|
Re:RIFLESSIONI: IMPARARE A SBAGLIARE 10 Anni, 8 Mesi fa
|
Karma: 2
|
Intorno agli anni cinquanta Lartigue inizia un lavoro attento e sistematico sul suo archivio e ritrova la sua vecchia auto numero 6, rivaluta il suo scatto per gli stessi motivi che quaranta’anni prima lo avevano potato a scartare la fotografia, che nel frattempo erano divenuti i canoni rappresentativi della velocità.
Da quel momento la foto della Schneider n 6 divenne la foto preferita di Lartigue che dichiarerà: “gli insuccessi sono del tutto naturali. Servono da lezione. E’ per questo che bisogna conservare anche le fotografie che non ci soddisfano, pechè fra tre, cinque o dieci anni vi scopriremo magari qualcosa di ciò che un tempo avevano sperimentato”.
Nel 2000 la sua fotografia raggiunge il massimo della celebrità attraverso innumerevoli pubblicazioni rappresentative e celebrative della fotografia del XX secolo. Lo scarto di Lartigue si trasforma in una icona della fotografia.
Attraverso questo aneddoto, a mio avviso particolarmente illuminante, appaiono quindi dimostrate un paio di tesi. La prima è che la percezione dell’errore varia al variare del tempo, la seconda è che non esistono foto errate (per lo meno così sembrerebbe)! Possiamo dunque dormire sonni tranquilli?
|
|
|
|
|
Ultima Modifica: 2014/03/04 12:54 Da alb.o.
|
|
Per scrivere in questo Forum è prima necessario registrarsi come utenti di questo sito.
|
|
Re:RIFLESSIONI: IMPARARE A SBAGLIARE 10 Anni, 8 Mesi fa
|
Karma: 2
|
Il linguaggio però prevede il termine "errato".
L'errore è una realtà, esiste e non possiamo semplicemente pensare di cancellarlo dal dizionario della fotografia.
Occorre quindi tentare di dare una definizione o per lo meno trovare una convenzione interpretativa, in modo da intendersi e poter continuare ad individuare nelle "fotografie errate" una possibile strada percorribile.
Abbiamo già risposto ad una prima fondamentale domanda, abbiamo ossia capito i motivi secondo i quali una fotografia viene giudicata errata.
Ci siamo resi conto che una fotografia viene considerata errata rispetto ad alcune regole prestabilite. Abbiamo evidenziato da dove nascono e come si sono propagate nel tempo tali regole.
Abbiamo chiarito come le regole possano comunque essere utili a chi inizia ad affacciarsi nel mondo della fotografia o a chi resta nell'ambito canonico del proprio personale diletto e consumo della fotografia (ossia confinato al "consumo" della fotografia piuttosto che alla sua produzione).
Possiamo aggiungere che tali regole rappresentano (a mio avviso) strumenti assodati, rodati e conosciuti come idonei da un punto di vista didattico, ma che restano confinati e confinabbili all'interno di una fotografia legata alle grandi masse (nel senso positivo del termine). Sono le regole che consentono di produrre immagini piacevolmente osservabili, rientranti quindi in quelle che sono le abitudini visive dei più. Tali regole consentono di poter far "scattare una fotografia" a chiunque, dopo aver solo appena intuito i fondamenti di utilizzo di un'apparecchio fotografico, qualunque esso sia, e di essere in grado di utilizzare un qualunque applicativo che consenta un minimo la post produzione (sono svariati le App per Smart Phone, gratuite ed immediatamente operative dopo essere state scaricate da internet).
Se approfondissimo ulteriormente e volessimo seguire il percorso tracciato da queste regolette, potremmo renderci conto che il loro utilizzo porta ad una massificazione, generalizzazione e forse svalutazione dei canoni fotografici. Esse stabiliscono una norma. Allora se nella normalità, una foto piacevole viene considerata se rispettosa di questi canoni (ovviamente semplifico) l'andare contro la norma (nel senso di normalità quindi) diviene non anormale ma addirittura "errato". Il che può anche starci (io sono profondamente contrario), ma provando a salvare un secolo di convenzioni linguistiche sarei anche disposto a conservare il termine "fotografia errata" purché lo si intenda nell'accezione sopra esposta di "fuori dalla norma", o parafrasando "fuori dagli schemi".
In definitiva, per intenderci, il termine "fotografia errata" non può più assumer un giudizio di valore, ma piuttosto una "deroga alla norma".
La norma come detto viene stabilita nel tempo da case produttrici, professionisti, laboratori di sviluppo (un tempo addirittura stabilivano cosa sviluppare e cosa no, all'interno di un rullino), esercizio di vendita etc.
