ACAF - Associazione Catanese Amatori Fotografia

 
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Fuori dalla caverna, dentro ad una grotta. PDF Stampa E-mail

di Pippo Pappalardo

 

A voi, amici, che leggete questa home page, voglio ricordare, qualora ce ne fosse bisogno che Dicembre è arrivato da tempo ed anche questo anno, il 2009, se ne va.

E’ il momento di fare bilanci? Via, quello degli acaffini è ampiamente positivo e siamo in credito anche con la buona sorte. In ogni caso quel che è stato fatto è stato fatto e quel che eventualmente resta da fare lo faremo nell’anno nuovo.

E’ importante, però, capire cosa veramente abbiamo fatto di buono, di nuovo, perché è’ necessario capire dove sta la crescita della famiglia ACAF.

Tante volte, invero, abbiamo parlato di lei come di una famiglia, ma anche come di un movimento d’idee fotografiche e, da ultimo, come di un’officina dove proporre la “revisione del nostro sguardo”,il tagliando da spendere per rimettere a fuoco la giusta prospettivanella quale far convergere gli occhi, il cervello ed il cuore.

Ed allora dobbiamo guardare, con tenerezza ed orgoglio, ai prodotti di quest’officina, di questo laboratorio: non solo ai suoi manufatti, ovvero il sito web, la rivista-notiziario, gli audiovisivi, gli incontri settimanali, le mostre, i singoli fotogrammi che abbiamo realizzato, ma anche alla qualità delle idee, alla novità delle proposte.

E, quindi, all’onestà del nostro sguardo, alla pulizia del nostro vedere, alla serietà del nostro impegno.

 

             

Ma la Storia intorno a noi continua, purtroppo, a disorientarci ed i vecchi criteri che adoperavamo per capirla non sembrano più sufficienti.

Dobbiamo, pertanto, richiudere ancora gli occhi ed aprirli solo quando avremo trovato una buona luce. Anche perché siamo consapevoli che la Buona Immagine è ancora capace di penetrare dentro gli animi e parlare agli uomini di buona volontà.

Umilmente, allora, fuori dalle mode, dai virtuosismi tecnici, dalla vanità di possesso dell’ultima reflex, torniamo alle  origini, all’era non dell’Acquarius ma del Penninello, ovvero a quel desiderio di pochi, felicemente pochi, che si sono stretti insieme perché scontenti della solita fotografia; a quel desiderio di diventare dei cavalieri dell’immaginario e motivare con la storia personale la necessità del loro fotografare; a quel desiderio di ricerca, di verifica, di confronto e di dialogo che oggi rende l’ultimo amico, l’ultimo socio, il privilegiato destinatario di una nuova storia tutta da inventare e, insieme, raccontare.

 

Nel mito di Platone, uomini incatenati dentro la caverna e con la schiena rivolta all’uscio vedevano riflesse sulla parete davanti ai loro occhi le ombre del mondo esterno, e scambiando le ombre col mondo reale, si accontentavano di un’idea del vero, del buono e del bello, formulata sulla base della loro limitata esperienza.

Noi, in questi anni, ed in questo mese, proviamo, invece, ad entrare nella grotta dove potremmo incontrare uomini in cerca di uomini, e, con questi uomini, le loro donne, che magari hanno da poco partorito un bambino che adesso piange per il freddo e la fame e che, come la luce dentro i nostri obiettivi fotografici, altro non chiede che di essere accolto.

C’è capitata, ci capiterà ancora quest’occasione? E dov’è, dove sarà, la sua buona rappresentazione fotografica?

La risposta è racchiusa nel nostro augurio di Buon Anno.

                                                                                                          

                                                                                               
 
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