ACAF - Associazione Catanese Amatori Fotografia

 
  • Decrease font size
  • Default font size
  • Increase font size
ACAF Forum
Welcome, Guest
Please Login or Register.    Lost Password?
Re:Appunti di viaggio: Rajasthan (1 viewing) (1) Guest
Go to bottom Post Reply Favoured: 0
TOPIC: Re:Appunti di viaggio: Rajasthan
#8859
PipPap (User)
utente platinum
Posts: 1122
graphgraph
User Offline Click here to see the profile of this user
Gender: Male Location: catania Birthdate: 1952-11-11
Appunti di viaggio: Rajasthan 9 Years, 11 Months ago Karma: 9  
Della narrazione artistica.

Veniamo in soccorso del cronista del “day afther” perché, stavolta, l’autore e l’oggetto della cronaca potrebbero risultare confusi e, pertanto – libero, ovviamente, ognuno di commentare il proprio e l’altrui operato - ci permettiamo quest’intervento per meglio chiarire ed annotare quanto, appassionatamente, abbiamo espresso ieri sera.
Gli amici Canino, Castro, D’Arrigo, Fargione, La Nunziata ci hanno generosamente riproposto i risultati della loro meditazione fotografica, relativi al loro recente viaggio in Rajasthan.
Avevamo compreso subito, dalla prima visione, che dietro quest’esperienza stava un lungo dialogo, un confronto tra amici fotografi fatto di risultati e di atteggiamenti, di dubbi e di scoperte.
Da questa intuizione, ci giungeva, forte, la loro volontà di esprimere la visione, e la rappresentazione conseguente, senza vincoli di schemi preconfezionati, appuntamenti tradizionali da non mancare, luoghi comuni e quant'altro; e, nel contempo, far capire la necessità di esprimersi con la giusta umiltà che nasce dal rispetto del referente e con la dignità di chi conosce il mezzo e la modalità del corretto comunicare.

I nostri fotografi, invero, sono, con rispetto parlando, dei “cavalli di razza” che, da tempo, maturano ed esprimono la curiosità e la passione per la fotografia sapendo di poter correre serenamente nelle praterie dell’ACAF e, dalla medesima, ricevere il plauso e l’incoraggiamento sincero.
Plauso ed incoraggiamento e, se me lo permettete, anche un certo orgoglio, che, ieri sera, non sono mancati, ancora una volta motivati da sottolineature puntuali e, grosso modo, pertinenti.
Dico “grosso modo” perché, nonostante gli autori ci avessero avvvertito - anche chiarendo la natura del titolo dato al loro lavoro “Appunti” -, in molti, compreso il sottoscritto, si attendevano un ritratto della terra dei Raja, quindi qualcosa più simile ad un reportage fotografico che documentasse e sintetizasse visivamente, i caratteri peculiari di questo sorprendente stato indiano. Bastava leggere le pertinenti citazioni didascaliche ..........
L’idea del lavoro, infatti, per quanto non tralasci alcune preziose idee documentarie, si sposta, a mio sommesso parere, su un tipo di proposta narrativa non tematica sebbene artistica (ricordate quanto abbiamo studiato: il fotografo racconta “a modo proprio, esprime giudizi, fa valutazioni, adotta preferenze estetiche, propone opinioni” –ed ancora: il protagonista della fotografia rimane la personalità del fotografo). Narratività che, peraltro, volutamente il fotografo delega alle cose fotografate prescindendo, talvolta, dallo loro storia e causalità, mai, però, dalle loro caratteristiche, ancorchè effimere, che appartengono pur sempre alle cose fotografate o alla loro intrinseca fotogenicità.

