“Migrantes”, fotografie di Vincenzo Leonardi.
presso Palazzo della cultura, comune di Catania Via Vittorio Emanuele II°.
Un’ora fa ero a Palazzo Platamone, all’inaugurazione della mostra “Migrantes” di Vincenzo Leonardi. C’erano gli amici comuni Massimo Pantano, Damiano Schinocca, Parrinello, ed altri ancora.
Guardavamo la fotocronaca di un avvenimento che ci ha interessato (come siciliani) tutto l’anno 2011, ovvero lo sbarco dei profughi in quel di Lampedusa letteralmente travolta dalle numerose presenze, con tutti i disagi e le difficoltà di circostanza per i benedetti abitanti.
Il nostro amico, ha lungamente soggiornato nell’isola ed ha raccolto migliaia di scatti, ed adesso, in maniera esemplare e rigorosa, ne ha esposti meno di una quarantina come offerta di momenti di grande esperienza e di grande conoscenza e li sottopone a tutti noi.
Sono immagini di taglio documentativo, laddove il documento, o meglio la voglia di documentare, non si risolve in sé stessa ma in desiderio di comunicare, enunciare, condividere, farsi attenzione anche di quelle contraddizioni e difficoltà che possono urtarci.
Il reportage è esaustivo: passa dagli sguardi, allarga sui volti, coglie insieme i gruppi e i loro comportamenti, si confronta sui luoghi, e raccoglie anche il cielo, il mare e la linea d’orizzonte.
In questi campi visivi sa trovare i simboli delle istituzioni, delle religioni, ma anche i segnali di allarme, di disperazione , di aiuto.
Nonostante l’alto impatto emotivo, l’autore rimane un fotografo assai sorvegliato e mantiene ferma l’attenzione sulla composizione, assai equilibrata, e sul reperimento dei gesti e dei segnali di maggior valenza psicologica e sociale.
In tal senso privilegia l’esplosione di luce e di colore, quando si rivela strumentale al risultato da raggiungere, e individua nella silhouette la raffigurazione più discreta e pudica.
Mirabile il contrappunto di rimandi e di allusioni visive ed allegoriche che in questo clima natalizio penetrano nel sentimento dei visitatori. Ma nell’opera poposta non c’è alcuna volontà di utilizzare la chiave retorica: basta, ed avanza, l’intelligenza della fotografia.
“Lasciate una traccia della vostra presenza, nei prossimi giorni ” (Pippo Pappalardo)
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