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Giornata della Memoria, due bimbi, due libri (1 in linea) (1) Visitatore
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Discussione: Giornata della Memoria, due bimbi, due libri
#5093
PipPap (Utente)
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Giornata della Memoria, due bimbi, due libri 13 Anni, 4 Mesi fa Karma: 9  
Giornata della Memoria, due bimbi, due libri.

A)
Qualche sera fa, controvoglia, ho ripreso la vecchia conferenza che avevo confezionato come proposta di riflessione sul valore documentativo della fotografia, e della sua attendibilità, e, correlativamente, la sua storia negli anni, e quindi la sua capacità di trasformarsi, di diventare icona e, magari, piegarsi alle strumentalizzazioni.
Ho utilizzato in questa circostanza, ancora una volta, le immagini fotografiche realizzate prima della Shoah, durante, e dopo.
Come sempre, l’inimmaginabile è apparso sul crinale della coscienza con il suo carico di pena e di responsabilità; come sempre, nella commozione generale (io, mi vergogno a dirlo, a causa dell’ischemia, non riesco più a frenare i singhiozzi) abbiamo cercato “la speranza oltre ogni speranza” (era ebreo anche colui che scrisse questa frase).
Nel gennaio dell’anno passato invitai gli amici di questa rubrica a cercare quei libri (fotografici) che sorreggono quanto vado illustrando in questo benedetto seminario, ed a quella segnalazione vi rimando poiché in questo sito è ancora conservata.
Ho sentito, però, il dovere di ritornare sull’argomento per segnalarvi la straordinaria storia di una sola fotografia, una sola, quella cosiddetta del “bambino del ghetto di Varsavia”, indagata da Frederic Rousseau, con appassionata analisi e competenza, nel libro:

FREDERIC ROUSSEAU
IL BAMBINO DI VARSAVIA
Storia di una fotografia
Laterza editori,2010

“Conosciamo quest’immagine, conosciamo quel bambino. La fotografia del ghetto di Varsavia è diventata un’icona della Shoah, un oggetto nomade che erra nel campo della memoria occidentale da più di sessant’anni. Com’è nata la fotografia simbolo del’Olocausto? E’ ancora in grado di parlarci o la guardiamo senza più vederla?”
La guardiamo ancora, perché la storia di certe immagini si dispone come un anello di tragici meccanismi che vedono i bambini vittime innocenti della follia umana.


Ed allora - anche perché richiamato dall’autore di cui sopra - ancorché in un contesto differente, voglio invitarvi ad incrociare le vostre riflessioni, quelle dell’autore Rousseau, ed il mio invito, sulla scorta di un altro libro:

DENISE CHONG
LA BAMBINA NELLA FOTOGRAFIA
La storia di Kim Phuc e la guerra del Vietnam
Codice Edizioni, Torino, 2004

“Ci sono state molte fotografie di vittime, ma quella era ossessionante …. Nell’espressione della bambina c’erano paura ed orrore, ciò che la gente provava riguardo alla guerra. Quell’immagine mostrava le conseguenze del conflitto, dava la misura di quanto fosse sbagliato e devastante. La gente guardava e diceva “La guerra deve finire””(George Esper, Associated Press. Saigon).
E’ il celebre scatto di Nick Ut che ha contribuito a far perdere una guerra e quindi a fare finire la guerra; è anche la straordinaria storia di una donna fotografata come una vittima bambina e che, successivamente, da donna ha testimoniato, senza clamore, con i suoi giorni, la sua fiducia nella vita che, pure, quel giorno, indelebilmente, l’aveva bruciata con tutte le sue speranze.
Anche questo è Memoria (almeno, io lo credo).
 
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Ultima Modifica: 2011/04/27 17:22 Da PipPap.
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