La riunione sociale del martedì stavolta sembrava una ipotetica lezione del poeta Gianni Rodari (quello di Sussidiario impazzito). Intendo dire che l’organizzazione della presentazione visiva delle immagini proposte dai soci Riccardo Lombardo e Silvana Licciardello obbediva ad una logica simpaticissima che li riconduceva ad una griglia geografica basata sull’alfabeto della lingua italiana (Lombardo) e sull’incrocio immaginario tra meridiani e paralleli (Licciardello). L’ordine alfabetico geografico del primo dei nostri ospiti ha confermato la ricchezza della nostra isola che è riuscita difendere (a denti stretti) l’ingenua quanto calorosa invenzione della festa, Nonostante i tentativi di secolarizzare, globalizzare, stravolgere significati che affondano simboli e tradizioni in vecchissimi miti, l’Es collettivo siciliano, nell’esperienza della festa, recupera in maniera liberatoria il suo ruolo quasi teatrale e si fa protagonista e interprete di una scena ancora ricca di suggerimenti e di memorie. Maestro Riccardo, ancora una vota, penetra fotograficamente le mille sfaccettature di questo intreccio fra rito, devozione, tradizione e teatro e agendo sulla loro rappresentazione ne rivela con serenità i molteplici significati sottintesi, Sua magnifica spalla è stata la consorte che ha didascalizzato e contestualizzato ogni testimonianza fotografica del marito a mo’ di traccia e vademecum per i presenti; e così la festa si è fatta Festa
“Tutti i viaggi, intorno al pianeta, si sono risolti definitivamente: non resta, ormai, che viaggiare attraverso i segni, attraverso le linee e i colori di una cartina geografica, dove un fiume è solo un segmento azzurro e una grande città solo un cerchietto nero”. Così Luigi Ghirri, nel libro seminale “Atlante”. Una considerazione, invero, che ci appare un tantinello riduttiva ancorché fondata. La nostra socia Licciardello non si rassegna a questa rappresentazione tassonomica e, con risoluzione e determinatezza, riprende con passione l’esperienza dell’incontro e dell’agnizione per declinare la sua ricerca “dell’altro e dell’altrove”. Lo strumento fotografico l’asseconda non per dire “fin qui sono arrivata” ma per documentare “questo mi è accaduto”. Lungo i meridiani e i paralleli, dentro un tempo a volte veloce a volte lentissimo, ha posato i suoi occhi che, tra sorrisi e scoperte, trattenevano gli interrogativi ansiogeni della nostra presunta cultura europea. Le immagini di Silvana hanno fatto emergere, con sensibilità e disponibilità, l’idea di un racconto dove i meridiani erano i dialoghi necessari per condividere eterne difficoltà ed nuove avventure mentre i paralleli erano i percorsi dove incontrare una preghiera o un sorriso. Diceva Chesterton, romanziere inglese, che non si può viaggiare bene se non si è attraversato il mondo racchiuso dentro la propria casa. Concordiamo col grande narratore ma, ricordiamo, che per la nostra socia la casa è il mondo,
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