ACAF - Associazione Catanese Amatori Fotografia

 
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A proposito d'ordine ed armonia PDF Stampa E-mail

di Pippo Pappalardo

Continuo ad acquistare libri, antologie e saggi fotografici.  A volte, lo confesso, incappo in scemenze e vanità.  Poi, mi fermo; magari rileggo vecchi fascicoli impolverati, qualche volume che non sospettavo di possedere e scopro improvvisamente il richiamo alle cose essenziali, utili e necessarie.
Così è stato con un volumetto dedicato all’americano Dennis Stock che mi ha regalato questa piccola grande riflessione che qui trascrivo: “Quelli di noi che conoscono il piacere dell’inquadratura, sanno che il nostro scopo è di opporci al caos. Cerchiamo, quindi, di organizzare le cose: ci preoccupa l’ordine per scoprire dov’è l’armonia”.

Niente di nuovo, per carità. Ma il fatto che questa semplice considerazione mi sia rimasta dentro per molti giorni, provocandone altre e pretendendone altre, mi certifica in qualche modo della sua bontà e della sua verità.
Dapprima, devo ammetterlo, mi ha dato un certo fastidio quel preoccupato bisogno di ordine e di organizzazione.  Poi, mi son ricordato di quelli che tra noi conoscono il piacere dell’inquadratura ed ho avvertito (in quella riflessione)  un appello per chi non ha ancora compreso quanto sia opportuno soffermarsi sulla selezione della visione, sul piacere che vien fuori dalla nuova conoscenza, sul dramma che questa nuova conoscenza crea e sull’umana ricchezza che ne conclude, quasi come un regalo, l’esperienza. E, in quest’ordine tanto cercato, scoprire, poi, sensi, relazioni, significati e riconoscere, leggendole nella rappresentazione fotografica, le nuove armonie create per noi in un tempo lontano e remoto, o volute da noi per il qui ed ora, magari in attesa delle nuove armonie dei giorni venturi. 


D’accordo, cose vecchie e risapute, che, però, continuano a suscitarmi “cose belle” e m’invitano a restare fedele a questa luce, cercata, incontrata ed accolta, che attende la mia scelta compositiva per esprimersi in comunione, per rappresentare in espressività.
I nuovi strumenti fotografici purtroppo organizzano a priori la nostra pigrizia emotiva accontentando rapidamente i sensi che sono in attesa di un risultato. Tanta modernità non ci ha sottratto però il nostro arbitrio compositivo. E meno male, perché sta tutta in questa libertà la nostra visione vera, quella cercata e voluta.
Ci pensavo l’altra sera, quando, seguendo il filmato di Branzi, mi ha sorpreso la sorridente reazione rivolta alla semplicità compositiva che il fotografo efficacemente spiegava riferendosi ad una sua celebre immagine.
Sì, è vero, tante cose scompaiono ma ciò che vogliamo che venga fuori, l’idea, l’emozione, la sua stessa radice, ebbene questa rimane, di là dal documento, di là dall’evento, del suo aspetto lirico o drammatico e di là del medesimo contributo in termini artistici.
E’ proprio ciò che rimane che ci permettere di riprendere l’ordinata riflessione e ci conduce, anche momentaneamente, all’armonia. E tanto ha sempre a che fare con una scelta, un’espressione di volontà, di libertà, di …. composizione.
 
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