Quasi un controcanto (senza polemica) |
di Pippo Pappalardo
Cerco l’estate tutto l’anno/ ed all’improvviso eccola qua…… La vicina di casa soffre della malattia Alzheimer, la sua casa è vuota e tu non sai neanche dov’è ricoverata; dalla sua abitazione non giungono rumori, odori, segnali di presenze, che solo per te erano divenuti storici; c’è solo il silenzio che non vuoi fotografare perché speri di vedere ritornare tutto come prima. La vecchia carrozzeria si è trasferita in periferia poiché i vicini non gradivano i rumori e il puzzo delle vernici e tu non sai più dove chiedere, con un sorriso, un cacciavite o una lima. Il grande ospizio dei vecchietti da tempo è vuoto e l’ombra dei grandi alberi, che chiamavi col nome dei castelli e dei vascelli della tua fantasia, non rinfresca i pochi vecchi che gli preferiscono l’aria condizionata del supermarket. I rarii passanti, intanto, non si stupiscono del tuo treppiedi: pensano che sei un turista, un emigrante che vuole portarsi dietro un ricordo del quartiere, un geometra. Nessun bimbo curioso t’importuna, nessuno si ferma a fare a domande. La strada, la piazza, la città è tua ma tu non sai interloquire. Non sai confrontarti con lei, non riesci a dialogare, non ne afferri le inquietanti presenze di cui hai scritto tanto in svariate circostanze. La città è povera e tu non lo comprendi. Ed allora? Dove sono i tuoi Atget, Strand, Ghirri e compagnia bella? Dov’è il magico momento che ti svela come questa città sia una tua creatura? Al momento della prova tutto il tuo sproloquiare si è dileguato. Una bella ragazza, intanto, esce da un portoncino, mi saluta confidenzialmente ma la mia risposta le fa comprendere che non l’ho riconosciuta. ”Sono una compagna di scuola di suo figlio”, mi spiega con un sorriso che radiografa tutta la mia vecchiaia. Poi, incuriosita, mi chiede il perché della presenza della mia apparecchiatura fotografica. Ed io, di rimando, riprendo per filo e per segno, con tutta la passione che mi riscopro, i discorsi di questi anni, e ritrovo il bisogno di guardare la mia città, di restituirle quell’anima che avevo imprigionato, che non avevo provato a cercare dentro la luce misteriosa di una camera oscura, e che trovo finalmente in questa giornata d’estate, nelle note di questo” pomeriggio troppo lungo”, “forse dentro una fotografia, lontani dal mare, con solo un geranio ed un balcone”. La fresca carezza di una domanda, a volte….. Pippo Pappalardo |
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