Piergiorgio Branzi … chi era costui? Interrogativo di Manzoniana memoria. Ma andiamo con ordine. Da molti anni ormai, mi spiegava Salvo Canuti con evidente orgoglio, l’ACAF porta avanti l’iniziativa di far scoprire, o riscoprire, ai propri amici e soci, i grandi autori della fotografia italiana ed internazionale. Queste presentazioni avvengono oggi tramite materiale didattico audio visivo, ma una volta le immagini da mostrare venivano fotografate ad una ad una per poi poterle rivedere e commentare tutti insieme. Un lavoraccio!
Ma tant’è... l’ACAF va e andrà avanti per la buona volontà di pochi, per il bene di molti, con l’entusiasmo di tutti. E a me, misero spettatore, non resta che mostrare con parole quanto i miei occhi hanno visto.
Piergiorgio Branzi, dicevamo. Dopo l’usuale introduzione alla serata di Salvo e la colta prefazione dell’avvocato Pippo Pappalardo, illustre critico e dotto conoscitore di fotografia e non solo, che ci ha offerto un inquadramento storico-cultural-sociale del fotografo in questione, è stata la volta del video. Si questa volta non direttamente foto ma un video. In questo l’autore, in assenza di una controparte intervistante, narra direttamente di se stesso, della sua storia e delle sue immagini e queste, a loro volta, ci narrano del loro autore, della sua storia e delle sue immagini, quasi in un gioco di specchi o di rimbalzi, in cui la mia mente stanca si perdeva, completamente assorbita. Alla fine ti sembra che Branzi sia un conoscente col quale hai fatto una piacevole conversazione, in quanto mancando un mediatore, durante il video sembra che l’autore si rivolga direttamente all’ascoltatore. O almeno questa è stata la mia impressione.
Scopriamo che, nato da buona famiglia, scopre la bellezza della fotografia fin da giovane e se ne innamora al punto di volerne fare una professione, ma per le vicissitudini della vita, finisce con il fare il giornalista, ma ecco che la fotografia lo segue sempre e compare a colmare i suoi servizi dalla Russia della guerra fredda. In ogni caso, come una fedele amica, la fotografia lo segue per tutte la vita, colmandone i vuoti e risvegliando gli entusiasmi fino ad età matura, quando ormai ritiratosi nella casa di campagna, continua a trovare spunti fotografici anche nei soggetti più originali (una rana schiacciata sulla strada ad esempio), ma segno evidente di una grande fantasia ed originalità interpretativa.
Nelle sue foto, le prime in particolare, mi sembra di scorgere l’influenza di HCB, dalla quale sembra poi staccarsi completamente, per seguire un proprio originale percorso stilistico.
Che altro dire, mi scuserete se non sono

come Pippo e Salvo, e poi ieri sera mi si chiudevano gli occhi dalla stanchezza, al punto che, di alcune cose, non so più se le ho viste davvero o le ho sognate. So soltanto, per certo, che alcune di quelle immagini mi hanno molto colpito, perché se chiudo gli occhi riesco ancora a vederle. Alcune (due o tre) le potrei persino disegnare (la bambina con le uova, la bilancia, la carta, la macchia bianca ed il rubinetto sul muro, il colletto bianco - dimentico qualcosa? - e poi uelle con le teste dei pesci e ancora, chissà perché, la rana schiacciata, ma anche il bambino con il grande orologio sulle spalle ed il suo riflesso nella pozzanghera, che però non si vede nel filmato, ma ci è stato mostrata da Pippo Pappalardo) tanto sono rimaste impresse nella mia mente.
Mi è piaciuto l’amore per la fotografia che l’autore prova e ci traspone, la ricerca della bellezza, il coraggio di riciclarsi e rimettersi in gioco, di sapersi adattare alle necessità e di saper ripescare la sapienza fotografica nel lavoro di tutti i giorni, di sapersi evolvere attraverso le nuove tecnologie (il digitale, spesso ostinatamente respinto dai vecchi fotografi, grandi o piccoli che siano). Perché in fondo il mezzo non è che un mezzo e quel che conta è il risultato. Riuscire a narrare per immagini ciò che si vuole. Raggiungere un concetto o addirittura la bellezza in un’immagine è tutto per un “fotoamatore” (nel senso più pieno del termine).
A me non rimane che ringraziare ancora una volta chi mi ha offerto la possibilità di migliorare la mia conoscenza, alleggerire il mio spirito, far godere il mio occhio ed in fine, perché no, dormire più sereno.
Grazie ACAF.
Emanuele.