Melanie Smith (1965)
Artista contemporanea, attualmente in mostra alla Tate Modern di Londra, con un lavoro di nome
"Xilitla 2010", con il quale esamina quanto rimasto di modernismo in una villa in sud America attraverso rovine e resti di surrealismo.
La Smith, (in collaborazione con il filmmaker
Rafael Ortega) visita una piccola cittadina messicana, da cui il titolo del lavoro, soffermandosi in particolare all'interno dei giardini di una villa di un eccentrico aristocratico inglese (
Edward James 10907 - 1984) noto tra l'altro come competente collezionista d'arte surrealista. Tra il 1960 ed il 1984 Mr James, spese una fortuna nell'adornare il giardino della sua villa in Messico, arrichendolo di sculture ed architetture (alcune non ultimate), immerse tra piante ed ambientazioni tropicali.
La Smith, decide quindi di realizzare un video, nel quale sia presente e visibile, quando si vede, un grande specchio in movimento, trasportato da alcuni operai, all'interno della villa. Da qui il tema affine alle nostre "riflessioni". I riflessi dello specchio, non fanno altro che alterare la realtà, spiazzando e confondendo l'osservatore, che riesce a rendersi conto della vera collocazione all'interno del video solo in alcuni casi, a secondo se la porzione riflessa all'interno dell'inquadratura è in movimento o no. A complicare le cose è anche la telecamera che accompagna la ripresa in movimento. Il sistema di riferimento non è più fisso ma mobile, lasciando solo l'incertezza ed il caos allìosservatore che continua ad identificare a fatica il luogo dal non luogo, il reale dal riflesso. Spesso finendo per cadere nel tranello (sempre rivelato all'interno della sequenza) dell'identificare per reale il riflesso e viceversa. La certezza (o se vogliamo la spiegazione del trucco usato dal prestigiatore) arriva solo quando appaiono parte degli operai che trasportano il grande specchio o quando vengono inquadrati i bordi dello stesso.
Abbiamo quindi l'utilizzo del riflesso per rappresentare e generare disorientamento, spiazzamento, smarrimento nell'osservatore a voler indicare quasi un principio entropico legato ai luoghi, all'arte, alla vita.
Ad onor del vero, la Smith si rifà in maniera abbastanza esplicita ai precedenti lavori di
Robert Smithson ed in particolare al suo
"Mirror Displacemtents" del 1969. Tale lavoro echeggia in qualche modo con un altro potron a cui la Smith fa riferimento, ossia lo scrittore americano
John Lloyd Stephens. La Smith parte infatti dal suo lavoro
"Incidents of travel in Yucatan 1843" illustrato dall'architetto
Frederick Catherwood, tracciando così un parallelo tra le rovine dello Yucatan illustrate da Catherwood nel libro di Stephens ed i relitti della modernità ripresi all'interno dei giardini surrealisti di James. Il mezzo che fa da legante, da elemento di congiunzione spazio temporale è probabilmente quello specchio in movimento, che torna ad esplorare temi importanti di Smithson, ma anche da James, legati al
"diplacement".