Ognina, il porto, luogo di una bellezza sciupata e dimenticata dai catanesi. Ci passo spesso di mattina e lo trovo languidamente struggente.
Pensavo stamattina... la sua bellezza, con l'Etna che si profila all'orizzonte, è testimoniata dalle migliaia di foto fatte da turisti, passanti, fotografi e nostalgici vari. Tutte simili, per non dire uguali.
E pensano, ci deve essere il modo di narrare Ognina in modo diverso.
Questo pensiero mi ha riportato all'errore fotografico di Alberto.
I vari Mulas, Moholy-Nagy, etc hanno trattato, studiato l'errore, perché lo hanno fatto? Non certo per il gusto di fare foto sbagliate fine a se stesso. Ma per testare il mezzo, per spingerlo al limite. Così come il pilota pigia sull'acceleratore non per cercare l'incidente, ma per capire fino a che punto può spingere la macchina.
In fondo, una conferma a miei precedenti pensieri. Usiamo la macchina fotografica seguendo delle rigide regole imposte (dai corsi, dai manuali, dall'esperienza, dal programma automatico, che si fa prima). Le regole ci danno la garanzia, la ciambella di salvataggio psicologica, di non fallire. Ma allo stesso tempo ci rendono pigri, prigionieri di quegli standard e ci portano a realizzare indagini sempre uguali. Un po', per rifarci all'esempio della macchina, come se i piloti di formula 1 andassero tutti in fila a 130 km orari, avrebbero sì, la certezza di arrivare tutti a fine gara... ma sai che spettacolo!
Allora testare il limite del mezzo può essere utile, a capire fino a che punto si può accelerare, quando possiamo lasciarci andare fino al limite è quando, invece, è meglio frenare.
Quando possiamo derogare dalle regole e perché.
Serve a farci capire che può esistere un modo diverso di rappresentare il reale e in quali casi può essere usato.
Serve a farci pensare a ciò che vogliamo realizzare e perché.
Serve a farci prendere coscienza di ciò che facciamo.
Serve, ancora, a farci scoprire che usi diversi, dello stesso mezzo, portano a risultati assolutamente diversi e, ancora, quale impressione generano, sullo spettatore, questi diversi risultati. Ad esempio le immagini poco distinte, spesso generano una interiorizzazione personale legata al subconscio dello spettatore (sul tipo delle macchie di Rorschach per intenderci) e conseguentemente impressioni ed emozioni soggettive e a volte molti potenti, ma varianti da individuo a individuo. Non sempre sono gradite, non sempre da scartare, dipende da cosa vogliamo esprimere, comunicare.
In ogni caso esistono un numero non infinito, ma consistente di varianze, esploriamole e impariamo a "guidare" il nostro mezzo, non potrà che farci bene.
Alla prossima
Emanuele