ACAF - Associazione Catanese Amatori Fotografia

 
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L'untore fotografico PDF Stampa E-mail

di Marinella Coco

marinella_jpeg.jpgSo che, scrivere quanto segue, può benissimo assicurarmi un posto in prima fila all’istituto di igiene mentale, ma non riesco a tenere solo per me una notizia così disarmante. Mi sono accorta che la fotografia, in alcune persone, ha poteri magici! Era una giornata uggiosa stavo chiacchierando del più e del meno, senza saperlo, con un untore affetto dal Morbo Fotografico, quando improvvisamente accade qualcosa di inaspettato:osservando delle immagini, mi accorgo che i suoi occhi assumono una  luce diversa, forte, intensa, accecante. L’espressione diventa beata, divertita, sembra quasi di vedere un bambino che gioca saltellando da una pozzanghera all’altra, con uno sguardo che esprime libertà. Tutto improvvisamente scompare. Non c’è più stanchezza, mal di testa, nulla, solo miliardi di pixel che uniti insieme regalano un’immagine. Osservandolo con attenzione capisco che il suo sistema nervoso è scollegato dal mondo, è concentrato solo in quel rettangolo entro cui, per lui, esiste la sola vita che vale la pena vivere! Mi accorgo che non importa se l’immagine è bella o brutta, in bianco e nero o a colori, ricercata o semplice basta solo che sia una fotografia e l’untore subisce una trasformazione. Concludo che la fotografia ha poteri sovrannaturali, come il Pifferaio Magico, incanta e ti allontana dalla realtà. Immersa in questi pensieri mi auguro solo di non esserne mai incantata al tal punto. Non voglio diventare un topolino del         Pifferaio Magico. Ultimamente però mi sono accorta che in me è rimasta qualche traccia di ciò che ho guardato con tanta distanza e timore.
Un film ed una poesia hanno scosso la mia anima e di ciò mi sono resa conto solo grazie ad un contest dal titolo “Portfolio”,  proposto dall ’avv. Pippo Pappalardo socio onorario dell’ACAF.Solo in questa particolare situazione ho capito di essere stata contagiata. Sono risultata  POSITIVA al test per  “phos” e “graphis”.
Ho avuto coscienza di ciò solo nell’ultimo mese. Ho notato, infatti, che guardo la realtà come se mi trovassi dietro ad una cornice, come se vedessi per singoli colori, per dettagli. La prognosi, a questo punto, è infausta, possibile contagio del Morbo Fotografico. La  diagnosi definitiva è emersa mentre mi trovavo alla guida dell’auto, in fila, causa lavori in corso; osservando una scena, all’improvviso esultai di gioia rendendomi conto di aver trovato l’ultima immagine per il “Portfolio”.
Sorridevo e ripetevo l”’ho trovata, ecco l’immagine che mancava!” Al grido di “eureka”, sentenziai la fine del portfolio, ripromettendomi di ritornare sul luogo del delitto con la macchina fotografica.Poi, mi fermai un attimo a riflettere, con la mia consueta ossessiva, maniacale autopsia dei fatti e dei comportamenti e mi accorsi che l’untore mi aveva irreversibilmente contagiata.
 
 
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