ACAF - Associazione Catanese Amatori Fotografia

 
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Re:del nostro tempo e del nostro spazio (1 in linea) (1) Visitatore
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Discussione: Re:del nostro tempo e del nostro spazio
#9061
PipPap (Utente)
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del nostro tempo e del nostro spazio 9 Anni, 6 Mesi fa Karma: 9  
PER CONDIVIDERE QUEL (BENEDETTO) NOSTRO TEMPO E NOSTRO SPAZIO

Esordisce la creatura partorita dalla mente di Francesco Barbera, sempre attento a proporre ai soci e agli amici le occasioni opportune per meglio esprimere il loro pensiero e dibattere sulla loro creatività espressiva.
Siete tutti informati di cosa si tratta: dieci minuti che non vogliono allontanarsi dalla tradizionale programmazione ma intendono rendersi disponibili per coloro che hanno, fotograficamente parlando, in mente qualcosa, che hanno incontrato qualcosa, che ci stanno pensando sopra; per usare le medesime parole di Francesco tutti coloro che hanno una “esperienza da raccontare”.
Ritengo che la proposta ed il pensiero che ci sta dietro, siano assolutamente condivisibili e da accogliere pienamente poiché tante sono le suggestioni che il fenomenno fotografico, oggi, ci trasmette e ci suggerisce e non tutte queste suggestioni, questi imput, questi momenti possono essere sviluppati e concentrati in operazioni concluse, meditate, digerite. Per esperienza sono consapevole che l’assimilazione di una mostra, di un concerto, di un libro richiede tanto tempo, tanto confronto ed approfondimento.
Ed allora ben vengano questi dieci minuti per capire se abbiamo avuto un “pensiero felice”, come diceva Peter Pan, se abbiamo ancora un’esperienza, appunto, da condividere, se vogliamo lanciare un appello o liberarci di qualche rovello.

L’invito di Francesco invero è stato positivamente recepito e raccolto prontamente da soci ed amici che, con noi, condividono il senso dell’avventura intellettuale e la poesia che ne può scaturire ed, a mio avviso, le richieste di utilizzo dei “10 minuti” sono state piacevolmente tante e tutte, dico tutte, validissime (segno che Francesco aveva intercettato bene il bisogno e l’esigenza che c’era nell’aria).
Lo sviluppo e l’articolazione della serata, PERO’ (e sempre a mio avviso), non ha dato ragione e non ha reso giustizia alle motivazioni e alle risorse dell’iniziativa.

Pur nel rispetto delle diversità degli interventi e, quindi, delle sane reazioni provocate e stimolate, si è finito inevitabilmente per considerare solo le parole e le immagini dei volenterosi “gestori dei dieci minuti”, quasi fossero un loro risultato acquisito, assunto e rifilato. Ed invece, era, proprio l’opposto.
Quel che i nostri amici esprimevano non era “il” come fossero stati capaci di rappresentare ed esprimere un risultato sul quale condividere, quando farci provare con mano cose che avevano vissuto (che magari anche noi avevamo sperimentato e che in ogni caso, nell’ambiente ACAF, anche noi avevamo saputo “incubare", in ogni caso momenti che avevano fatto maturare una personalità, un carattere, un’autorialità in qualche modo fotografica.
Per dirla in maniera meno importante: i nostri amici, Giada ed Elio, per scegliere un titolo, una cornice, una mostra piuttosto che un catalogo, quel soggetto piuttosto che un altro, quella poetica piuttosto che un’altra avevano fatto gruppo, avevano individuato delle persone che potevano aiutarli, avevano cercato un’assertività, interiore e personale, fondandola su elementi poveri che avevano a portata di mano, perché acquisiti e mai messi da parte.
Pochi hanno voluto ascoltare la loro esperienza che si è preteso che fosse uscita chiara e pulita, come Minerva dalla testa di Giove, e già in grado di spiegare che cosa fosse un diritto civile o il bisogno di difendere un pianeta: è evidente che ci vorranno anni per arrivare ad una possibile immagine condivisa tra tutti (Salgado docet!) ma i nostri amici ci stavano raccontando che nel tunnel degli anni ci erano già entrati, e già ne era passato uno, e già si erano confrontati, e già erano pieni di dubbi di ogni genere.
Ma già, dico io, e con forza, erano “autori” della loro piccola opera, già l’immagine salvata di volta in volta era la salvezza di un loro pensiero risoluto e tenace per il quale chiedevano un’attenzione di tipo etico.
Ovviamente sto parlando dei minuti di Giada e di Elio, del quale direttamente ed indirettamente, grazie ad un tutor come l’arch. Santino Di Miceli, ho avuto modo di seguir la vicenda e per la quale ho dato assistenza tutte le volte in cui mi è stata chiesta e per quello che ho potuto dare: un dato, in questa esperienza, è stato chiaro, ovvero, far diventare un fatto storico, o politico, o di cronaca come di introspezione, un’immagine onesta e buona, al di là della sua conveniente bellezza.
Tanto si voleva trasmettere. Ma ci si è riuscito solo in parte.

