Un libro vietato: "immagini inquietanti"
Un libro vietato (solo per la vendita) ai minori di quattordici anni? Sì, proprio così.
E che sarà mai - direte voi? E’ un libro importante, vi rispondo, da leggere con attenzione e prudenza: tratta, infatti, d’immagini inquietanti, molto inquietanti, e riprende situazioni bruttissime, brutte, oscene, imbecilli, angoscianti, tristi, imbarazzanti, e tutte umane.
No, non ho fatto un elenco e neppure una graduatoria. Ho voluto solo presentarvi le varianti possibili dell’inquietudine che potrete incontrare guardando queste fotografie realizzate, non casualmente, per farvi perdere, appunto la quiete, e costringervi a mettere in moto il vostro occhio, il vostro cervello e il vostro cuore.
Il libro che vi segnalo, “Immagini inquietanti”, edizioni Skira, altro non è che il catalogo dell’omonima mostra in corso a Milano, nei locali della Triennale, organizzata da Melissa Harris e Germano Celant, intorno alla rappresentazione di quelle visioni inquietanti che tutti i giorni intercettiamo con gli occhi, ed intorno alla fotografia ed ai fotografi che per professione, per dovere etico, per ricerca proprio di questa inquietudine, trattengono e propongono per documentare e comunicare.
Ma cosa è qui documentato e cosa è qui comunicato?
Una cosa importantissima, forse la più importante in assoluto per i suoi collegamenti e per i suoi connessi: il male esiste, sussiste e persiste; occorre prenderne consapevolezza, occorre rappresentarlo oltre l’ipocrisia, il perbenismo, la mancanza di coraggio; ed occorre comunicare questa rappresentazione perché chi conosce il bene, chi lo sperimenta, possa fare forza comune e reagire.
Scusate il tono che ho dato a questa mini recensione, ma la lettura di questo libro mi ha sorpreso, e di tanto, lo confesso, mi sono io stesso stupito.
Non per vantarmi, ma conoscevo tutte le foto che qui sono pubblicate e ho sperimentato pure l’idea che dentro una fotografia ci sta, nel bene e nel male, un fatto perturbante innestato dall’autore o implicito nella realtà fotografata. Ciò nonostante, vedere organizzato un percorso fotografico che traccia, nella storia e nello spazio del nostro pianeta, la costante di un’umana presenza malefica mi ha turbato.
Penso che fosse questo l’intento degli autori e, nel contempo, far riflettere che, se esiste un turbamento, se c’è ancora inquietudine, allora c’è speranza, c’è luce.
In quello strano libro che è il Genesi, si dice che dopo aver creato il cielo e la terra “Dio disse: Sia la luce” e la luce fu. “Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre”. Dove sta adesso la separazione?
Tra qualche giorno, se ce lo ricorderemo, festeggeremo una “separazione”: in buona sostanza, ci ricorderemo di una donna che ha semplicemente “dato alla luce”, perché ha avuto fiducia, perché, anche lei, ha creduto che in fondo fare questo fosse una cosa buona.
Senza luce, e finisco, non possiamo fotografare - neanche con il Noctislux della Leica -; con la Luce possiamo sfidare i divieti under quattordici e guardare e vedere al di là del male.
Buone Speranze, allora, a chi mi legge.
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