferito, il mensile non venderebbe più. Cosa è questo se non consumo? Ed ancora non c'è nulla di male in tutto questo, la fotografia amatoriale deve essere passione e distensione, piacere e diletto, quindi se ci si diverte in questa maniera, e ci si diverte, che problema c'è? Nessuno. Basta solo non fare come lo struzzo e non volere vedere l'evidenza.

Come detto al crescere del grado culturale cresce il bisogno del consumo dei suoi prodotti (quadri, libri, musica, fotografia) ed anche questa è una possibilità che non dovrebbe essere negata. Allora l'amatore che ha raggiunto un discreto livello culturale che gli consente di "fare" delle foto "piacevoli, belle o meravigliose" non "fa " una foto, ma la "prende" con un apparecchio che la "fa". Questo è quello che penso io e chiedo scusa se mi sono impossessato di alcune frasi di Ando Gilardi, ma l'ho fatto a fin di bene, per provare a spiegarmi un po' meglio.

Fin tanto detto e scritto, continuo a non trovarci nulla di male, continua a sembrarmi una cosa ovvia, evidente ed innegabile. Credo in sincerità sia tutto abbastanza vero (almeno abbastanza). Il problema nasce se nasce solo dopo che la macchina l'ha fatta quella famosa foto, ossia quando ci si illuda di essere inventore o creatore di quella immagine. Tu hai ragione Emanuele, se la fai scegli il soggetto, la posizione di ripresa, il diaframma - il tempo (questi ultimi FORSE e sicuramente no se usi il telefonino), l'orario a cui scattare… è vero, ed anch'io ammetto che per farlo al meglio occorre una buona cultura, ma da qui a dire che la foto l'hai "fatta" tu… ne sei davvero sicuro? Ci potresti giurare sopra? Io credo che in quel momento non fai altro che assemblare e scegliere tra le tue foto possibili, quella che vuoi prendere.

Ed ancora in tutto questo io non ci vedo un'accezione negativa. Ci sguazzo mio malgrado dentro con il mio disagio espresso in apertura. A me questa cosa non mi sta bene e visto che non mi sta bene, cerco una via d'uscita. La mia via d'uscita è quello che ho scritto, che ha ripreso Pippo e ribadito Simone. Cerco conforto nelle idee, nella ricerca (formazione) di una poetica personale, in un sapermi guardare dentro e capire prima me stesso e poi il soggetto che scelgo. Avere un concetto, un'idea e crearci un progetto. Che ci posso fare è una deformazione congenita… Senza questi ingredienti, mi diverto, ma diverto e basta… Io cerco di più! Non so se lo troverò mai, ma lo cerco con tutto me stesso!

Se vuoi vado ancora oltre… Dal brodo culturale in cui viviamo siamo condizionati tutti noi, basta solo rendersene conto, accettarlo o no è un'altro discorso. L'Italia oggi è così com'è anche perché fotografi ed artisti sono stati un po' troppo condizionati da brodi culturali al quanto discutibili, ma tant'è… noi siamo fotoamatori e tali dobbiamo restare, però, il mio solito però riguarda forse me stesso… e quel che mi interessa è superare questo stato di disagio in cui mi trovo ormai da parecchio tempo!

Enzo Carli dice: "sono da tempo psicologicamente sfinito dalla vasta produzione di immagini banali, da dibattiti inconsistenti ed inconcludenti e più in generale dalla continua invasione di stereotipi visivi che incanalano e comprimono la fantasia. Per mia salvaguardia ho operato delle scelte, cominciando da tempo a sfoltire nell'immensa corrente di immagini nella direzione dei sentimenti. Non sempre le mie immagini sono emozionanti, a volte si limitano a registrare quello che altri hanno fatto prima, sta di fatto che sono irresistibilmente attratto da quella fotografia che mi permette di esplorare i miei stati d'animo e la conoscenza dell'apparato immaginifico per continue emozioni." (…)

Lui lo dice e lo fa, ma lui è Enzo Carli, io ci provo e forse senza grandi risultati, ma mi sento di dover provare!

Che ci posso fare?

Alberto

1° PS Non credo che la fotografia morirà mai, oltretutto è ancora troppo giovane e lo stato in cui sta (dopo due grandissimi stravolgimenti/rivoluzioni che ha vissuto) sarà a mio avviso esso stesso volano di nuova trasformazione…
2° PS Simone bello averti qui al nostro tavolo!
3° PS …ma che belle discussioni!
 
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Ultima Modifica: 2014/03/09 16:14 Da alb.o.
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