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Fotografia: a che punto siamo? (1 in linea) (1) Visitatore
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Discussione: Fotografia: a che punto siamo?
#8526
Caristofane (Utente)
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Fotografia: a che punto siamo? 10 Anni, 2 Mesi fa Karma: 2  
Negli ultimi tempi molte sono le preoccupazioni che affliggono i fotografi, specie professionisti, riguardo l’attuale percorso della fotografia.
Potremmo dire che il fotografo si trova in una situazione paragonabile a quella in cui si trovarono i pittori all’indomani della nascita della fotografia (curioso paradosso): ciò che fino a quel momento aveva richiesto duro lavoro e maestria d’arte e di tecnica, poteva d’un tratto essere eseguito facilmente ed automaticamente dal fotografo (con conseguente perdita di fette di mercato oltre che di prestigio).
"... Il problema del rapporto tra le tecniche artistiche e le nuove tecniche industriali si concreta, specialmente per la pittura, nel problema del diverso significato e valore delle immagini prodotte dall'arte e di quelle prodotte dalla fotografia. La sua invenzione (1839), il rapido progresso tecnico che riduce i tempi di posa e permette di raggiungere la massima precisione, i tentativi di fotografia "artistica", ... hanno avuto, nella seconda metà del secolo scorso, una profonda influenza sull'orientamento della pittura e sullo sviluppo delle correnti artistiche, collegate con l'Impressionismo. Col diffondersi della fotografia molte prestazioni sociali passano dal pittore al fotografo (ritratti, vedute di città e di paese, reportage, illustrazioni ecc.). ... Se l'opera d'arte diventa un prodotto eccezionale può interessare soltanto un pubblico ristretto, ed avere una portata sociale limitata; inoltre anche nell'arte la produzione di alta qualità cessa di avere una funzione e non ... si qualifica più come un bene di normale consumo, ma come arte mancata: tende perciò a scomparire. ... le soluzioni che si prospettano sono due: 1) si elude il problema sostenendo che l'arte è attività spirituale che non può essere sostituita da un mezzo meccanico (è la tesi di Baudelaire e poi dei simbolisti e delle correnti affini); 2) si riconosce che il problema esiste ed è un problema di visione, che si può risolvere soltanto definendo con chiarezza la distinzione tra i tipi e le funzioni dell'immagine pittorica e dell'immagine fotografica (è la tesi dei realisti e degli impressionisti).
... la pittura, liberata dal compito tradizionale di "raffigurare il vero", tende a porsi come pura pittura, cioè a chiarire come con procedimenti pittorici rigorosi si ottengano valori non altrimenti realizzabili. L'ipotesi che la fotografia riproduca la realtà com'è e la pittura come si vede non regge ... anche il fotografo manifesta le sue inclinazioni estetiche e psicologiche nella scelta dei motivi, nell'atteggiare ed illuminare gli oggetti, nelle inquadrature, nella messa a fuoco...."
(Giulio Carlo Argan - L'arte moderna, 2002).

Molto più che la rivoluzione digitale, è stata la progressiva computerizzazione degli apparecchi e la diffusione di tecnologia sofisticata a basso prezzo, a mettere in difficoltà i fotografi professionisti e tutti gli appassionati di fotografia. Oggi non occorre più il know-how di un "fotografo" per fare una fotografia tecnicamente corretta, occorre solo una macchina adeguatamente dotata dei programmi necessari alle varie condizioni di ripresa. Questa evoluzione, lasciando poco o nessuno spazio all’errore tecnico, spezza il divario fra il neofita ed il professionista. La facilitazione nella realizzazione del risultato ha reso inutile “l’arte” acquisita al banco dell’esperienza dei fotografi più “anziani”. Chiunque, senza aver mai letto una sola riga di un manuale tecnico, senza sapere cos’è un tempo di otturazione o un diaframma, può prendere una macchina fotografica e fare una fotografia tecnicamente corretta, poco importa se analogica o digitale. Se poi per caso dovesse sbagliare (inquadratura, oggetti impropri che escono da dietro le teste o altro) c’è sempre il pennello magico di Photoshop a sistemare le cose (anche l’analogico spesso necessita di un passaggio digitale per la diffusione on-line, per la stampa tipografica o per altri usi).
Allora a che serve un fotografo?