L’incontro con l’ambiente in cui si è viaggiato appare così strumentale al risultato fotografico, con l’eccezione di alcune sequenze laddove emerge, senza sottolineature e con chiara evidenza, la diversa importanza relazionale del rito nella spiritualità indu e la fiducia riposta nelle nuova struttura sociale della scuola liberata ormai dal sistema delle caste.
La selezione formulata dai nostri bravi fotografi si presta, pertanto, a divenire un ottimo banco di prova e di verifica per la tecnica e la modalità di ripresa e, solo di rimando, un piano, progetto (?) di comprensione di quell’enigma planetario che è il subcontinente indiano.
In questa mia annotazione non c’è nulla di negativo, anzi. Sono assolutamente consapevole che il bottino dfi immagini e di memorie dei nostri amici è assai ricco, valido e prezioso.
La proposta di ieri sera era montata in un contesto audio visivo assai gradevole, ed era seguita da una coraggiosa quanto risoluta selezione di immagini personali, quasi a firmare una propria “ars poetica”, che prescindeva dalla contestualizzazione dell’immagine: devo leggervi una volontà di proporsi più come testimoni di una vicenda artistica, personale e di gruppo, piuttosto che di uno spazio e di un tempo?
Oggi, e personalmente, mi premono maggiormente queste confidenze (come, ad esempio, la domanda sul futuro dello stato cubano posta all’amica Manuela e all’amico Salvo, considerando la loro ricognizione). Ma queste sono altre storie.

Un’ultima considerazione per gli amici che ci leggono: quando i dibattiti sono accesi, seguiti e validi (al diavolo il political correct) la diversità di opinioni e il loro scambio, ancorchè al calor bianco, è “tutta salute” per il cervello, gli occhi ed il cuore.
Si.Di.Da.Vi.
 
Report to moderator   Logged Logged  
 
Last Edit: 2014/05/21 17:27 By PipPap.
  The administrator has disabled public write access.
#8862
Daniela62 (User)
utente senior
Posts: 107
graphgraph
User Offline Click here to see the profile of this user
Birthdate: 1962-12-24
Re:Appunti di viaggio: Rajasthan 9 Years, 11 Months ago Karma: 2  
Grazie Pippo per il tuo puntuale e piacevole resoconto della bella serata trascorsa ieri con gli amici dell'Acaf.
Al di là degli apprezzamenti o delle critiche suscitati dal nostro lavoro, sono felice che ieri sera si sia discusso di Fotografia e che il pubblico presente in sala abbia partecipato attivamente e costruttivamente ad un dibattito vivace e stimolante.

Se poi abbiamo regalato qualche piccola emozione, sarò ancor più felice.

Grazie a tutti.
Daniela
 
Report to moderator   Logged Logged  
  The administrator has disabled public write access.
#8863
nuvola (User)
nuovo utente
Posts: 13
graphgraph
User Offline Click here to see the profile of this user
Socio Nr.: 380 Gender: Male www.lellofargione.com Birthdate: 0000-06-19
Re:Appunti di viaggio: Rajasthan 9 Years, 11 Months ago Karma: 0  
La vita è un viaggio, viaggiare è vivere due volte…
(citazione di un autore di cui al momento non ricordo il nome)

Quando si guardano le foto fatte in un viaggio (per la verità anche quelle fatte in altre circostanze) per l’autore si ripresentano le emozioni che ha vissuto al momento dello scatto, rivede i posti, le persone, rivive di nuovo in certo senso quell’ attimo…, se poi queste emozioni sono percepite anche dallo spettatore ciò rende felice l’autore.

Ringrazio vivamente Pippo per la sua puntuale lettura sulla serata e sul nostro lavoro, penso che il nostro audiovisivo un’ obbiettivo l’ha raggiunto, quello di suscitare un vivace dibattito fra gli amici dell’Acaf, se poi è piaciuto anche un “pochino”… ne sono contento.
Un grazie di cuore a tutti
Lello
 
Report to moderator   Logged Logged  
 
  The administrator has disabled public write access.
#8864
Caristofane (User)
Carpe diem!
utente platinum
Posts: 447
graphgraph
User Offline Click here to see the profile of this user
Socio Nr.: 409 Gender: Male Birthdate: 1964-12-15
Re:Appunti di viaggio: Rajasthan 9 Years, 11 Months ago Karma: 2  
Critiche sull'India

Eccomi qua, lontano dagli occhi, ma vicino nel cuore. In quel di Milano, dove piove e c'è uno sciopero dei taxi: una miscela perfetta!
Ringrazio Pippo per la bella lettura della serata e per essere riuscito a capire la nostra aspirazione a rappresentare un'idea "diversa" del Rajasthan, dell'India. Qualcun altro no, peccato.
E sì che "bastava-leggere le pertinenti citazioni didascaliche..."

