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Re:verdoliva: an ordinary day (1 in linea) (1) Visitatore
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Discussione: Re:verdoliva: an ordinary day
#9864
PipPap (Utente)
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Sesso: Maschio Ubicazione: catania Compleanno: 1952-11-11
verdoliva: an ordinary day 7 Anni, 2 Mesi fa Karma: 9  
“Tous les matins du monde sont sans retour”?
“An ordinary day”!

Non ci credo, e provoco l’amico Verdoliva a dimostrarmi che non sia così.
In attesa della sua risposta comincio a dichiarare il mio presupposto ideologico che muove dalla parafrasi biblica che il rimpianto Luigi Ghirri ribaltava nell’ottimismo fiducioso del risultato della visione: “Niente di antico sotto il sole”.
La Luce è sempre nuova, come lo sono i nostri occhi, che sono sempre diversi e sempre stupiti: basta ripulirli dalla noia e dalla pigrizia e possiamo vedere tutto ciò che è visibile e immaginarci l’invisibile.
Dico questo e, lo penso, a maggior ragione, perché il lavoro del nostro amico non intercetta il tempo ordinario e non rivolge mai il suo obiettivo ai soli elementi che vivono dentro la sua rappresentazione fotografica ma preferisce privilegiare, anche, le presenze logiche, poetiche, sentimentali, direi perfino religiose, ancorché inquiete e inquietanti, che si rivelano nel tempo lungo, mai ordinario, della visione e della contemplazione.
In una frequentazione fotografica che ormai si propone da decenni, in parallelo con la migliore esperienza professionale e amatoriale, in consonanza col formidabile sodalizio dei Mignon, Verdoliva ha avuto modo di sperimentare che l’empirica classificazione “street photography” può cominciare a star stretta poiché la sua opera, nel momento in cui si propone editorialmente e si confronta accademicamente, pretende, a buon diritto, di essere riconosciuta come esperienza artistica “tout court” e, in ogni caso testimonianza di un uomo attento all' “altro” e ai suoi “altrove”.

C’è, tra le pagine di questo libro, sommessamente pubblicata e quasi nascosta, una fotografia che, a modo di collage e di autoritratto, propone un metaforico manichino che illustra chiaramente le radici profonde di un’esperienza visiva divenuta, ormai, una scelta di vita.
Il manichino (perché con le mani si esprime) impugna i libri di due maestri di fotografia; il primo, è relativo a quel padre, H.C.B., di cui, grazie a Dio, non riusciremo mai a liberarci; il secondo è una dichiarazione di riconoscenza a Giovanni Umicini, artista e artigiano di assoluta capacità e rara dignità che, nella sua esperienza e nella sua testimonianza, ha saputo coniugare, in assoluta discrezione e umiltà, la sapiente lezione di una fotografia profondamente umana con una serena fiducia nello strumento fotografico. E ancora, nel ritratto di cui parlavamo, ci sono due mani che giungono dall’esterno del fotogramma per contribuire a una possibile fisiognomica del nostro Autore: sono due sacri testi, Walker Evans e Eugene Smith.
Credo che non debba aggiungere altro per rendere evidente la qualità delle premesse intellettuali del nostro amico che affondano e mettono radice nella migliore e sperimentata traccia fotografica del passato e che quella radice accompagnano al senso di un lavoro che riconosce i maestri e i compagni di avventura e di poesia.

E se sei un uomo che sa riconoscere i compagni da incontrare e da tenerti accanto, sei, anche, un uomo che ha capito, di là da quanto suggeritoti dagli occhi, che se c’è un gesto altamente estetico ed etico allo stesso tempo quello è “il camminare” ovvero il mettere in movimento le nostre risorse fisiche e spenderle per percorrere le arterie della nostra esistenza e quelle degli altri simili a noi, misurando di continuo le nostre capacità e le distanze delle nostre ambizioni, calcolando la bontà dei nostri progetti visivi, rapportandoli a quanto ci chiede il nostro desiderio di raccontare, a quanto ci detta la nostra dignità di stare in mezzo alla strada.
Queste parole per significare che la “bella” fotografia, nel lavoro del Nostro, è di facile constatazione e di tutta evidenza; ma la buona fotografia è altrettanto trasparente, anzi va oltre all’apparire eppure vuole rimanere trasparente per conservare il suo essere storytelling, cioè un’affabulazione, un’esposizione costruita per rimandi, allusioni, similitudini, sorprese, scoperte, provocazioni, tutte capaci di intercettare e relazionare con gli altri sistemi di rappresentazione dell’umano pensiero.
Guardate la predilezione rivolta all’infanzia, e. quindi, all’ingenuità che spiazza e che contraddice, che rivela la nudità del mondo circostante e che rimanda ai giorni che verranno, e che si sottrae “al male a venire”; meditiamo, insieme, a come la sua fotografia (che sempre scrittura di luce rimane) muova dall’ombra e non, solo, dalla luce e, quindi, e pertanto, sia capace, di leggere ciò che era un ostacoloo una frapposizione, come una risorsa creatrice di una nuova visione, autonoma e narrante; e ancora il senso, tutto metafisico, della scena compositiva che si richiama al teatro per la citazione della quinta, del boccascena, delle luci che attendono, dell’entrata e dell’uscite dei pesi visivi come dei riflessi, eppure conserva una distanza metastorica, alla de Chirico per intenderci, metafisica appunto.

Quali sono le tue città, Umberto? Sono ancora quelle invisibili di Calvino oppure quelle “del mondo”, mitiche, piene di “astratti furori”, del nostro Vittorini?
Voglio credere che queste tue città siano ancora quelle che hai intercettato e visto nella tua quotidianità - ecco finalmente l’an ordinary day -, nel tuo lavoro e che, per un attimo, si siano illuminate del “gesto” forte del tuo essere fotografo e della tua risoluta volontà a esprimerlo in un “atto” fotografico.
Quindi, per dirlo, con parole ancora mie, "dalla necessità di confessare che per un momento, per un istante, lo spazio della nostra esistenza abbia rivelato l’infinita bontà del suo limite, esprimendo l’incredibile qualità della sua natura".
E per formulare questi ossimori occorreva partire dalla strada come ci hanno insegnato quei maestri e, con loro, Kerouac, Fellini, Fontana, Chaplin, i discepoli di Emmaus e altri ancora?
Mais tous les matins du monde sont sans retour! Per fortuna la fotografia è ancora con noi.
 
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Ultima Modifica: 2017/03/27 17:15 Da PipPap.
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mary (Admin)
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Re:verdoliva: an ordinary day 7 Anni, 2 Mesi fa Karma: 30  
Rileggendo questa intervista , Umberto mi ha detto di riconoscersi ancora in quelle parole nonostante siano passati tanti anni....

Siamo rimasti tutti piacevolmente colpiti dalla semplicità , umiltà e dal suo modo garbato delicato di parlare di se stesso e della sua fotografia.

ha promesso di tornare a trovarci presto e noi tutti ce lo auguriamo!!
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Ultima Modifica: 2017/03/29 15:48 Da mary.
 
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