Intorno agli anni cinquanta
Lartigue inizia un lavoro attento e sistematico sul suo archivio e ritrova la sua vecchia auto numero 6, rivaluta il suo scatto per gli stessi motivi che quaranta’anni prima lo avevano potato a scartare la fotografia, che nel frattempo erano divenuti i canoni rappresentativi della velocità.
Da quel momento la foto della
Schneider n 6 divenne la foto preferita di
Lartigue che dichiarerà:
“gli insuccessi sono del tutto naturali. Servono da lezione. E’ per questo che bisogna conservare anche le fotografie che non ci soddisfano, pechè fra tre, cinque o dieci anni vi scopriremo magari qualcosa di ciò che un tempo avevano sperimentato”.
Nel 2000 la sua fotografia raggiunge il massimo della celebrità attraverso innumerevoli pubblicazioni rappresentative e celebrative della fotografia del XX secolo. Lo scarto di Lartigue si trasforma in una icona della fotografia.
Attraverso questo aneddoto, a mio avviso particolarmente illuminante, appaiono quindi dimostrate un paio di tesi. La prima è che la percezione dell’errore varia al variare del tempo, la seconda è che non esistono foto errate (per lo meno così sembrerebbe)! Possiamo dunque dormire sonni tranquilli?