Alla faccia della serata “babba”!!!
Vi confesso, cari amici, che personalmente non ricordo una serata trascorsa con tanto diletto, serenità e profitto. E il merito è tutto vostro che avete reso il mio contributo didattico assolutamente comprensibile e piacevole.
Intendevo verificare con voi l’empatia tra il vostro personale pensiero ed il cosa, il come e il perché di una immagine fotografica. Avevo sperimentato questo metodo altre volte ma ieri sera – complice un numero di presenti più ridotto del solito ma sicuramente motivato – abbiamo tirato fuori, fidandoci del nostro “cervello-cuore-mente” tante piccole-grandi verità che, poi, confrontate tra noi si sono rivelate i mattoncini con cui andiamo costruendo la nostra cultura fotografica.
L’estemporaneità con la quale abbiamo caratterizzato la serata, non si è concretizzata solo nell’espressioni che abbiamo scovato e che sono emerse ingenuamente all’esterno ma anche in indecifrati suoni, reazioni di sdegno, pietà, ammirazione, sorpresa, scoperta, stupore. Roba che abbiamo preso in considerazione perché in forma leggera “babba” dicevano moltissimo circa il nostro stato d’animo, circa il nostro atteggiamento intellettivo.
Vado a memoria nonostante abbia preso molti appunti: i contatti con l’immagine (solo due parole da esprimere rispetto la constatazione visiva) dapprima si sono evidenziati per una loro percezione generica, totalizzante, seppur preziosa; successivamente – forse perché il gioco è stato gradito – le reazioni sono state più selezionate, appropriate, interessanti per tutti i presenti, forse perché cercate non solo dentro l’immagine ma, probabilmente, dentro noi stessi.
Ed ho provato una gioia immensa nel constatare la volontà di connettere il proprio personale pensiero, la propria impressione, la propria emozione (financo la paura) con l’evidenza, ormai lontana, di un immagine di cui non si è stati autori, distante nel tempo e nella sua concezione. Il gruppo, in pratica s’impossessava della sequenza proposta e ne diventava il suo autore.
Ho sempre insistito sulla necessità, in fotografia, di “trovare le parole per dirlo” (difficoltà sempre sperimentata da ogni innamorato). Abbiamo però scoperto che, in gruppo, questa difficoltà si può facilmente superare specialmente quando “trovate le parole” si conclude in dolcezza di pasticcini e di dessert.
Dolcezze offerte da tutti voi per “ricordarmi” (che significa portare al cuore) i miei settant’anni. Ma ieri sera non ho detto, mi sembra, più “pappalardate” del solito e non mi sono impallato mai, Allora c’è speranza? Alla prossima.
|