Una mattina di settembre di qualche anno fa ricevo la visita dell’allora Presidente pro-tempore Salvo Canuti. Chiacchieriamo in libertà circa il modo più allettante per coinvolgere responsabilmente i soci nell’organizzazione delle attività acaffine. Gli lancio l’idea delle serate “a colori”, un modo immediato per ripartire il lavoro associativo, consentendo ai singoli soci di emergere, per se e per gli altri, con un contributo materiale effettivo e estremamente utile. Canuti raccoglieva il suggerimento, lo passava al nostro esecutivo che da anni lo utilizza come schema della nostra vita associativa. Settimana dopo settimana, abbiamo visto, infatti, avvicendarsi nella costruzione delle serate, le migliori volontà associative che con generosità e competenza hanno in libertà proposto suggerimenti e incontri per promuovere la vitalità del gruppo. Ieri sera il carissimo Cosimo Di Guardo, vigile quanto generoso custode dello spirito acaffino, ha fatto ancora un passo avanti. Serenamente e fiduciosamente ha delegato al nostro Nastasi ing. Giuseppe, il proprio ruolo di “apertura verso la fotografia non acaffina”
lanciando un messaggio di rinnovamento e di nuove responsabilità. Un passaggio di testimone. A lui e all’amico Nastasi vanno i ringraziamenti più riconoscenti per ciò che hanno fatto, per ciò che fanno, per ciò che faranno.
E il passaggio di consegna ha avuto il volto nuovo dell’incontro con Emilio Messina, docente di fotografia presso la “MADE” di Siracusa, appassionato naturalista, talentoso guardiano fotografico della vicenda etnea (e non solo) della quale si è confermato raffinato cultore, quanto sincero innamorato.
Sappiamo che non c’è immagine della Sicilia che, direttamente o indirettamente, non coinvolga il vulcano. Ieri sera, grazie al Nostro, le siamo stati addosso, addosso al suo respiro, al suo bisogno di manifestarsi, alla sua disponibilità a farsi conoscere. Il nostro non è solo un fotografo etneo, ma anche un abitante del suo territorio che vive con geologi, vulcanologi e quanti altri, condividendo la sua attenzione fatta di scoperte tecnicamente preziose e messaggi di pura contemplazione.
Lo precede una tradizione che da Sommer in poi si è intrattenuta visivamente con il vulcano cercando di costruire un percorso fotografico che uguagliasse quello letterario e poetico. In associazione vantiamo illustri cultori “da muntagna” (cito Ciccio Barbera per tutti) ma abbiamo studiato, e ci sono stati vicini, valenti fotografi che con pochi strumenti tecnici ma con tanta volontà hanno “rubato” alla vulcanessa la sua immagine (Cirino Sambataro per tutti). La storia della fotografia, peraltro, ci riporta allo strepitoso Enzo Sellerio de “i paesi dell’Etna”, al compianto Eugenio Zinna e al suo “Aitna”, e l’elenco sarebbe infinito e, purtroppo intessuto di tristi ricordi.
Ieri sera, la proposta e la rassegna si è fatta giovane, fresca, documentatissima, fi
ogicamente pregevole, esegeticamente strepitosa, tale da farci rivedere una personale concezione del nostro vulcano che si è rivelata invecchiata e forse stereotipata,
Ancora una volta, passione, studio, competenza, avventura si sono rivelati ingredienti necessari, Ma, consentitemi, impagabile è stato il garbo, la simpatia, la competenza, con la quale il nostro amico ci ha presentato la sua “amica” (la montagna o la fotografia? Il dilemma rimane).
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