Scena: triage montato dinanzi l’ospedale civico cittadino.
Ore O1, OO.
L’ambiente è poco illuminato; sembra l’anticamera di un ambulatorio radiografico, una sorta di camera oscura.
Si avvicinano alcuni operatori sanitari. Indossano le mascherine regolamentari. Si scorgono solo i loro occhi (sembrano tutti belli) e si sentono solo le loro voci (dolcissime!). Le luci ambientali assomigliano a una scenografia onirica- teatrale: ci sono spot, banks, ombrellini (?), pannelli. Inizia il dialogo.
- Che cosa avverte?
- Nervosismo, ansia, desiderio di dormire e di sognare, sognare. E poi, volontà di oltrepassare i limiti del tempo e dello spazio e, contemporaneamente, un desiderio fortissimo di rimanere legato allo spazio in cui vivo e al tempo che ho appena vissuto.
- Ha fumato qualcosa di strano?
- Mai fumato in vita mia.
- Chiamiamo la dott.ssa Kleine Spargel?
- Una tedesca?
- No, di tedesco ha solo il colore dei capelli.
Giunge, intanto, la dottoressa in questione, la quale, guarda il nuovo arrivato e. immediatamente, esclama: “Un evidente caso di ANAFite; credo che ne seguiranno altri”.
- “ANAFite? E che razza d’infiammazione sarebbe? E poi, di quale organo?” esclamano i suoi colleghi.
- Chiedetelo all’interessato.
Curiosi, tutti pendono dalle sue labbra (si fa per dire)
- Assumevo, ogni martedì, in dosi non proprio omeopatiche, alcune fiale di ANAFtòlo. In queste settimane sono scomparse dalle farmacie cittadine e non so che fare.
- Ha provato dalle parti di Via Pola?
- Proprio là mi rifornivo: il Presidente, tale Turi Bianchi Pelati, un farmacista che si fa suggerire, si figuri, da un Barbiere suo amico, cosa deve consigliare ai clienti, mi ha detto di attendere e pazientare. Loro sono tutte brave persone, e mi fido, ma io, adesso, sono qui da lei.
La dottoressa l’ha ascoltato sorridendo. Poi esclama:
- Deve resistere. Questi sintomi non scompariranno facilmente. Se segue i miei consigli, forse, vedrà qualche risultato.
- Cosa dovrei fare?
- Appena si ripresentano i primi segnali, si chiuda in bagno, al buio, s’immerga nudo nella vasca e scuota energicamente il suo corpo nel liquido di sviluppo.
- Sviluppo? A sessantasette anni?
- No, a temperatura controllata. Poi si asciughi delicatamente e si faccia un minuzioso quanto tonificante fissaggio; in farmacia troverà pronte, in confezioni non mutuabili, delle ottime soluzioni come i flaconi Bellini, Ilford: vanno bene tutte. Non le disperda perché i contenuti sono riutilizzabili. Le raccomando, rispetti i tempi segnati nelle istruzioni. Non deve essere un bagno turco, né una sauna, ma ci somiglia. Poi, si faccia una doccia . E aspetti.
- Bagno, doccia, mi verranno i reumatismi.
- Faccia la persona seria, una volta tanto.
- Mi conosce?
- Stia attento e non si distragga. Le raccomando: il suo corpo non deve profumare di aceto se no, vuol dire che, nel procedimento, qualcosa le è rimasto appiccicato. Poi, si asciughi, si sdrai, e si faccia una lampada.
- Mi devo abbronzare?
- Tutt'altro. Deve venir fuori la sua forma, la sua figura, la sua persona, insomma la sua immagine, magari liberata da quei sintomi inquietanti.
- Seguirò le sue istruzioni e i suoi consigli: che Santa Veronica mi assista!
Intanto i colleghi stupefatti, chiedono:
- Dottoressa, che Codice indichiamo sul registro del Pronto Soccorso?
- Scrivete pure bianco-nero. E rimandatelo a casa, a piedi; prescrivetegli digiuno per qualche giorno. La sua immagine ne guadagnerà.
Poi, avevo sete. Mi sono svegliato, e sono uscito dall’incubo.
Incubo? Via, ci stavo prendendo gusto.
E voi?
Sia resa lode a tutti gli operatori sanitari che abbiamo conosciuto in ACAF. Sono tanti e sognano con noi.
N.B.: Chiedo scusa ai soci affettuosamente presi in giro.
Pippo Pappalardo
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