CONVERSAZIONE IN MONTEDORO
Abbiamo conversato con la luce, con il grano, con gli agnelli… abbiamo conversato con la solitudine, con la vecchiaia, con la fatica… abbiamo conversato con le stagioni e con la speranza… e scambiando parole e sguardi siamo diventati ricchi… e non sappiamo più se noi abbiamo fotografato Montedoro o Montedoro ha fotografato noi.
(Pippo Pappalardo)
Questa frase fu “incipit” del tutto, del continuo impegnarsi, progredite, scoprire e… mai la fine. Scritta nel 1997 da Pippo Pappalardo, si ripresenta mercoledì scorso 24/05/2023, qualche annetto è passato, ma l’amico Giacomo Adamo l’ha riportata in auge e a nuovo vigore.
A casa di Pippo, seduti attorno ad una tavola rotonda (non quella di Re Artù) mi ritrovo tra le mani un libro fotografico composto con le foto che, il Gruppo Fotografico Prometeo, nel ’97, realizzò in quel di Montedoro (CL). Tutti noi, a suo tempo, siamo stati lì parecchie volte a fotografare le stagioni, le feste, i luoghi, gli eventi, le persone e i personaggi, tutto rigorosamente in analogico e in Dia. Ne venne fuori un Diaporama, una mostra, un calendario, una videocassetta e altro ancora.
-Prima botta: Giacomo mi consegna una scatola e dice… ”questo è per te”… e non è una ricetta medica.
-Seconda botta: apro la scatola e mi ritrovo un libro dal titolo “Conversazione in Montedoro” con in copertina una foto per noi iconica.
-Terza botta: giro la prima di copertina e mi ritrovo una dedica …”a ricordo dei momenti fotografici più entusiasmanti trascorsi insieme”…e visto che lui è stato anche il mio medico mi posso permettere anche la…
-Quarta botta: inizio a sfogliare e mi ritrovo stampate le foto che abbiamo scattato in quella esperienza collettiva.
Giacomo Adamo ha realizzato un lavoro immane. Ha scansionato e lavorato in PP centinaia di Dia, ripulite, ritoccate dove la polvere e i segni del tempo lo richiedevano, ordinate, impaginate, ha inserito i testi, l’indice con i nomi dei fotografi e le foto di ognuno contenute nel libro.
Chiedo perdono, chiamarlo libro fotografico e quantomeno improprio e ingiusto. È “Conversazione in Montedoro”, un atto di fede, di amore, uno spaccato di vita collettiva indimenticabile, di tante riunioni, di tante nottate, di tante mostre, di tante serate con proiezioni di Diaporami e di tanto altro ancora. Non basterebbe un intero libro per ringraziarti di quanto hai realizzato e per come lo hai realizzato, e per il tempo, l’impegno e la dedizione che traspare evidente di e per quanto hai fatto.
E quindi, passate le 4 botte, che il mio organo cardiaco è riuscito a malapena a reggere, stamattina ho poggiato “Conversazione in Montedoro” sul tavolo e… ho preso il cellulare, si lo smarthphone, così d’impulso e senza pensarci neanche una volta ho fatto qualche scatto. Si, scatti delle pagine, della carta con la sensazione del suo odore, del ricordo che riaffiora e che si può sempre… sfogliare.
Angelo Consoli
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