Tony Gentile, classe 1964, nato a Palermo, ma con volontà e senso del dovere da giapponese.
Ecco, nella mia mente, se penso a lui, penso all’instancabile lavoratore giapponese.
Perché? Perché è molto compreso nel suo lavoro e mestiere di fotografo professionista, instancabile, inarrestabile, sempre alla ricerca della notizia, fotografa come se fossero tre e non si ferma neanche di fronte nubifragio notturno per avere “l’immagine” da inviare alla sua agenzia: la Reuters.
Simpatico, sorriso aperto, disponibile, ma s’inc…, pardon, si innervosisce moltissimo, se non ha “l’immagine” o se i suoi collaboratori non la hanno!
Quando non fotografa chiede permessi, idea storie, raccoglie notizie, risponde al telefono.
Lo puoi incontrare disteso sulla neve ad attendere il passaggio di uno sciatore o in piazza S. Pietro con uno zoom 700-1200 da svariati chili sulle spalle, ma anche fra immigranti africani o in mezzo al mare, sempre a cercare lo scatto della sua vita, e sì che ne ha trovati. Ma lui non si ferma mai, non dorme sugli allori, la vanità, confessa, lo spinge a cercare sempre lo scatto per cui essere ricordato. Se il lavoro di agenzia lo porta scattare ovunque ciò che la notizia richiede, non si fa mancare gli spazi per una ricerca personale, per le sue storie, in cui, a mio modesto parere, da il meglio di se.
A guardarlo così non sembra un Siciliano, dove sono la flemma, l’indolenza propri dell’isolano? Dove la sciatteria tipica del lavoratore italiano alla Alberto Sordi?
Zum, Flash, Zadap, Zang-tuumb tumb tumb! Via, più veloce della luce! Un futurista? No, ho deciso è un Nippo-Palermitano!
Emanuele