"Momenti di crescita" di Valeria Molino
valeria.jpgPensando alla mia esperienza all’Acaf come corsista la prima parola che viene su dal calderone
di ricordi e foto è la parola condivisione.
La condivisione è stato l’elemento costante e mai scontato di questa esperienza di studio, di
passione e di impegno.
Ogni lezione è stata un mix di tecnica e di poesia, e questo era quello che cercavo.
Precedentemente a questo corso acaf avevo seguito un altro corso, certamente altrettanto
valido, pieno di tecnica fatto di numeri di esposizione e diaframma. All’Acaf oltre alla tecnica, ho
trovato il verso, la poesia dell’immagine, la visione letteraria e critica della foto. In altre parole ho
trovato l’amore che non si spegne e che anzi ad ogni corso pare rinnovarsi nei membri anziani
dell’associazione.
Nelle foto, da sempre, inseguo il rumore, il non detto, la parola che si so scrivere ma che trovo
arduo mettere per immagine. All’Acaf mi sono sentita a casa in questa mia ricerca.
Tanti i momenti belli, le uscite all’alba per raggiungere la luce giusta insieme ad altri
appassionati come me. Assonnati ma elettrici come bambini. Le corse nel bel mezzo del
religioso silenzio del venerdì santo ennese e le quattro chiacchiere con il vecchio pescatore
acese per rubare una foto che diventi momento.


Tutte le lezioni sono state valide ma le migliori senza dubbio sono state quelle in cui
portavamo i prodotti delle uscite fatte in gruppo. Ho avuto proprio nell’ultima lezione,
dedicata alla visione delle foto di paesaggio, un impressione in particolare. Le avevo viste
a casa ed avevo selezionato quelle che mi erano piaciute e che mi sembrava narrassero
quel paesaggio silenzioso e dimenticato, credevo di esser stata in gradodi far trapelare
il rumore del silenzio. Portandole al gruppo, ho avuto la sensazione netta e ahimé poco
piacevole di constatarle “mute”. Come quando andiamo al cinema, un film leggero ci fa ridere,
tempo dopo grazie al buon ricordo lo rivediamo a casa e non ci fa riderepiù. A lezione ho
assistito al procedimento inverso, a casa le mie sensazioni si sono rivelate poco formative.
All’acaf ho trovato la lietezza. Provengo da diverse realtà associative,spesso parecchio
deludenti, dove spesso emerge la presunzione del singolo a danno della causa comune. La
voglia di stare insieme e la mancanza di protagonismo che ho registrato all’acaf mi hanno
impressionato senza tanti giri di parole. Ne fanno un associazione altamente professionale e da
cui altre associazioni catanesi dovrebberero trarre insegnamento.
Vorrei dedicare un piccolo sguardo all’avvocato Pappalardo, che mi incantò durante una lezione
universitaria con il suo affabulare coltissimo ed ironico, ricco di storia catenese e non solo. Ho
avuto il piacere di incontrarlo nuovamente ed ascoltarlo nelle serate del martedì dedicate ad
uno fotografo ogni volta diverso. Un pò come un Verga dei giorni nostri,che tra una parola
ed uno scatto, pittura una via catanese, un momento di questa città dai personaggi insoliti. La
fotografia è testimonianza, è una tessera di puzzle di un momento storico e nella migliore delle
ipotesi diventa monito per il futuro. Perchè forse potranno censurare leparole ma le immagini
quelle mai.