recensione di Francesco Barbera
La fotografia nasce alla fine dell’ Ottocento come evoluzione contemporanea della Pittura e come strumento funzionale per la Pittura, ma il progredire del mezzo e della sua manualità, l’ eccessiva veridicità dell’ immagine prodotta , il diverso approccio dell’ artista fotografo con il mondo da se rappresentato, la fanno rimanere intrappolata ben presto in una disputa culturale sul suo valore di forma d’ arte autonoma, sulla sua sudditanza rispetto alla Pittura stessa,in un “combattimento per un immagine” ( espressione non da me coniata ) che solo in tempi abbastanza recenti ha perso molto del suo vigore, assegnando a ciascuna delle due espressioni artistiche una proprià identità , molto differente l’ una con l’ altra se non addirittura contrastante. Dopo secoli di cotante discussioni, da me sintetizzate per ovvi motivi in due scarne righe , ma non per questo oggetto di memorabili diatribe a tutti i livelli , ecco che il nostro Simone di ritorno da Trapani posta in gallery questo ritratto di donna e riapre per mio tramite l’ ennesima riflessione sulla materia.
A una prima fugace vista dell’ iconcina dell’ immagine ho creduto che Simone, abbandonando il progetto Trapani, fosse invece volato a visitare una pinacoteca del Nord Europa e ne avesse voluto riportare documentazione.
Un volto di donna realizzato con estrema cura, le sfumature della pelle con tanti passaggi tonali, la luce magnifica , tridimensionale , il contrasto tra il bianco e il bruno dei due veli , l’ orientamento del volto ne di profilo ne di fronte ma di tre quarti, lo sguardo mai diretto all’ osservatore , ma rivolto in diagonale verso il basso: mi sembra insomma di rileggere le definizioni dei testi liceali di storia dell’ Arte alla voce: “ Pittura e Ritratto Fiammingo “ .
Il vero “ Mistero “ è stato poi accertare che trattasi di fotografia , una vera e bella fotografia, sapientemente realizzata in un ambito tra l’ altro non facile come il reportage di una convulsa festa religiosa. A volte , è vero, tutto si combina a creare la situazione giusta anche nelle situazioni più improponibili: se i ritratti in tela come quelli a cui ci riferiamo fanno pensare alle ore di pazientissima posa dei soggetti ritratti davanti il cavalletto dell’ artista pittore, nulla di questa fotografia parla della rapidità di scatto che una situazione occasionale di reportage ha richiesto al nostro Simone per ottenerla e portarla a noi.
Chi è questa donna? Che ruolo ha nella società? Il suo sguardo basso ,altero o sottomesso ?, il suo vestiario, le sue fattezze nobili…quanti punti di domanda nascono dall’ osservarla, ignorando le connotazioni che l’ autore ci fornisce apponendo un titolo che potrebbe risultare anche superfluo !
Qualcuno obietterà sul sicuro lavoro di post produzione molto accurato, ma ormai siamo tutti d’accordo che anche questo fa parte del mestiere di fotografo moderno ; anzi ,mi chiedo e vi chiedo tornando alle prime righe di questa mia riflessione, sarà che l ‘ era del digitale ha avvicinato le due figure del pittore e del fotografo come mai prima? Il poter andare oltre la realtà libera la fotografia da ancoraggi documentativi e la rende ancora più capace di “mentire” e quindi , come afferma il ns Pippo Pappalardo , di essere Arte. Il mezzo è duttile, accessibile e facile , dalle potenzialità infinite… il buon gusto , la creatività e il talento rimarranno sempre doti naturali . In questo scatto ravviso estrema semplicità di visione unita ad eleganza formale che sono le due doti che ritengo fondamentali. Lo sguardo di questa donna continua a suscitarmi dei quesiti ed è per questo che non la dimentico e che anzi voglio qui ricordare.
http://www.acaf.it/new/cm/displayimage.php?album=lastupby&cat=0&pos=2&uid=854