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Re:ELena Givone: martedì light (1 in linea) (1) Visitatore
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Discussione: Re:ELena Givone: martedì light
#10536
PipPap (Utente)
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Re:ELena Givone: martedì light 3 Anni, 11 Mesi fa Karma: 9  
La porta.

(a proposito di Elena Givone)


Voglio aprire questa nota proponendovi la fotografia di una grandissima fotografa scomparsa tanto tempo fa, Imogene Cunningham.
È il ritratto acefalo di una giovane donna il cui corpo va “informandosi” sul nuovo evento che l’attende. Tutto vi appare caricaturale: i capezzoli sembrano turaccioli, ventose, quasi dei mozziconi di sigaretta, l'ombelico si è dissolto,la “linea nigra” appre come un meridiano su un mappamondo; perfino un naturalissimo vello pubico appare eccessivo.
Non c’è il volto. Risolutamente la fotografa lo sottrae alla sua rappresentazione ed alla nostra fantasia rimandandoci sommessamente ad un elemento architettonico che diventa l’architrave di tutta l’immagine e cioè una semplice, umile, dignitosissima “porta”.
Una porta che, per l’accostamento, si riempie di nuovi significati, di simboli, di allegorie, di messaggi ma che, alla fine di tutto, rimane pur sempre una porta, una semplice, utile, strumentale porta la cui presenza da significato all’immagine e l’accompagna nella nostra comprensione e condivisione.

Così nelle immagini formulate da Elena Givone, e raccolte per noi, nlle sue peregrinazioni intorno al mondo. Intuite, prima ancora che raccolte, dalla sua sensibilità; e organizzate dal suo occhio in un ordine dove la visione della vicenda reale (un carcere minorile, una favela, un ospedale) mantiene attivo il lato più umano e, quindi, la salvezza del bisogno di guardarsi negli occhi.

Ma anche guardarsi negli occhi può apparire talvolta sconfortante.
Allora la nostra fotografa, accorgendosi che l’impatto emotivo può distruggere l’esperienza buona dell’incontro, traspone quest’ultima nella dimensione del gioco, del “to play” e all’improvviso ogni suo fotogramma è lo incipit di un’affabulazione senza parole dove il nostro essere infans (non parlanti) si trasforma in sogno, forse in irrealtà, in nuova dimensione, di certo in un’immagine “nuova”.

Se questo è il climax dell’operazione fotografica, le “cose” che si accompagnano ai protagonisti delle impressioni visive si rivelano strumentali quanto opportune simbologie, allegorie, strutture retoriche che fanno parte dell’immaginario più personale della fotografa ma che lei mette volentieri in gioco per raggiungere una comunione. Sono appunto cose con una loro causa e non meri oggetti catturati dall’obiettivo.
Di cosa parlo? Di piccole cose: una matrioska, un pastello, un gufetto portafortuna, e poi, più forti, una lampada fiabesca, un tappeto, leggero leggero, con i quali interagire, sognare, diventare altro.
E noi siamo con Lei in questa leggera didattica dialettica, intrisa di sogni e di agnizioni, consapevoli ormai che le migliaia di nodi di quei tappeti non basteranno a soffocare il rinvenimento di un sorriso.
E a quel genio o a quella bimba racchiusa nella lampada o nel ventre chiederemo, sempre, di rispondere al nostro sguardo.
 
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Ultima Modifica: 2020/06/26 11:16 Da PipPap.
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ELena Givone: martedì light
PipPap 2020/06/22 10:15
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PipPap 2020/06/24 09:49
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