Ieri sera, mi siete tutti testimoni, ho cercato di far parlare Charis Wilson (Nudo 1946 di E. Weston)) ma lei è rimasta in silenzio, irremovibile alle mie domande, indifferente alle mie insinuazioni o deduzioni.
Mi dovete dare atto di averle provate tutte: dall'analisi fenomenologica, a quella della patristica, da quella retorica a quella strutturalista, dall'empatia neuronale al segno come scena del teatro.
La fotografia, inverp, ha parlato, ci ha raccontato la sua storia, i suoi trascorsi, come sia nata e com'è vissuta e sia arrivata fino a noi.
Lei, invece, tenace e ferma, col suo capo reclinato, guardandoci in modo ineffabile, ha deciso di accordarci solo un minimo di confidenza.
In cosa è consistito questo piccolo regalo? Nella sua "forma", bellissima; quella che le aveva dato il suo autore che in un miracolo del suo sguardo, puroi, pudico e pulito, l'ha resa eterna.
Ieri sera, forse perché un poco pentita per tanta freddezza. mi è venuta trovare in sogno e mi ha detto che nonostante il fiato mio sia corto e la loquela ancora impacciata, beh, ha provato piacere che ancora abbia parlato di lei.
Pecca di vanità la nostra amica? oppure siamo noi che le siamo sempre innamorati?
Lei non parla e il nostro orecchio deve rivolgersi altrove. Ma in quell'altrove noi continueremo ad amarla.
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