Una interessante ed affollatissima masterclas pomeridiana, seguita dal classico appuntamento serale delle ore 21 . Così è ripresa, martedì 22 settembre presso il Borghetto Europa ,l’attività dell’A caf con la presenza di Valerio Bispuri fotoreporter romano.
“Il mio obiettivo ? Un 24 mm ,in quanto mi da la possibilità di essere “dentro la mia storia ,a stretto contatto con la scena ,se allunghi un braccio e li tocco sono al posto giusto”.
“La mia fotografia ? Rinuncio all’estetica fine a se stessa, cerco di realizzare una fotografia profonda,che comunichi ,che esprima la ricerca della storia che sto narrando,che probabilmente dovrà avvalersi di molti scatti e di parecchio tempo in quanto non ritengo realizzabile un progetto in pochi giorni e con pochi scatti”.
Così Valerio si è presentato agli attenti partecipanti alla masterclass,snocciolando in successione come prepara il suo lavoro ,come sceglie la prima immagine e ,di conseguenza,quali caratteristiche dovrà avere la seconda.
Uno scambio serrato di domande al quale Valerio si è prestato con estrema disponibilità ,con la sua voce pacata e chiara.
Poi la saggezza di un suggerimento appropriato ,non tutti avranno la possibilità di recarsi per lunghi periodi in luoghi lontani per realizzare il reportage desiderato ,allora proviamo a farlo vicino casa ,con argomenti che conosciamo con personaggi che possiamo coinvolgere e renderli protagonisti della storia che vogliamo raccontare.
Ha concluso parlando dei suoi lavori ancora “aperti” ,quello sul paco,una terribile droga, e quello che ha per protagonista il sentimento omosessuale di una giovane sudamericana.
Un lungo applauso gli è stato riservato quale ringraziamento per i consigli che ha voluto offrire.
L’appuntamento serale ha avuto uno svolgimento diverso,ovviamente,non potendo prescindere anche da un auditorium diverso .
Si è maggiormente sviluppato intorno alla realizzazione del libro Encerrados,lavoro che racchiude 10 anni di visite a 74 carceri in Argentina e che gli è avvalso innumerevoli riconoscimenti in tutto il mondo.
La profondità degli scatti ,in questo caso ,è resa possibile dalla convivenza del l’autore con i reclusi,pranzando con loro ,sentendo i cancelli e lucchetti chiudersi alle spalle in un settore altamente pericoloso.
Il dibattito che si è sviluppato ha subito ll’intervento provocatorio del nostro Pippo Pappalardo circa valenza di alcune forme deteriori di detenzioni e ci ha rivelato come il ruolo della fotografia sia,anche, quello di “accendere” il dibattiti su taluni argomenti che sovente trascuriamo.
È stata un lungo ed approfondito incontro , Valerio lascia una traccia di professionalità,correttezza,cultura,non facilmente riscontrabile oggi in un settore che costantemente ci inonda di immaginii privo di quella profondità che “lascia il segno”, che consente ad un prodotto di essere apprezzato tra i critici ,i cultori e soprattutto gli acquirenti di volumi di Fotografia , cosa non facile oggi.
Alla prossima,
Salvo
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