Stabilito questo e trovato un punto di incontro sul significato di fotografia errata, si tratta adesso di provare a capire come fare a districarsi all'intero delle proprie foto senza le "regole di buona norma", chiamiamole ironicamente in questo modo. Come detto il primo ostacolo (vd. Lartigue) è sempre se stessi. Capire se una fotografia può essere una "buona fotografia" è legato prima di tutto alle intenzioni ed al concetto di "buona fotografia" che ha il suo autore al momento dello scatto. Ovviamente sia per l'autore che per l'osservatore, i riferimenti culturali giocano un ruolo fondamentale nella propria valutazione. Dal punto di vista del fotografo, il risultato finale seppur difficile da auto-giudiicare è certamente quello che deve con ogni probabilità essere tenuto in conto, anche perché solo l'autore sa con esattezza la direzione in cui la propria poetica ed il proprio lavoro in senso lato sta percorrendo, mentre al momento in cui si esce al cospetto del pubblico bisogna sempre tener in mente che il verdetto dipende da colui che lo enuncia e dall'ambiente culturale in cui si situa.
Con queste due piccole considerazioni bene in mente, possiamo a mio avviso proseguire con le nostre riflessioni.
|
|
|
|
|
Ultima Modifica: 2014/03/08 18:13 Da alb.o.
|
|
Per scrivere in questo Forum è prima necessario registrarsi come utenti di questo sito.
|
|
Re:RIFLESSIONI: IMPARARE A SBAGLIARE 10 Anni, 8 Mesi fa
|
Karma: 2
|
Le norme ed il normale o secondo norma.
Attento Alberto, attento a non farla diventare una gara a chi oltrepassa di più il limite. Non devi superarlo per forza, ma solo se ti è necessario ad esprime RTI.
Le regole esistono perché il linguaggio sia comprensibile. Le regole cambiano secondo i tempi e gli usi. Le regole possono essere infrante se se ne ha la forza, la necessità, il coraggio e la motivazione. Se l'infrazione viene valutata positivamente entra nel linguaggio e diviene norma.
Solo le esigenze comuni di comunicazione o la potenza di un genio riescono ad imporre alla massa mutamenti radicali e repentini della norma, altri avvengono progressivamente secondo esigenze nuove che si presentano via via o per caso. Il resto viene comunemente considerato fuori norma ed ipse facto inaccettabile.
Non esiste, a modesto parere del sottoscritto, un limite oltre il quale non puoi andare in assoluto, né esiste un limite che devi tentare di superare per forza (per dimostrare cosa poi). Esiste un messaggio che vuoi portare, e lo vuoi portare nel modo più potente possibile e secondo una poetica ed uno stile che siano quanto più possibile a te affini. Se hai questo messaggio, se riesci a imboccare la giusta via, non importa quanto oltre tu vada, anche un'immagine slight out of focus sarà perfetta e tu avrai fatto centro.
A volte osservi un'immagine e non importa se sia giusta o sbagliata, tanto potente è il suo messaggio, tanto forte la sua capacità di comunicare, che sai perfettamente in quel momento stesso, che è perfetta così. Regole o no.
Altre volte trovi delle forzature delle regole, così immotivate, così inutili, così semplicemente dettate da un desiderio fine a se stesso che risultano inaccettabili.
Emanuele
|
|
|
|
|
E\' un\'illusione che le foto si facciano con la macchina... si fanno con gli occhi, con la testa e con il cuore.
Henri Cartier-Bresson
Chi non sa fare una foto interessante con un apparecchio da poco prezzo, ben difficilmente otterrà qualcosa di meglio con la fotocamera dei suoi sogni.
Andreas Feininger
|
|
Per scrivere in questo Forum è prima necessario registrarsi come utenti di questo sito.
|
|
Re:RIFLESSIONI: IMPARARE A SBAGLIARE 10 Anni, 8 Mesi fa
|
Karma: 2
|
Emanuele, non cerco il fuori norma… metto solo in discussione il perimetro di quello che è norma o no!
Non è anarchia, ma democrazia!
Che sbattimento tutto questo discorso solo per trovare una giustificazione teorica per poter sbagliare in santa pace? Mai stata la mia intenzione!
Ricordi la foto di Rossella? Ritornerei a quel giusto livello del discorso, che lungi da me voler abbandonare!
Grazie sempre per il tuo prezioso Warning! Prezioso a tutti coloro che leggono, specie chi si trova alle prime esperienze fotografiche… Attenzione a quello che dice Emanuele, la foto fuori legge se immotivate verranno severamente punite!!!
|
|
|
|
|
Ultima Modifica: 2014/03/09 16:38 Da alb.o.
|
|
Per scrivere in questo Forum è prima necessario registrarsi come utenti di questo sito.
|
|
Re:RIFLESSIONI: IMPARARE A SBAGLIARE 10 Anni, 7 Mesi fa
|
Karma: 2
|
Ancora futurismo
Facciamo un passo indietro torniamo al futurismo.
