ACAF - Associazione Catanese Amatori Fotografia

 
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Un fotografo di nome Stanley PDF Stampa E-mail

di Salvatore Giglio

600full-stanley-kubrick.jpgSe dovesse atterrare un alieno nel giardino di casa mia e mi dovesse domandare cos’è l’arte, non gli direi nulla: lo porterei davanti alla televisione e gli mostrerei un film di Stanley Kubrick.
Non mi piace di solito fare paragoni, stilare classifiche o esaltare in maniera spropositata, ma non penso di allontanarmi tanto dalla realtà dicendo che ho citato forse il più grande regista di tutti i tempi. Dei suoi film colpisce la capacità di svariare all’interno dei generi e, in ognuno di essi, piazzare un capolavoro: la vita e l’esistenza in 2001 Odissea nello spazio, il dramma e il grottesco in Arancia Meccanica oppure l’elegante rappresentazione del mondo fantasmatico in Shining.

Una delle tante cose, forse quella più nota, per cui ha cambiato il modo di fare cinema, anche di chi è venuto dopo di lui, è stata l’introduzione di musiche all’interno del film non più con scopo prettamente “decorativo” ma con intento narrativo.

Certamente le opere di Strauss e Rossini che accompagnano le sequenze di Kubrick hanno reso leggendari i suoi film.

Ma Kubrick prima di diventare regista è stato un fotografo professionista, iniziando l’attività di fotoreporter a soli diciassette anni; forse fu in quel periodo che il Maestro imparò la cura maniacale del dettaglio e l’estetica dell’immagine.

Ma è un altro film, Barry Lindon (1975), che rivela una serie di aneddoti che legano il regista, il Cinema e la Fotografia.

Per le riprese di questo film, ambientato nel ‘700, Kubrick decise di utilizzare quasi esclusivamente luce naturale di giorno, candelabri e lampade a olio per le riprese notturne; a tale scopo Kubrick si procurò degli obiettivi Carl Zeiss planar 50 mm f 0,70, prodotti in dieci esemplari su richiesta della NASA, che doveva utilizzarli per l’esplorazione della luna.

Questi obiettivi, adattati a delle cineprese Mitchell BNC, sottoposti a numerose modifiche, consentirono l’effetto luce naturale; certo gli attori dovettero fare molta fatica per recitare quasi da fermo per non andare fuori fuoco!

Non vi annoio elencando i numerosi passaggi che consentirono questi effetti, ma è interessante questa trasformazione, questo regalo che l’arte fotografica porge al Cinema.

A questo punto non resta che mettersi davanti alla tv e godersi i capolavori di Kubrick: mentre da bravi fotografi apprezzerete la cura della singola immagine, senza che ve ne accorgiate, sarete trascinati dalla Nona di Beethoven o dal Valzer di Strauss… 

 
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