A questo proposito anzi, poiché ieri mi sono espresso, sbagliando, solo su aspetti tecnici, teso com'ero a far comprendere come una foto nasca più da una ricerca emozionale ed intellettuale che da un approccio strettamente tecnico matematico o freddamente documentativo, ho probabilmente confuso l'uditorio facendogli perdere la poetica di quelle immagini, la "mia" poetica. Per tale motivo mi farebbe piacere rileggere con voi, ma attraverso una lettura meno tecnico-formale e più emozionale e espressiva.
Consentitemi dunque di esprimere la mia interpretazione delle cinque immagini presentate alla fine, liberi però di trovare la vostra se preferite.
Il mio sguardo vuole esprimere un'India filtrata dalla sensibilità e la tecnica del sottoscritto, un'India interiore, mirror, se volete. Meditata e non esteriormente descrittiva. Eccovela!


L'occhio della sacra vacca, non è l'occhio di un animale di carne e sangue, non di un produttore di latte, è l'occhio di Dio che ti guarda, mentre l'India le scorre intorno in un mondo ancora buio, tribale, medievale, maschilista, dove è ancora possibile sposare una bambina di 13 anni e ripudiarla due anni dopo. I personaggi intorno sono sfumati, indistinti fra le ombre di una notte ancora non del tutto finita ed il chiarore del giorno non del tutto iniziato. Lei no! Il suo occhio, lucido, distinto, quasi freddo, ti fissa con paurosa, impudica intensità, quasi a volere penetrare i tuoi pensieri e giudicarti: chi sei tu che vieni nella mia Terra?

Un venditore di mele, solo poche mele nel suo carretto, si guarda intorno immoto, rassegnato, stanco, mentre un giovane passa nella fretta dei suoi giovani anni. Il vecchio è fortunato ad avere mele da vendere oggi sul suo carretto e attende pazientemente di venderle a chi le può comprare. Non è annoiato, non ansioso di vendere, non reclama il suo prodotto, il suo volto esprime quella infinita pazienza che solo gli indiani conoscono. La pazienza di una capacità di attendere all'infinito, se occorre.

Una testa d'asino campeggia centrale nella foto successiva, ne occupa buona parte della estensione, ma non è lui il soggetto, infatti è fuori fuoco. Il soggetto è la famiglia che sta dietro, gestisce un negozio, si vedono le derrate alimentari, ancora raccolte nei sacchi, appena portate dell'asino, tutta la famiglia partecipa al lavoro, anche i bambini che sono usciti da scuola, essendo ormai pomeriggio. Eppure quell'asino è importante, è vitale, è la più grande ricchezza della famiglia. In un un paese dello Shekawati, dove non ci sono (o ce ne sono pochissimi) mezzi a motore, l'asino e il carro rappresentano la differenza fra il poter portare la merce dalla campagna al mercato oppure no. Fra avere una attività comnerciale ed un lavori oppure no. Fra il vivere e il morire.

Una scuola come luogo buio, oscuro. Si intravede nell'ombra il volto di un bambino affetto dai tratti tipici del ritardo mentale, non c'è una vera struttura scolastica, non una vera aula e nemmeno una vera scuola. È possibile solo una scarsa formazione con pochissimi mezzi e pochissimi bambini, solo quelli che possono permettersi il lusso di non lavorare o non ne hanno capacità sufficienti perché tarati. In questo contesto due occhi lucidi, intelligenti, svegli, emergono dalle ombre circostanti e si affacciano alla luce. Sono occhi che aspirano ad un futuro diverso da quella miseria, occhi che portano una promessa per una nuova India.

Esiste una macelleria in India? È mai possibile? Esiste una comunità islamica, che non mangia il maiale, ma la sacra mucca sì. È una comunità ghettizzata, odiata e aborrita dagli Indù, non per niente la maggior parte di loro si è trasferita nel vicino Pakistan, e le faide religiose, continuano ad insanguinare il paese e sono motivo di instabilità politica lungo il confine. In questo contesto il macellaio esibisce la carne di mucca, la carne del Dio, come una sfrontata barriera fra se ed il passante, se sei indù stai lontano! Sembra dire. Se sei un indù guarda come tratto il tuo Dio! E ora odiami ancora di più se vuoi! E lo sguardo curioso del macellaio ci scruta orgoglioso, attende di conoscere la nostra risposta, attende di sapere da che parte stiamo.

La fotografia nasce nella mente e termine con lo scatto, non viceversa.

Emozionatevi, ma pensate!

Emanuele
 
Report to moderator   Logged Logged  
 
Last Edit: 2014/05/22 10:22 By Caristofane.
 