La perdita di mercato da parte dei professionisti del settore è un chiaro esempio delle implicazioni pratiche di quanto sta accadendo. Di qui i vari distinguo per rendersi riconoscibili tra la massa dei produttori d’immagine: io fotografo in analogico, io stampo in camera oscura, io faccio concettuale, io col banco ottico, io artistico, io introspettivo, io desaturato … e così via di questo passo. Inutili di fronte al giovane rampante che risponde immediatamente (e pragmaticamente): perché devo perdere due ore in camera oscura per realizzare ciò che posso ottenere in due click al computer con risparmio di tempo e denaro? Perché devo perdere tempo a studiare una tecnica del tutto inutile, giacché fa tutto la macchina? Uno stile personale? Non uno ma cento con photoshop! E poi, si sa come sono fatti i giovani d’oggi, sempre una maledetta fretta di arrivare, di saltare le tappe! Il fatto grave è che purtroppo di pari passo all’ignoranza tecnica, compensabile in parte con le sofisticazioni tecniche del mezzo, si accompagna una più o meno diffusa ignoranza storica, concettuale e artistica, della fotografia in particolare, dell’arte più in generale.

Occorre evidenziare, inoltre, come, offuscato dalla ingente massa d’immagini tecnicamente perfette proposte ogni giorno, il livello di attenzione dedicato alle stesse da parte del pubblico è progressivamente crollato a livelli bassissimi. Di fatto il tempo dedicato ad una singola immagine oggi non supera spesso la frazione di secondo necessaria a registrarla sul supporto, analogico o digitale che sia. Come se di un libro leggessimo solamente il titolo, l’incipit o, al massimo, la quarta di copertina. Capite bene come, in queste condizioni, l'unico messaggio che può arrivare è quello diretto della rappresentazione del referente, del mondo oltre l'obiettivo. Che siano state fatte con una reflex professionale o con una compatta o con un telefonino, le fotografie oggi sono tutte tecnicamente perfette in maniera quasi imbarazzante. Così dov'è finita l'arte del fotografo? Di più: sono tutte ugualmente programmate per aderire al gusto medio della popolazione. Ad esempio non c'è un programma per il mosso o per lo sfocato o la sottoesposizione. In effetti è divenuto un caso eccezionale vedere uno di questi "errori" nelle immagini riprese da una macchina dotata di tali automatismi. Né il pubblico accetta a cuor leggero tali tecniche. Non è raro, da parte di chi osserva le immagini, udire osservazioni del tipo:"peccato questa è venuta mossa" - oppure - "peccato dietro il soggetto è tutto sfocato, non si capisce chi altri c'era"- e via di questo passo. Occorrerebbe spiegare loro che, sebbene qualsiasi macchinetta elimini il problema mosso con un colpetto di flash o alzando gli ISO in maniera automatica, se in questo caso ciò non è avvenuto è per una precisa scelta espressiva del fotografo; che in quella scena il mosso evidenzia un movimento che altrimenti non sarebbe stato reso e conseguentemente percepito. Che il soggetto non sarebbe risaltato se fosse stato immerso in una marea di altre teste o altri oggetti dai colori forti e che il “tutto a fuoco”, cui il pubblico è tanto abituato, è una caratteristica, non sempre auspicabile, degli apparecchi dotati di un sensore di piccole dimensioni (sarebbe ???). Ma non è colpa loro, è solo che non sono educati ad una lettura dell'immagine o quanto meno di un’immagine che vada oltre lo scambio da social network.

In molti cercano oggi un linguaggio espressivo differente, talvolta dirompente o scioccante, talaltra il semplice tentativo di astrarsi dal referente, nel tentativo di distaccarsi da un regime di esplorazione del mondo esteriore per passare ad uno di concretizzazione di quello interiore. Tutto al fine sia di distinguersi dalla “plebe” fotografica, che di manifestare una propria capacità espressiva, come anche rendere più efficace il messaggio trasmesso attraverso le immagini. In ogni caso uno stile atto a distinguere la fotografia automatica da quella pensata e quindi “sbagliata”, proprio perché fuori degli automatismi. Ne è nata anche una nuova deriva verso l’arte (ritrovato sbocco di mercato commerciale e quindi fonte di remunerazione) con reciproco vantaggio delle parti.

