Recensione di Alberto Castro
Scelta complicata questo mese: almeno tre i candidati per la nostra home page.
Solo il foto finish consacra foto del mese, il lavoro di Emanuele Canino.
Il titolo è cronaca. Non lascia scampo… Indirizza immediatamente il lettore verso un luogo
ed un tempo preciso. Emanuele “ci” riporta in Nepal, nella capitale per la precisione ed il suo
documento proposto è praticamente contemporaneo, quasi un’istantanea. Il documento? Beh, il
titolo sembrerebbe non lasciare altra possibilità, ed invece poi guardiamo la fotografia ed a partire
da quel preciso istante si inizia a sognare… Il dato documentale del titolo diventa narrazione pure
dal spore antico e nobile. Un sogno con partenza da Kathmandu, in un luogo e tempo determinati,
ma con destinazione ignota, frutto di innumerevoli tangenti che ognuno dei lettori soffermatosi su
questa fotografia ha certamente percorso.
Andiamo però con ordine.
Una scena notturna, illuminata esclusivamente dalla luce calda delle candele (lumini di preghiera,
con ogni probabilità). Una donna, seduta dietro il suo banchetto, custodisce la luce e ne regola le
combinazioni a tutela e cura delle preghiere altrui. Cromie eccezionali: giallo e rosso su sfondo
nero la fanno da padroni, insieme ad una esposizione assolutamente perfetta che regalano atmosfere
tanto care al tal Caravaggio. Anche la composizione triangolare frequentemente rinascimentale è
coerente con lo splendido gioco tra luci ed ombre. Pochi elementi presenti nella scena fanno da
perfetto contorno al soggetto principale al centro del fotogramma. Il formato rettangolare disposto
orizzontalmente suggerisce immediatamente che di racconto si tratta… e che racconto!
I colori accesi dalla luce calda, intensa e profonda creano una tricromia affascinante, giustamente
colta e sapientemente valorizzata dal fotografo. Il gesto della donna, rimarca ed accompagna il
lettore verso le candele ed il simbolo della luce che esse rappresentano.
Solo alcuni elementi rintracciabili all’interno del fotogramma ci riportano delicatamente alla fine
del nostro viaggio nel periodo storico di partenza indicato dal titolo (ad esempio gli stoppini delle
candele ed il fianco della scatola su cui essi giacciono).
Uno splendido viaggio, forse questo l’intento del fotografo? Forse questo il “perché” della
fotografia? Non saprei con certezza, ma una cosa è sicura… a noi piace “viaggiare”.
Complimenti, tanti e sinceri!
Alberto Castro
http://www.acaf.it/new/cm/displayimage.php?pos=-5950