- Partenza dalla stazione di rifornimento “Gelso bianco” ore 7.15
- Arrivo a Calascibetta previsto per le 8.30
L’uscita fotografica si dividerà in due momenti: nella prima parte della mattinata verrà visitato il paese ed i principali monumenti mentre nella seconda parte si andrà a visitare necropoli di Realmese.
- Rientro è libero
Note storiche
Calascibetta, dall’arabo Qalat-sciabat che significa “castello sulla vetta”, nasce nel 1602 per volontà del conte Ruggiero d’Altavilla, che qui fece erigere un castello fortificato che potesse essere sfruttato come base difensiva grazie anche alla favorevole posizione geografica.
Il santo patrono è san Pietro Apostolo, intestatario insieme alla Vergine Assunta della Chiesa Madre, il cui nucleo originario risale al XIV secolo. Data la veneranda età, l’edificio sacro ha subito vari rimaneggiamenti nel corso del tempo, al punto da alterarne l’aspetto originario: la facciata principale, ad esempio, presenta decorazioni risalenti al Cinquecento. Vari i tesori custoditi al suo interno: dal Coro ligneo finemente intagliato al fonte battesimale cinquecentesco, nonché un prezioso reliquario. Molti i frutti di architettura religiosa presenti a Calascibetta a anche di una certa antichità: dalla Chiesa di s. Antonio Abate risalente al XVII secolo alla Chiesa dei Cappuccini, inaugurata nel 1589 e contente l’Adorazione dei Magi di Filippo Palladini del 1610.
Sulla piazza principale Umberto I si staglia la centralissima Chiesa di Maria ss. del Carmelo, costruita nel 1771 dai Carmelitani e dotata di tre navate. Concludiamo l’excursus religioso citando la Chiesa di Maria ss. del Buonriposo, sita a circa tre km dal centro cittadino nella contrada che da essa trae il nome, e sede di una fortissima devozione popolare.
Calascibetta è anche uno dei principali bacini archeologici della Sicilia centrale. Qui infatti gli uomini hanno vissuto da età molto antiche. Le condizioni geomorfologiche e ambientali del territorio xibetano hanno infatti favorito la vita nelle grotte, e spesso l’accavallarsi di diversi utenti, da genti vissute tremila anni fa ai bizantini, rendono spesso difficile la lettura diacronica dell’abitato. Molto importante è anche la necropoli di Realmese, che presenta tombe a grotticella artificiale che coprono un arco di tempo dal IX al VII secolo a.C. Questa tipologia funeraria è tipica della Sicilia e qui ce ne offre oltre trecento esempi che spesso variano nella configurazione morfologica delle tombe. Ma unico nel suo genere è senza dubbio l’abitato rupestre di vallone Canalotto. Qui l’occupazione bizantina, protrattasi dal VI al IX secolo d.C. ha sfruttato gli aggrottati del vallone, che affondando nell’arenaria per oltre trenta metri hanno consentito la stabile dimora dell’uomo. Il carattere peculiare dell’abitato rupestre consiste nel fatto che ad essere preminenti sono qui gli ambienti a carattere religioso, rispetto a quelli di carattere civile, come di solito accade nelle comunità che hanno eletto ad abitazione simili condizioni ambientali.