Se è stato facile raccogliere l’invito di trovare nel nostro patrimonio culturale tracce sulle quali costruire percorsi visivi rispondenti alle nostre tradizioni ed emozioni (Riccardo con semplicità francescana - quello di Assisi e non quello di Roma- ha ricordato quel “Notte chiara” di Mimmo Modugno, magnifica parafrasi siciliana del Cantico delle Creature); se è stato relativamente facile (perché impegnativo quanto coinvolgente) seguire l’incipit di Silvana sulla ricostruzione del volto della Cambogia (una meditazione, a mio sommesso parere, che è gia ampiamente sbozzata, liberata da ogni ridondanza, ancorata su basi intellettuali onestissime quanto condivisibili, ed agganciata ad una tematica squisitamente fotografica come quella del ritratto), ripeto se è stato facile convenire su Riccardo e Silvana (esperienze in qualche modo in ACAF sperimentate) più difficile si è rivelato l’impatto sul resto delle proposte: il desiderio di giudicare ad oltranza, la fretta di collocare l’opera nel suo contesto, di catalogarla, di dargli un genere, di vederla fuori dall’autore ha dato la stura a derive di commenti, torno a dire a mio avviso, non concludenti (qualcuno ha detto non costruttive); non si è avvertita l'importanza di dover lavorare sugli autori e meno sui loro risultati ("cosa," e "come", d'accordo, ma non dimentichiamo "il perché!"

Mi conforta, in questo mio sfogo fraterno, Francesco Barbera quanto mi raccomanda di avere pazienza ed attendere che le cose maturino.
Io sono in questo suo pensiero.
Ma proprio perché vi sono dentro non posso consentire che il mio pensiero venga travisato o, peggio, mi si faccia dire cose che non ho detto.
Spiego meglio questa considerazione anche perché non voglio offendere la legittima suscettibilità di nessuno.
Stiamo vivendo un particolare momento della nostra maturità, sia come gruppo che come singoli fotografi ed intellettuali dell’immagine. Attorno a noi, con o senza di noi, le idee, ed il modo di organizzarle e dar loro una forma, cambia con coscienza e partecipazione di tutti.
Rispetto a questo naturale dinamismo io ritengo, (ripeto, io ritengo) che la pluralità di voci e di esiti fotogafici vada integralmente attenzionata con occhi nuovi, con cervelli nuovi, con cuori nuovi (è un vecchio che dall’al di là ce lo ricorda).
Ho testato con mio enorme dispiacere che pochi giorni di confronto con persone, che avete avuto la fortuna di conoscere anche voi, son bastate per distruggere un sapere costruito in vent’anni di esperienza.
Ho sbagliato io in prospettiva, e ne pagherò le conseguenze; gli amici (ripeto, gli amici) mi avevano parlato dei loro dubbi ma IO, ahimè, avevo le mie certezze!
Qualcuno, credo l’ottimo Salvo (dotato della santa pazienza necessaria per ascoltarmi e che mi chiede soltanto di non affievolire il suo entusiasmo) ha provato a misurare la bontà della serata che, tra dibattiti e confronti, aveva pur sempre fatto crescere qualcosa.
Concordo; ma ancor più nel ritenere l’ACAF la locomotiva che dovrà proporsi per sfidare gli inevitabili ostacoli, incidenti, ambiguità dei percorsi.
Ci riusciremo, basta lavorarci.
Cerco un modo per concludere.
L’ho trovato:
Arrivederci a presto.
 
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Ultima Modifica: 2014/11/04 11:08 Da PipPap.
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#9065
Caristofane (Utente)
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Re:del nostro tempo e del nostro spazio 9 Anni, 6 Mesi fa Karma: 2  
Purtroppo contingenze fisiche e... meccaniche, mi hanno impedito di partecipare alla serata di ieri.

Vedo però che il caro Pippo se ne è fatto promotore e portavoce, anche se con una vena di rimpianto per quella che sembra essere stata un'occasione sprecata.
In verità temevo questo risultato. I soci, forse, non sono ancora pronti per questo tipo di incontri che andrebbero prima preparati e poi programmati adeguatamente e con largo anticipo, per prepararsi un po' tutti alla nuova metodica di confronto.
Inoltre non è facile gestire le problematiche del confronto con un vasto pubblico (talora indisciplinato e rumoroso), là dove è difficile già fra quattro amici.
Mi sembra,dalle parole di Pippo, che anzicchè la logica della condivisione e dell'incoraggiamento o anche della critica costruttiva, abbia prevalso, mi sembra di leggere fra le righe, la logica della critica distruttiva e dello scontro. Il rischio è che spaventati gli altri si tirino indietro, ma ancor di più che chi si è presentato abbia le idee più confuse di prima.

Non agiungo altro non essendo stato presente.

Mi preme dire che però l'indirizzo potrebbe essere giusto, a patto però di non bruciarsi per la fretta, i soci vanno a mio avviso preparati adeguatamente per questo tipo di confronto, meglio ancora potrebbe essere avere solo uno/due, o comunque pochi, interlocutori preparati e fare intervenire il resto della platea solo in un secondo tempo, quando l'indirizzo della discussione si è già avviato sui giusti canali.

