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Immaginare la Costituzione PDF Stampa E-mail
 di Pippo Pappalardo

firma-costituzione-italiana.jpgIl venticinque d’aprile non è ancora trascorso: ci saranno polemiche, contrasti?
Ci accingiamo, anche, a festeggiare il Primo Maggio, Festa del lavoro, e ritengo che anche per quella circostanza si cercheranno ancora occasioni per polemizzare, imporre il proprio pensiero, sopraffare il diverso sentire.
Penso, allora, alla nostra Costituzione, che nessuno legge e che pur ci governa tutti.
Penso ai suoi anni di vita, alla sua vicenda reale ed alla sua storia formale.
L’ho studiata a lungo, anche per la mia tesi di laurea, ed ho avuto perfino l’occasione di conoscere qualcuno di coloroi che l’hanno scritta. Ho giurato, ben due volte, di rispettarla.
Illustrandola in qualche seminario di studio mi sono commosso leggendone gli articoli.
Da un po’ di tempo, invece, provo qualche paura.
Ricordo che per i cinquant’anni della sua nascita, a Modena, qualcuno pensò di coinvolgere i fotografi per tentare, con un approccio diverso, una sua maggiore conoscenza e diffusione.

Apparve subito evidente la difficoltà di dare visione e rappresentazione a principi ed istituti che riteniamo di conoscere da sempre e che invece pratichiamo solo “formalmente” e senza un’intensa consapevolezza.
Per i fotografi scelti fu, infatti, relativamente facile isolare parole come democrazia, famiglia, lavoro, libertà, pace, popolo, solidarietà, uguaglianza. Difficile si rivelò la loro rappresentazione o, almeno, quella rappresentazione che pretende di essere schietta, immediata, sincera, naturale e, poi, emblematica.
Ed immaginare la Costituzione, pensarla fotograficamente e, quindi, incontrarla nella vita e nella storia quotidiana degli italiani, divenne una sfida. Ma anche un gioco.
Si cercò allora (e divenne un bel libro della Leonardo Arte) di trovare lo spazio ed il tempo fotografico per accogliere quella visione della nostra Costituzione capace di evocare l’immagine latente di libertà, di pace, di solidarietà, che deve già esistere nella superficie sensibile della nostra anima per potere essere rivelata. Quasi a dire che si può fotografare quel che esiste, per confermarne l’esistenza.
Non, quindi, fotografare per denuncia, per evidenziare una mancanza ma per dire che questa benedetta Costituzione esiste davvero perché la vediamo, ci crediamo, ci ritroviamo.
Quel libro fotografico, come tutte le cose della fotografia, ebbe il successo di qualche giorno.
Intanto le nostre fotografie, quelle per le quali pretendiamo più tempo, che cosa riconoscono? Possono servire a ridurre le polemiche e le contrapposizioni, ad evitare stupide sopraffazioni,  ed a testimoniare, testimoniare, testimoniare?
                                                                                                             Pippo Pappalardo
 
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