Specchio delle mie brame qual'è la più bella del reame? |
di Lucia Pulvirenti Quando guardo le mie immagini uno dei problemi che spesso mi si presenta è quello di saperle valutare.Penso che la “valutazione” non è un fattore a se stante, ma un insieme di emozioni che iniziano dal momento in cui si decide di uscire a fotografare, dall’umore che si ha in quell’istante e da quello che si percepisce nell’attimo preciso in cui si decide di scattare. Quindi la visione di ciò che si è fatto è quasi l’ultimo atto di un processo unico. Ed ecco che guardando il risultato dei nostri pensieri espressi in immagini inevitabilmente interferisce il “coinvolgimento personale”, legando alle foto sensazioni individuali ed esclusive riferite alla situazione , ma che spesso non vengono captate da chi osserva. Accade allora che un’immagine che ti emoziona, ti coinvolge, ti racconta, lascia gli altri totalmente indifferenti , e altre volte invece in cui rimani a guardare una tua immagine per tanto tempo per poi decidere che è da cestinare, ma prima di farlo la pubblichi per avere conferme, per essere “sicura” ed inaspettatamente ti ritrovi decine di commenti positivi. Ecco perché è necessario distaccarsi dal vissuto legato ad una particolare immagine e cercare, invece di guardarla come farebbe un estraneo. Ma fortunatamente non è sempre cosi, col tempo, con la pratica, con la visione giornaliera di centinaia di immagini, con la lettura dei relativi commenti si riesce un po’ a diventare critici di se stessi, a distaccarsi dalle emozioni e sensazioni del momento e a passare attraverso principi codificati e condivisi. Quindi, alla fine la soluzione del problema sta proprio nel “confronto”, da soli ci si inaridisce e si vive di false convinzioni. E perché il confronto sia costruttivo occorre essere umili, disponibili ad imparare, a mettersi in discussione evitando di subire le critiche come un attacco personale ma cercando di viverle come un motivo di crescita personale e collettiva. In questo modo attraverso un’ immagine si potrà addirittura essere capaci di riuscire a trasmettere gli odori, i colori, gli antefatti e gli avvenimenti successivi allo scatto stesso, si riuscirà quasi a trasmettere ciò che si stava pensando nel momento stesso dello scatto. Se si e’ capaci di “sentire”, “vedere”, “assaggiare”, “annusare” quello che il mondo ti offre nella sua intima essenza, allora quell’occhio fotografico che così tanto ci pareva misterioso emergerà e lo farà con prepotenza perché sarà l’espressione della tua carica, della tua energia e della tua passione, ma sarà, anche, solo il primo gradino della tua costante e continua crescita fotografica! |
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