E\' un\'illusione che le foto si facciano con la macchina... si fanno con gli occhi, con la testa e con il cuore.
Henri Cartier-Bresson

Chi non sa fare una foto interessante con un apparecchio da poco prezzo, ben difficilmente otterrà qualcosa di meglio con la fotocamera dei suoi sogni.
Andreas Feininger
  The administrator has disabled public write access.
#8865
alb.o (User)
utente gold
Posts: 359
graphgraph
User Offline Click here to see the profile of this user
Gender: Male Location: Catania Birthdate: 1973-03-08
Re:Appunti di viaggio: Rajasthan 9 Years, 11 Months ago Karma: 2  
Circa un anno e mezzo fa, condividevo un “bilancio” personale.

Per chi è curioso si trova qui:
https://www.acaf.it/new/index.php?option=com_fireboard&Itemid=2&func=view&id=7414&catid=8

Rileggendomi, mi sembra di aver già all’epoca affrontato e risolto a modo mio tante problematiche, risposto a tanti interrogativi e conseguentemente imparato tanto. Come sempre però, c’è sempre molto di più da imparare e parecchio altro da sperimentare.

Se il 2012 è stato un anno importante, ripenso al 2013 come un anno cruciale.

Il 2013 mi ha portato altre scoperte, nuovi approfondimenti e riflessioni, interrogativi e risposte. Cambia forse il quartier generale, non più all’interno di un Saloon, e si allarga il gruppo dei maestri e dei confidenti, ma si setaccia ugualmente il raccolto della vita e restano altre importanti conquiste fotografiche e non, piacevoli e spiacevoli esperienze di vita, tutte però finalizzate a crescere e migliorare… ed in questo caso a migliorare attraverso la fotografia.

Succede allora che impegnandosi si cresce e come dicevo martedì scorso si cresce attraverso le nuove scoperte, ma senza dimenticare le lezioni e le conquiste precedenti, finendo così per arricchire il proprio bagaglio. La fotografia è giovane, ha solo 150 anni… se ci pensate l’Acaf ne ha quasi 30 ed ha vissuto 1/5 della vita intera della storia della fotografia. Io continuo ad essere in rincorsa alla ricerca continua di colmare le mie grandi lacune fotografiche dipendenti dal mio poco tempo dedicatovi durante la mia vita. Di fatto io ho solo 1/37 dell’età della fotografia. Tuttavia rispetto a quanto finora fatto credo che anche io possa oggi guardarmi dietro e ripercorrere la strada attraverso le briciole di pane lasciate durante il tragitto. La cosa che più mi colpisce è che mi rendo conto di come oggi inizi ad avere delle mie idee in merito a diverse questioni. Ho acquisito insomma un minimo di senso critico oltre che autocritico. Ecco allora che il “politicaly correct” specie se riferibile in un ambiente per lo più ricco di amici, viene meno a guadagno di un sincero ed onesto confronto. Il confronto intellettualmente onesto è indispensabile alla critica.

Concordo con te Pippo, il confronto è stato acceso, ma onesto e sincero, quindi che ben venga.

Poi per carità, sono perfettamente cosciente che il lavoro da noi proposto è ricco di limiti, e quindi certamente migliorabile… ma a mio modo di vedere ed in tutta onestà credo che i limiti che riconosco ad “Appunti di Viaggio” non abbiano nulla a che vedere con le “mancanze” di cui ho sentito parlare martedì, anzi semmai c’è "troppa roba", troppi ritratti per esempio. Rispetto tuttavia il “mi manca…” solo se dettato da un modo personale di chi lo esprime. Ognuno ha un suo modo di pensare ed intendere un racconto fotografico, e per chi sa anche come fare, di realizzarlo attraverso un audiovisivo, ma non per questo quel modo deve coincidere con il mio e con quello dei 5 autori (anzi 6, includendo anche Luca).