Da quanto sopra ci appare chiara l’importanza del “come”: le immagini, infatti, sembrano oggi tutte uguali. Come potrebbe essere diversamente, visto che sono realizzate da mezzi dotati tutti della medesima programmazione. In questo contesto si palesa per la fotografia (e i fotografi) la necessità di linguaggi nuovi e nuovi inquadramenti. Per tale motivo molti si affannano nella ricarica di modi espressivi diversi e di quanto possa rendere l'immagine prodotta, diversa, accattivante, capace di attirare e trattenere l'attenzione per qualcosa in più di quella fatidica frazione di secondo. “Ad Arles era tutto un fiorire di mossi e sfocati” diceva l’altro giorno Riccardo Lombardo. Tecniche sacrosante, ma niente di nuovo! E poi.. datemi un motivo, una necessità espressiva, e tutto vi sarà consentito, ma gratuitamente no! Il mercato dell'arte pasce e gioisce di queste tensioni. Ma un pericolo è in agguato. Quando il linguaggio si fa troppo complesso per il pubblico, si crea un distacco tra il pubblico stesso e l'arte, questa finisce per rivolgersi ad una elite ristretta ed il messaggio cessa di essere tale per divenire manifestazione estetica fine a se stessa o comunque rimanere precluso ai più. L'opera finisce, di conseguenza, per circolare solo presso ristrette cerchie di fruitori “eletti”. Per evitare ciò occorrerebbe agire sui due fronti: innalzare il livello culturale medio della popolazione (scuola, programmi televisivi, stampa, manifestazioni culturali), rendere non troppo estremo il linguaggio concettuale del fotografo.
Si può correre inoltre il rischio di concentrarsi troppo sull’aspetto tecnico, perdendo di vista i contenuti: una immagine che sia solo tecnica, per quanto esteticamente gradevole o accattivante, finisce con l’interessare solo un pubblico di tecnici, ma non veicola nessun messaggio. Per contro una foto interessante per il suo contenuto e per il messaggio che esprime, essendo più fruibile per il pubblico, può riuscire nell'intento di ottenere l'attenzione che merita e, nello stesso tempo, essere veicolo di un pensiero, mezzo comunicativo.

Occorre in questa fase ritornare a pensare forse all’uso che vogliamo fare della fotografia. Uno è certamente quello di documentare e “afferrare” il momento, l’evento immediato che passa solo per un attimo davanti ai nostri occhi e fugge per sempre (questo può essere fatto da chiunque si trovi a testimoniare qualcosa con un qualsiasi mezzo in grado di realizzare fotografie abbia per le mani, sia esso macchina fotografica professionale, telefonino o foro stenopeico). Un altro è l’interpretazione e il racconto intimistico o comunque l’interpretazione del reale, che richiede qualcosa di più che schiacciare un bottone, non solo competenza tecnica sul come, per poterlo affinare al nostro narrare, ma anche capacità e la sensibilità di conoscere, comprendere ed entrare in empatia col mondo che ci circonda. In questo autori come Sebastiao Salgado o Eugene Smith, per fare un esempio, hanno molto da insegnarci, ma anche tanti più o meno sconosciuti (eppure bravi) fotografi amatori e professionisti dei giorni nostri (e qui la stampa specializzata ha le sue colpe, anche se mamma internet talora sopperisce).
A tutto ciò si aggiunga lo stravolgimento, dato dal digitale, del rapporto intercorrente fra l’immagine fotografica e il reale agli occhi dello spettatore. Il pubblico ha finalmente preso coscienza (non sono bastati i Fontcuberta e gli Smargiassi, tanto per citarne alcuni, già ai tempi dell’analogico) che la fotografia non è uno specchio del mondo, ma una sua interpretazione, più o meno forzata e certamente personale, quando non disonesta. L’evolvere del procedimento computerizzato di elaborazione dell’immagine fotografica, ha fatto perdere la fede nel riconoscimento del referente come autentico. La semplicità con cui avviene la manipolazione (falsificazione) ha fatto perdere la fiducia nella capacità testimoniale della fotografia, come anche nelle capacità tecniche del fotografo e nella sua onestà. A livello pratico e psicologico, la fotografia ha fatto un passetto avanti verso la pittura (o più correttamente verso la grafica), ponendosi a metà tra l’una e l’altra. Non pura invenzione, ma nemmeno autentica testimonianza. Eppure la fotografia è ancora fotografia, il suo potere testimoniale è sempre lo stesso, la capacità di mistificare il messaggio (in ripresa o in camera oscura) è sempre esistita, solo prima era più difficile ed il vasto pubblico ne era meno cosciente. Sarà sempre l’onestà e la credibilità del fotografo (o della redazione o dell’agenzia) a fare la differenza. Come per qualsiasi altra forma di narrazione dei fatti è il modo e il punto di vista del narratore a fare la differenza. L’oggettività è una pia utopia. Il fotografare è politico. E spesso politicamente scorretto! Come anche lo scrivere del resto.

