Bianco e nero o colore? di Emanuele Canino |
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In queste giornate di caldo estivo a volte la mente vacilla e porta a fare pensieri oziosi e forse paranoici...
Mi capita sovente scorrendo la galleria o guardando altri siti di
trovare questa domanda: “Potrei vedere la stessa immagine in bianco e
nero (o a colori, a seconda dei casi)?”
Partendo dal principio che oggi, in digitale, tecnologia questa usata
dalla maggior parte dei fotoamatori a parte qualche rara eccezione, la
fotografia nasce a colori: cosa porta un fotografo a elaborare la sua
foto in bianco e nero? Perché priviamo un’immagine dei colori e in cosa
differisce il bianco e nero dal colore dal punto di vista espressivo?
A parte le scelte puramente estetiche: “questa immagine mi piaceva di
più in bianco e nero!”. Cosa porta ad una scelta che in parte ha fatto
il suo tempo? Nel senso che il bianco e nero digitale non è lo stesso di
quello analogico: spesso ipernitido o ipercontrastato, non presenta la
stessa morbidezza e resa dei toni della vecchia pellicola, che
soprattutto implicava una scelta irreversibile a priori. A parte questo
cosa ci porta a privare l’immagine di una sua componente espressiva
tanto forte e soprattutto perché?
Certo c’è nella nostra memoria visiva storica un vissuto bianco-nerista
(mi sia passato il termine), un tempo obbligato, costellato di
capolavori che ha lasciato un marchio indelebile nella formazione
estetica di ciascuno di noi. Ma è solo un tentativo di imitare?
Si cerca solo una valenza estetica o c’è dietro una ricerca espressiva meditata a priori?
A volte la scelta sembra dipendere dal caso: questa viene meglio se
lascio il colore, questa se lo tolgo e così via. Al punto che poi si
vedono serie fotografiche o presentazioni o anche diaporami a contenuto
misto: quella si, l’altra no…
Vista in quest’ottica la scelta è un po’ puerile e tutto sommato
semplicistica, concettualmente poco valida, un po’ come scattare sempre
in program. Un lasciar fare al caso, pigramente lasciato a un sovvenire
non meditato e inaspettato che non depone bene per chi lo propone.
Meglio i casi in cui la scelta è a monte, programmata, o anche a posteriori motivata da esigenze espressive.
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