Ci tengo però a spiegare bene il concetto. Se il nostro lavoro nasce con le motivazioni che sono da te onestamente citate in apertura di questo forum e da Emanuele riprese, il “mi manca…” che ho più volte sentito non deve però essere inteso come una carenza del lavoro fotografico proposto, ma forse più come una differenza rispetto al modo con cui qualcun altro avrebbe fatto quello che abbiamo fatto noi a modo nostro. La contestualizzazione di un discorso non può sempre e per forza essere veicolata da un segno occidentalmente riconosciuto, altrimenti anche il lavoro di Tano Siracusa “Con i suoi occhi” o la “Cuba” di Bazan (che io ho portato con me virtualmente nello zaino in viaggio) avrebbero le stesse carenze del nostro, e francamente mi pare sia una tesi insostenibile. Un racconto non può sempre e solamente essere scritto partendo dalla descrizione geografica di un luogo a campo largo, della strada e delle case, od avere una struttura chiaramente leggibile che contempli il tema, lo svolgimento e la conclusione, altrimenti “Iàvàivòi” di Franco Carlisi, o “Niagara” di Alec Soth non sarebbero mai potuti nascere e pubblicati. Non si può sempre e solo apprezzare la fotografia "Window", negando l’esistenza di quella di tipo “Mirror” (come Pippo stesso ci ha insegnato) altrimenti una certa mostra a New York non sarebbe mai potuta essere stata allestita ed un pezzo di quei 150 anni non sarebbero potuti trascorrere. Non si può pretendere di vedere la statua della libertà di New York su ogni audiovisivo che parli di quella città … anche perché in due viaggi e tre settimane di permanenza io non l’ho mai vista… e francamente non mi manca per nulla!

Cosa voglio quindi dire in conclusione, in questo che sta trasformandosi in un ulteriore approfondimento, a mio modo di vedere costruttivo? Vorrei sottolineare che esistono diversi modi di esprimersi, come sottolinea Pippo esistono diversi tipi di narrazione, esistono diversi modi di porre nelle mani del referente gli strumenti per provare a capire cosa si vuole trasmettere, ma esiste anche il buon senso del referente che dovrebbe porsi criticamente rispetto al lavoro non tanto dal punto di vista di come lo avrebbe fatto lui, ma da quello di chi lo ha fatto. Poi e solo poi eventualmente stabilire se gli “piace” oppure no, non tanto se è giusto o sbagliato il “come” di chi lo propone. Il “come” è una scelta del fotografo, ed in quanto tale se fatta con consapevolezza, non credo (dico non credo) possa essere sindacata… Può essere criticato il risultato finale, ma non la scelta che sta dietro per arrivarci.

Dicevo martedì (sintetizzo un discorso molto ampio che prima o poi proporrò su altro forum) Daydo Moryama, confeziona libri di fotografie “messe insieme senza nessun particolare criterio” (sua dichiarazione). Vogliamo sindacare sul fatto che non sa confezionare libri? O possiamo solo dire se il risultato attraverso quel processo ci piace oppure no?

Alex Webb in “The Suffering of Light” presenta una serie di fotografie apparentemente slegate tra loro. Il lavoro quindi non va bene perché non si capisce dove sono fatte? Perché non si capisce quale sequenza logica abbia? Sfido a trovare una visione caratterizzante in senso geografico e/o architettonica nella “Cuba” di Bazan… eppure… accidenti se è Cuba.

Ora è chiaro che noi cinque non siamo neanche lontanamente degni di "portare le borse" di questi grandi fin qui citati e che il nostro lavoro non ha nulla a che vedere con le meraviglie di cui sopra, ma il concetto ed il principio di fondo è lo stesso.

Torniamo infine ad un altro aspetto che forse non siamo riusciti a spiegare bene martedì. Riprendo la foto di Emanuele citata da Pippo in chiusura di serata. Ricordate lo sguardo illuminato dal raggio di sole? Quella foto nasce quindi da appunti di emozioni su un diario (credo che ormai la descrizione sia stata letta da tutti, quanto meno per curiosità). Ricostruisco l’operato di Emanuele.
Emanuele vede qualcosa che lo turba parecchio… “Ma che razza di scuola è, che luogo è? Che diavolo succede in quel buco buio”… mosso da un’emozione e non dall’esaltazione della forma (che francamente è difficile pure da vedere in quel contesto specifico, provate per un attimo ad immedesimarvi nel luogo), si avvicina alla scena e prova di tutto per rendere al meglio quell’immagine. Che colpa può avere Emanuele oltre ad essere stato davvero molto brav0? Avrebbe dovuta farla meno "bella"? E’ uno scatto formalmente ineccepibile, ma dall’altro lato della bilancia, perdonatemi, non riesco a mettere un grammo in meno di contenuto rispetto alla forma… ed allora perché non va bene? Pippo, attenzione, esulo assolutamente da ogni senso polemico, credimi te lo scrivo col cuore… è solo che ormai maturano idee ed opinioni e le condivido nel senso di metterle in comune… Potremmo poi dire che oggi la fotografia si spinge verso la predilezione del contenuto rispetto alla forma… è vero, probabilmente sarà qualcosa su cui ci concentreremo in futuro in qualche altro viaggio, ma tutto e subito, non ce la facciamo… altrimenti di che ti parlerò nel 2015?

