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Cosa è una fotografia?
Abbiamo appreso dai semeiotici che non è un linguaggio o per meglio dire è un messaggio senza codice. In effetti è difficile esprimere un concetto diretto tramite una fotografia, che so: "vai a compare il pane" o "ti amo" o che so io. Per Bhartes è il punctum ma questo, lo si capisce subito, è un elemento troppo soggettivo, troppo legato all'esperienza e all'interpretazione personali.
Per Cartier Bresson è l'attimo fuggente e l'organizzazione perfetta dello spazio, ma è anche allineare l'occhio, la testa e il cuore.
Ci siano quasi. Percezione, elaborazione, emozione. E poi cosa viene? assimilazione, emulazione, imitazione, repulsione...
L'immagine fotografica non è un'immagine astratta o una costruzione soggettiva, è una riproduzione del reale: il suo perfetto "analogon". Eppure la sua interpretazione non è oggettiva. "Questa pipa non è una pipa": la fotografia di una pipa non si può certo fumare!
L'interpretazione di una fotografia affonda le sue radici nel psicologico, nell'irrazionale. Come quando vediamo un pipistrello in una macchia di inchiostro o ci illudiamo di baciare una persona cara baciando la sua immagine.
Ma perché dunque le persone continuano a fare miliardi di foto ogni giorno in tutto il mondo e soprattutto perché noi facciamo e guardiamo fotografie ogni giorno.
I ragazzi di oggi sono figli dell'immagine. Hanno bisogno di immagini per capire, per conoscere, per documentarsi. Per lo più rifuggono la parola, il messaggio scritto, il libro, il messaggio senza immagini.
La fotografia in fondo un messaggio lo veicola, la fotografia che facciamo, il perché ed il come la facciamo, dice agli altri chi siamo, cosa pensiamo, quali sono i nostri interessi, le nostre intenzioni, le nostre passioni e perfino i nostri credi religiosi e politici, l'opinione che abbiamo di una cosa o di un fatto, chi amiamo, chi odiamo e così via.
Se fotografiamo il nostro gatto è perché gli vogliamo bene o comunque proviamo un interesse per lui, se il disagio o la miseria è perché abbiamo interesse verso il sociale, se il volto dell'uomo forse l'interesse è antropologico, se la natura o gli animali e se una donna o un uomo...
Se fotografiamo qualcuno di cui abbiamo una buona opinione o a cui vogliamo bene, cerchiamo di farlo venire bene, al contrario se ne abbiamo una pessima o gli vogliamo nuocere.
La fotografia che guardiano ci da a sua volta un messaggio, un opinione, un indirizzo. Se vediamo qualcosa o qualcuno che ci piace tendiamo ad identificarci e i pubblicitari lo sanno bene. La fotografia di moda ci dice come dobbiamo vestirci, quella pubblicitaria cosa dobbiamo comprare per essere felici o per stare bene o per sentirci in forma o per diventare belli e famosi proprio come quel personaggio della foto. La fotografia politica chi dobbiamo votare e, a seconda di come sono rappresentati, l'idea che dovremmo avere di quel politico.
La fotografia ci dice perfino per cosa dobbiamo commuoverci e per cosa indignarci. Ci guida e ci indirizza ogni minuto. Non lo fa con un messaggio chiaro e diretto, ma lo fa ugualmente bene.
E se noi non ce ne accorgiamo, se non comprendiamo il suo linguaggio, se non ci rendiamo conto di essere profondamente manipolati dalle immagini che ci passano davanti agli occhi ogni giorno, ogni minuto. Se non comprendiamo che fotografare vuol dire mettere a nudo la propria anima e che guardarla vuol dire plasmare la nostra. Allora non avremo capito niente e non solo di fotografia.
Cos'è quindi la fotografia?
Non esiste una risposta oggettiva.
C'è chi fa della fotografia uno strumento per fermare e raccontare un istante, c'è chi invece vuole raccontare/documentare le meraviglia della natura, c'è chi semplicemente sta affrontando una ricerca estetica e c'è chi invece vuole raccontare una persona facendogli un ritratto. C'è chi fotografa a caso...
Ci sono infiniti modi di vedere la fotografia.
La fotografia in fondo è solo un mezzo, un invenzione, un qualcosa di innaturale se vogliamo (nel senso che non esiste in natura qualcosa di paragonabile), ne ha del sogno e del reale, del documento e dell'immaginario, del ricordo e della proiezione.
Quello che conta è il messaggio: una fotografia tecnicamente perfetta, senza un messaggio, senza un'anima, parla solo ai tecnici della fotografia. E per avere un'anima la fotografia deve riceverla dal suo autore. Se l'autore non ha un pensiero, un indirizzo, un opinione, le sue immagini saranno solo esercizi di stile. Frammenti di realtà, alienati dal loro tempo, dal loro spazio, dalla loro consecutio.
L'immagine fotografica ha questo dono e questa maledizione, estrae un frammento del reale da tutto ciò che lo circonda, nello spazio e nel tempo. Quando osserviamo la scena ripresa in una fotografia non sappiamo cosa è avvenuto prima, cosa dopo, cosa le sta accadendo intorno. Slegata da tutto ciò l'immagine perde molti dei suoi significati e ne acquisisce di nuovi. Molta della capacità di mentire delle fotografie deriva da questo più che da qualsiasi photoshop. Da questo e dalla capacità di ingannare i nostri sensi, perché noi siamo programmati per imparare dall'esperienza e quindi per credere in ciò che i nostri sensi ci riportano. In altre parole siano progettati per credere in ciò che vediamo. Anche se a livello razionale sappiamo che è tutto una finzione, come avviene nel cinema, nella pubblicità e nella comunicazione di massa, finiamo per credere e per immedesimarci lo stesso.
Dunque la fotografia è tutto questo un mezzo per comunicare e per documentate, uno specchio dell'anima, una grande bugiarda, un prodotto esteticamente accattivante...
Spetta a noi, alla nostra onestà, sensibilità e vocazione farne l'uso che reputiamo migliore.
Emanuele Canino
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