Cluadio Marra osserva che la ragione dell’indubbia indifferenza verso la fotografia da parte dei futuristi, sia stata generata essenzialmente dal fatto che a differenza della cinematografia, essa all’epoca inseguiva la realtà senza riuscire a staccarsi da essa. La fotografia infatti “in quanto priva di movimento, non poteva essere innanzi tutto considerata linguaggio, di conseguenza, non essendo linguaggio, non poteva neppure vantare alcun diritto di riconoscimento artisitco”. (Claudio Marra “Fotografia e Pittura nel Novecento”)
Esiste chiaramente un eccezione. All’interno del futurismo, seppur di breve durata si fece largo il “fotodinamismo” di Anton Giulio Bragaglia ed i suoi due fratelli. Nel 1913 dichiara la messa al bando della fotografia, quando Boccioni fece pubblicare anche a firma di Carrà, Russolo, Saverini, Balla e Soffici una vera e propria presa di distanze rispetto al fotodinamismo: “data l’ignoranza generale in materia d’arte, e per evitare equivoci, noi pittori futuristi dichiariamo che tutto ciò che si riferisce alla fotodinamica concerne esclusivamente le inovazioni nel campo della fotografia. Tali ricerche puramente fotografiche non hanno nulla a che fare con il Dinamismo plastico da noi inventato, nè con qualsiasi ricerca dinamica nel dominio della pittura, della scultura, dell’architettura”. La fotodinamica lascia comunque un contributo molto importante dal punto di vista della sperimentazione del movimento e del mosso. E’ provato e scritto come Boccioni respingesse ogni tipo di legame tra fotografia e pittura futurista, ma di fatto anche Bragaglia riconosceva la difficoltà di accostarsi al futurismo con la fotografia, tant’è che lui stesso nel 1911 scrive che l’unico modo per poter eguagliare la fotografia alle altre arti è superare “la pedestre riproduzioni fotografica del vero immobile fermato in atteggiamento di istantanea”. (Giovanni Lista “Cinema e Fotografia Futurista”)
Nel tentativo del fotodinamismo, l’interesse per il mosso e per il movimento, non è di carattere scientifico-cronofotografico come quello di Etienne Jules Marey o di Eadweard Muybrudge (che peraltro erano ben noti al Bragaglia e compagnia), ma avevano certamente un interesse di carattere estetico. La cronofotografia di Marey registra il movimento in immagini istantanee successive, e non in un unica istantanea. Bragaglia stesso scrive: “fotografia del movimento (...) basata sulla traiettoria dello spostamento di un corpo nello spazio e non sull’analisi delle sue varie fasi cinetiche come avveniva nelle immagini del fisiologo francese” dunque la fotodinamica “vuole rendere solo l’impressione psichica di un gesto evocandone in sintesi la traiettoria”. Bragaglia invece ricercava una sintesi di un’azione che si svolge nel tempo e che possa essere rappresentata nella sua sintesi, tutta in un unico fotogramma. Le fotografie di Bragaglia si distinguono allora dalle altre foto, si avvicinano al cinema, ma si differenziano anche dal cinema per il semplice motivo che i film conducono l’osservatore da uno stato all’altro ma senza preoccuparsi di ciò che avviene nel mezzo. (Op. Cit. Giovanni Lista)
Nel 1930 Marinetti e Sansoni ricompomngono lo strappo generato da Boccioni e Balla con Bragaglia firmando con grande ritardo il manifesto della Fotografia Futurista: “ (...) le amorose e violente compenetrazioni di oggetti mobili o immobili; la sovrapposizione trasperente e semitrasparente di persone e oggetti concreti e dei loro fantasmi semiastratti con simultaneità di ricordo sogno; la compenetrazione organica dei diversi stati d’animo di una persona mediante l’espressione intensificata delle più tipiche parti del corpo (...)”.
Successivamente al manifesto, oltre a Bragaglia anche Masoero, Pannaggi, Paladini e Cernigoj, fonirono il loro contributo fotografico al futurismo, con ulteriori naturali sperimentazioni rispetto al fondatore del Fotodinamismo.
|
|
|
|
|
Ultima Modifica: 2014/03/12 18:52 Da alb.o.
|
|
Per scrivere in questo Forum è prima necessario registrarsi come utenti di questo sito.
|
|
Re:RIFLESSIONI: IMPARARE A SBAGLIARE 10 Anni, 7 Mesi fa
|
Karma: 2
|
Ancora Bragaglia ...
|
|
|
|
|
Per scrivere in questo Forum è prima necessario registrarsi come utenti di questo sito.
|
|