Un caro abbraccio a tutti, grazie per la bella serata ed avanti così…

Alberto
 
Report to moderator   Logged Logged  
 
Last Edit: 2014/05/22 13:13 By alb.o.
  The administrator has disabled public write access.
#8867
salvo canuti (User)
*Socio Fondatore*
Posts: 138
graphgraph
User Offline Click here to see the profile of this user
Re:Appunti di viaggio: Rajasthan 9 Years, 11 Months ago Karma: 0  
Solo poche righe, ammettendo di non essere “attrezzato” per confrontarmi dialetticamente con chi mi ha preceduto, e che hanno argomentato “la serata” in ogni sfaccettatura.
Solo qualche nota, per specificare che,dal mio modesto punto di vista, è stata una serata speciale. A renderla tale sono stati i nostri cinque “cavalli di razza” che,oltre all’audiovisivo hanno avuto la felice idea di farlo precedere dalla visione di alcuni scatti rappresentativi delle loro più profonde emozioni vissute nel percorso Indiano.
Immagini che non hanno trovato collocazione nell’audiovisivo ma che ,accompagnate dai commenti degli autori, hanno tenuto l’uditorio in religioso silenzio ,come rapito, come coinvolto nelle stesse emozioni .Scusate se è poco.
A renderla speciale hanno contribuito i presenti che hanno animato un dibattito articolato, serratoma sempre sereno su concetti fotografici recenti ed attuali ,conservativi ed innovativi, tradizionali e trasgressivi. Nulla di nuovo parlando di ….fotografia.
Appunti di viaggio. Il mio amico Cosimo Di Guardo torna dal Giappone dove era stato invitato a realizzare ws alla mia banale domanda : “Cosimo com’è il Giappone” mi risponde : “Pensa hanno la tavoletta del water riscaldata. Ognuno nei propri appunti , sul taccuino , nella testa o nella fotocamera “scrive” o ti riporta quello che ritiene.
Poi io lo potrò giudicare irrilevante,superficiale,emozionante e quant’altro ,nel reciproco rispetto .
L’audiovisivo . Inappuntabili le immagini ,sotto ogni forma di giudizio, penalizzato o per meglio dire,non esaltato dal montaggio, parte essenziale in queste circostanze,determinato ,a mio avviso ,dalla “lontananza fisica” del responsabile,che ha impedito un costante confronto sulle varie fasi. Qualche eccesso di “argomenti” è stato riconosciuto dallo stesso Alberto.
La connotazione. L’aspetti,chi come me non è mai stato in India si aspetta di trovare ….quello che non c’’è e te ne fai una ragione quando gli autori ti motivano le loro scelte ,il loro desiderio di mostrarti un luogo, dove hanno vissuto forti emozioni e coinvolgimenti, chiamato India.
Non è un reportage ,non lo è ne voleva esserlo ,ritengo già sorprendente che cinque fotografi,con percorsi,sensibilità cultura diversi abbiano realizzato un lavoro così omogeneo.
30 anni ,quasi,di Acaf si quasi un quinto della storia della fotografia …orgoglio !
Orgoglio di esserci ancora ,di proporre eventi ,di afere i “Nuovi Scatti,di incontrare Mario Cresci ed Enzo Carli ,a breve,di proporre incontri come quelo do martedì quando fino alle 24 eravamo nel cortile a chiacchierare rischiando di restare saenza cena. Il tutto senza forzature senza mode,senza affanni,con costanza e passione….30 anni ,quasi,vorrà pur dire qualcosa.
A proposito il grazie per la piacevole serata è nostro.

Salvo
 
Report to moderator   Logged Logged  
  The administrator has disabled public write access.
Go to top Post Reply
Powered by FireBoardget the latest posts directly to your desktop

Social network

Segui l'ACAF

instagram.png fb-art.png twitter-logo.png
youtube-128.png