A proposito d'ordine ed armonia |
di Pippo Pappalardo
Continuo ad acquistare libri, antologie e saggi fotografici. A volte, lo confesso, incappo in scemenze e vanità. Poi, mi fermo; magari rileggo vecchi fascicoli impolverati, qualche volume che non sospettavo di possedere e scopro improvvisamente il richiamo alle cose essenziali, utili e necessarie.
Niente di nuovo, per carità. Ma il fatto che questa semplice
considerazione mi sia rimasta dentro per molti giorni, provocandone
altre e pretendendone altre, mi certifica in qualche modo della sua
bontà e della sua verità. D’accordo, cose vecchie e risapute, che, però, continuano a suscitarmi “cose belle” e m’invitano a restare fedele a questa luce, cercata, incontrata ed accolta, che attende la mia scelta compositiva per esprimersi in comunione, per rappresentare in espressività. I nuovi strumenti fotografici purtroppo organizzano a priori la nostra pigrizia emotiva accontentando rapidamente i sensi che sono in attesa di un risultato. Tanta modernità non ci ha sottratto però il nostro arbitrio compositivo. E meno male, perché sta tutta in questa libertà la nostra visione vera, quella cercata e voluta. Ci pensavo l’altra sera, quando, seguendo il filmato di Branzi, mi ha sorpreso la sorridente reazione rivolta alla semplicità compositiva che il fotografo efficacemente spiegava riferendosi ad una sua celebre immagine. Sì, è vero, tante cose scompaiono ma ciò che vogliamo che venga fuori, l’idea, l’emozione, la sua stessa radice, ebbene questa rimane, di là dal documento, di là dall’evento, del suo aspetto lirico o drammatico e di là del medesimo contributo in termini artistici. E’ proprio ciò che rimane che ci permettere di riprendere l’ordinata riflessione e ci conduce, anche momentaneamente, all’armonia. E tanto ha sempre a che fare con una scelta, un’espressione di volontà, di libertà, di …. composizione. |