Un profondo postulato, filosofico e sapienziale, unisce indubbiamente quanto elaborato dal pensiero essenico racchiuso nei manoscritti di Qumram con la vivacità della riflessione contemporanea elaborata dalla new age (Gregg Braden). E la riflessione è questa: per ritrovare il giusto equilibrio, per non confonderci tra i tanti pensieri che ascoltiamo intorno a noi, per trovare una ragionevole direzione e, quindi, un senso per il nostro cammino, proviamo a partire dalla nostra presenza nel mondo; e questa presenza impariamo a riconoscerla vedendola negli occhi degli altri.
Questo pensiero attraversa la storia dell’umanità. Ieri sera l’ho cercata nei grandi maestri del pensiero umano (Socrate, Gesù Cristo, l’induismo) che ne hanno fatto il fondamento della loro speculazione, e non solo intellettuale), Ho suggerito, pure, l’analisi del mito di Narciso (Ovidio, Pausania) per ricordare come il giovinetto anneghi non perché innamorato di se stesso, ma perché non riconosce più se stesso.
Ed ecco allora la proposta immaginifica della nostra Tiziana Sparacino, che non ci stupisce più per la costante volontà di comunicarci il suo sentire e, quindi, rapportarsi con tutti i suoi compagni di avventura e di poesia.
Cosa ci racconta Tiziana? Che l’umano è al centro delle esperienze che si possono provare in questo pianeta, ma che questa umanità ha detto pure (v. Copernico, Darwin, Freud, Nietzsche) che non può presumere sempre di avere esaurito la ricerca della sua identità. Infatti: “non abbiamo ancora compreso da dove partiamo né dove stiamo andando; sappiamo solo che, drammaticamente, sperimentiamo il nostro camminare”.
Ed allora, per incontrare “noi stessi” (magari leggendo questo libro) riprendiamo il cammino, restiamo sulla “strada”, guardiamoci nei riflessi, anche negli specchi, anche dentro le ombre. Camminando incontriamo, ci incontriamo, ci rivediamo, ci rispettiamo; serenamente ci rispettiamo e accogliamo anche gli altri esseri animati che ci stanno accanto; esseri che sono fioriti in un parco, su un “muro”, o muniti di quattro zampe. Uno di loro, proveniente da Londra, ieri sera ha strappato un altro sorriso alla mia nipotina. Lei, mia nipote – un anno - sorride al nuovo gioco che verrà. Non sa quanta storia c’è dietro quel gesto gentile. Sa, però, che potrà stare dentro un istante della fotografia di Tiziana, dentro un suo attimo, dentro quel ritaglio di eternità nascosto da qualche parte dentro di noi e, reciprocamente, riflesso dentro Franca, Umberto, la mia e la sua Elena. E se non sapete chi sono, non importa: vi basti sapere che sono luci che rischiarano il “nostro” buio.
P.S: per la cronaca si sappia che la “vernice” del libro di Tiziana, “Lo
, see and feel yourself …”, ieri sera, realizzata presso la Central Color – Catania. di Elena Guagenti (una coautrice? sicuramente una competente e professionale presenza oltre che una generosa accoglienza), la “vernice” dicevamo, ha avuto una straripante presenza di persone appassionate di fotografia, e non solo, che ci fa ben sperare per i giorni futuri. Di sicuro la testimonianza lasciata da tanta partecipazione è dovuta alla prestigiosa presenza dell’amico Antonio Manta che, discretamente, con rigore, onestà e diligenza va svolgendo un’efficacia azione didattica e culturale su tutto il territorio nazionale provocando i fotografi nascosti dentro un tempo ed un spazio che interpellano la loro visione. Alla sua persona va il primo segno di gratitudine.