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Il contest è giunto alla fine ed è giunto il momento di trarre le dovute conclusioni e formulare i dovuti commenti.
ll contest voleva essere, una volta ancora, un’esercitazione per capire le potenziali attitudini fotografiche dei soci ACAF, e dei frequentatori del suo sito ufficiale, e tale si è confermato sulla base dei risultati pervenuti (invero tanti e da tante parti) nonchè sulla base del dibattito emerso e suscitato.
Lo scopo del contest rimane quello di imparare a pensare per immagini e, quindi, a esprimerne i loro significati reconditi come pure quelli evidenti, e questo scopo rimane ancora valido al di là delle difficoltà incontrate, al di là della necessaria ricerca di metodologie didattiche più efficaci e funzionali.
Il tema, a mio avviso, era alquanto impegnativo: senz’altro fotografabile ma solo dopo meditato approccio, selettivo, personale, soggettivo.
La visione complessiva delle immagini pervenute conferma che ognuno di noi ha una personale “città nascosta” e la peculiarità di questa personalizzazione sta proprio in quel “nascosta”: nascosta a chi? perchè? da chi? nascosta come? e da quando? c’è un responsabile di questo nascondimento?
Le immagini ci parlano, allora, di una scoperta della città in virtù di uno sguardo “nuovo”, più pulito, più benevolo, meno distratto e sicuramente più coinvolto.
Le fotografie si rivelano confezionate con più rigore; c’è tanta attenzione alla profondità di campo intesa in funzione espressiva; c’è una maggiore ricerca di equilibrio nella distribuzioni dei pesi visivi.
La città si rivela allorquando lo sguardo dell’autore si rende consapevole di ciò che sta fotografando e, quindi, si fa rigoroso, critico, nostalgico, ironico, tenero, persino buffo.
Tanta attenzione è stata rivolta ai bambini, alla gente comune, ai vecchi monumenti, al desiderio di riviverli e quindi di disporne per non lasciarli lontano, sotto chiave, se non proprio mortificati.
Un modo di svelare la città è stato quello di vederne la teatralità e, quindi, la capacità di viverne i momenti di aggregazione o di scorgerne quelli di solitudine.
La notte libera e stellata, la prospettiva dall’alto, il recupero delle cose scomparse, sono apparse altre scelte dei nostri amici.
Insomma costruiamo la scena di questa città e recuperiamo ciò che si rende visibile e ciò che si nasconde; questo è il messaggio che arriva.
La silhouette di una fanciulla sul bordo di una antica balaustra e Catania diventa Versailles; una donna si sporge curiosa da una finestra e la piazzetta diventa il “campiello” che abbiamo sognato; scegliamo un punto di vista nuovo, attendiamo le ultime ore del tramonto e una città diversa ci si manifesta, incredibilmente capace di far convivere l’antico barocco, con la fede religiosa, con la vocazione turistica, con una civile vitalità cittadina.
Le immagini partecipanti appariranno su questo sito, in questa rubrica: per adesso ci piace annotare le vincitrici:
Premio della critica
a Agata Lagati
per l’immagine: “dalla finestra”
La città nascosta è quella che scompare perché ormai diruta, abbandonata, crollata; di cui ci piace vedere, sulla base di quello che è rimasto, la sopravvivenza di qualcosa che forse c’è ancora,o, che merita uno sguardo. Questo sguardo l’autrice lo formula costruendo una scena dove la quinta di una finestra le consente di scomporre la visione restituendo ritmo e vitalità a qualcosa che resterebbe tristemente cancellato oltre che nascosto.
C’è pure un intelligente uso dell’articolazione formale dei piani visivi, con un prezioso richiamo stilistico ai grandi autori della fotografia italiana (Gianni Berengo)
Primo Premio Assoluto ACAF
a Rita Spinali
per l’immagine “Città nascosta”
La città è nascosta agli occhi della fotografa dall’intervento umano che deve, ahimè, dividere il mare ed il cielo e nascondere alla preziosa presenza della bambina un chiaro orizzonte e una serena visione.
Tema centrato, ottimamente espresso e narrato in maniera esemplare con buona individuazione della scena e degli sguardi protagonisti.
Un gradito ritorno nei nostri contest.
Secondo Premio Assoluto ACAF
a Giuseppe Martinico
per l’immagine “Ombre in città”
L’ombra nasconde; e dietro l’ombra, oltre l’apparenza, si svelano presenze umane che affidano ad un sacchetto di plastica l’invenzione di una spesa dove, forse, qualcuno ha acquistato solo una speranza temporanea.
La riconoscibilità del mercato catanese accentua la drammaticità di questa visione immersa in un egregio bianconero crepuscolare
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