Non esiste una regola per fare una “buona” fotografia (notate che ho scritto “buona”, non “bella”), non un teorema, né una tecnica, tutto parte dall’anima, dalla capacità di vedere la luce del mondo con il cuore, attraverso gli occhi, ancorché filtrata dal cervello (vi ricorda qualcuno?).
Solo da una reale passione verso ciò che si sta fotografando e dal desiderio forte di trasmettere un messaggio, può scaturire un’immagine vera e forte e questo, nella fotografia, non si può nascondere, perché si “vede” sempre.

Emanuele Canino
 
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E\' un\'illusione che le foto si facciano con la macchina... si fanno con gli occhi, con la testa e con il cuore.
Henri Cartier-Bresson

Chi non sa fare una foto interessante con un apparecchio da poco prezzo, ben difficilmente otterrà qualcosa di meglio con la fotocamera dei suoi sogni.
Andreas Feininger
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Fotografia: a che punto siamo?
Caristofane 2014/02/12 19:32
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PipPap 2014/02/14 19:01
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Caristofane 2014/02/15 11:37
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PipPap 2014/02/17 10:59
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Caristofane 2014/02/17 17:37
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Caristofane 2014/02/17 17:48
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alb.o 2014/02/17 22:49
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PipPap 2014/02/18 12:48
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Caristofane 2014/02/18 13:05
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Caristofane 2014/03/05 20:33
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alb.o 2014/03/07 01:58
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PipPap 2014/03/07 10:12
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Caristofane 2014/03/08 18:26
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Caristofane 2014/03/08 18:39
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simone.sapienza 2014/03/08 19:39
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Caristofane 2014/03/08 21:53
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Caristofane 2014/03/08 21:53
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alb.o 2014/03/09 00:37
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alb.o 2014/03/09 12:49
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alb.o 2014/03/09 12:51
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alb.o 2014/03/09 13:35
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Caristofane 2014/03/09 12:42
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simone.sapienza 2014/03/11 18:07
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alb.o 2014/03/12 15:15
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simone.sapienza 2014/03/12 15:54
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simone.sapienza 2014/03/13 21:49
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alb.o 2014/03/14 10:21
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Caristofane 2014/03/14 22:46
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Caristofane 2014/03/14 22:52
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alb.o 2014/03/15 00:08
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simone.sapienza 2014/03/15 00:36
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Caristofane 2014/03/15 19:44
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alb.o 2014/03/16 19:40
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cosimodiguardo 2014/03/16 19:41
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Caristofane 2014/03/16 23:38
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alb.o 2014/03/17 00:19
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simone.sapienza 2014/03/17 00:37
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alb.o 2014/03/17 00:55
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simone.sapienza 2014/03/19 08:31
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Caristofane 2014/03/17 13:49
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Caristofane 2014/03/19 19:19
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simone.sapienza 2014/03/19 19:34
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simone.sapienza 2014/03/19 20:02
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