Uno dei più rappresentativi fautori della
serendipity, di tutti i tempi, è certamente
Man Ray, il quale cerca con l’errore, un'occasione sovversiva ed opportunità per mettere in discussione i canoni della fotografia contemporanea (come vuole il Surrealismo del suo tempo, di cui si nutre e che nutre).
“Quando facevo delle fotografie, quando ero nella camera oscura, , evitavo di proposito tutte le regole, mescolavo le sostanze più insensate, utilizzavo pellicole scadute, facevo le cose peggiori contro la chimica e la fotografia. (…) Ho approfittato degli incidenti. I più grandi studiosi hanno approfittato del caso”.
Man Ray (op. cit. “L’errore Fotografico”)
Ora, è chiaro che a posteriori è facilmente dimostrabile che il “caso” denunciato da
Man Ray è in realtà quasi una naturale predisposizione determinata da una precisa volontà dell'autore e che i
"semplici errori" da lui in più occasioni dichiarati siano meno fortuiti di quanto lui stesso volesse far credere ai suoi contemporanei. La tendenza tutta surrealista di sminuire l’operato dell’autore a vantaggio dell’importanza del soggetto, spinge
Man Ray ad orientare il suo interesse per l’errore ricercato e finalizzato al
“cosa” piuttosto che al
“come”. Questa è la fondamentalmente differenza tra
Man Ray, ed un suo contemporaneo anch'esso cacciatore di
“errori” come
Laszlo Moholy-Nagy, (ovviamente avremo modo di approfondire). Per Man Ray dunque l’errore non sta quindi nel mezzo usato quanto nell’imprevedibilità degli eventi del mondo reale, che diventano soggetti da riprendere.
Man Ray "morning"
(come dire, sarà un giorno perfetto?)