Ancora di più, per averlo sperimentato sulla mia pelle, la responsabilità di un lettore, perchè di questo in fondo si tratta, di una lettura collettiva di un progetto, è enorme in senso positivo, ma ancor di più negativo.
Il rischio di non aver capito niente e di spararla grossa è enorme, soprattutto se chi parla non ha le idee chiare già di suo (e vi assicuro che è estremamente difficile), non ha la mente aperta e non è animato dalla volonta di aiutare più che di "sdirrubbare".

E però, se già un esperto come Pippo si lascia andare a riflessioni come queste:
"Ho testato con mio enorme dispiacere che pochi giorni di confronto con persone, che avete avuto la fortuna di conoscere anche voi, son bastate per distruggere un sapere costruito in vent’anni di esperienza", non possiamo fare a meno di riconoscere, lo dico ancora una volta, che il confronto è indispensabile per evolversi.

Certi concetti inoltre richiedono tempo per poter essere assimilati, mentre, ciliegina sulla torta, se è difficile spiegare un progetto ultimato, figuriamoci qualcosa che è sul nascere e si può solo immaginare, ognuno a modo suo, naturalmente.

Non posso fare a meno di seguire Pippo nella sua arringa e farla mia:
"Stiamo vivendo un particolare momento della nostra maturità, sia come gruppo che come singoli fotografi ed intellettuali dell’immagine. Attorno a noi, con o senza di noi, le idee, ed il modo di organizzarle e dar loro una forma, cambia con coscienza e partecipazione di tutti.
Rispetto a questo naturale dinamismo io ritengo, (ripeto, io ritengo) che la pluralità di voci e di esiti fotogafici vada integralmente attenzionata con occhi nuovi, con cervelli nuovi, con cuori nuovi (è un vecchio che dall’al di là ce lo ricorda). "

Ora lo sappiamo lasciarsi alle spalle vecchi e sperimentati schemi per affrontare "il nuovo che avanza" è sempre difficile, ma rimanere ancorati alla carrozza per paura degli scoppi del motore potrebbe non essere la soluzione migiore. Facciamoci coraggio, dunque, spogliamoci delle vecchie certezze e proviamo a esporare il mondo "con occhi nuovi, con cervelli nuovi, con cuori nuovi"...

Riivederci a presto
 
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Chi non sa fare una foto interessante con un apparecchio da poco prezzo, ben difficilmente otterrà qualcosa di meglio con la fotocamera dei suoi sogni.
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#9067
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Re:del nostro tempo e del nostro spazio 9 Anni, 6 Mesi fa Karma: 0  
Prima parte.
Più che positivo ,anche, il mio personale giudizio sull’idea dei “10 minuti” proposti da Francesco.
L’iniziativa intercetta una necessità,un esigenza manifestata da amici che intendono“Dare ed Avere” confronti .
A queste esigenze l’Acaf è attenta,sensibile e pronta checchè se ne dica o se ne pensi.
Sicuramente la brevità del “rapporto”dona quel dinamismo privo di fronzoli che,specie i giovani,ricercano ed è figlio di quel condizionamento che ci porta a consumare,bruciare e dimenticare in pochissimo tempo l’enorme quantità d’ immagini proposte quotidianamente dalle varie fonti..
Ten minutes dunque per proporre,chiedere,raccontare, discutere su quegli argomenti esplicitati dal proponente e sui quali ritengo inutile soffermarmi.
Consigliere un ripensamento sulla metodica in particolare ,alla luce della “prima esperienza”, proporrei un contingentamento, anche, del tempo del dibattito e lo collocherei nella immediatezza .
Così facendo si eviterebbe un eccessivo dibattiti spesso farcito da ritorni stancanti di argomenti già espressi .
Si eviterebbe la possibilità che i commenti, spostati in successione all’insieme delle proposte si focalizzino su un uno di questi ritenendolo di maggiore interesse , quindi, proposta : 20 minuti.
 
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#9068
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Re:del nostro tempo e del nostro spazio 9 Anni, 6 Mesi fa Karma: 2  
Peccato non esserci stato, certamente ricapiterà occasione.

L’esperienza non è nuova, già lo scorso giugno Simone Sapienza proponeva nel corso del Ragusa Photo Festival uno “speak corner” (mezz’ora a disposizione di chiunque avesse voluto parlare di un proprio progetto, tema, esperienza fotografica) a sua volta riproponendo uno schema ampiamente sperimentato ed utilizzato nelle dinamiche accademiche americana/anglosassone e non solo. Solo questo basterebbe a provare quanto importante è sapere come si muovono i nostri colleghi ed amici oltre le nostre mura.

I had a dream:

“sarebbe bello sentire in sede qualcuno che raccontasse dell'esperienza fatta altrove e raccontasse a tutti gli altri cosa ha visto, cosa ha sentito e cosa ha imparato”.

Con qualche amico in forma di riunione in casa ogni tanto, stiamo proprio facendo questo da un po’, con risultati interessanti e per alcuni versi sorprendenti. Ti siedi attorno ad un tavolo o su un divano e tra una battuta e l’altra si discute su esperienze fatte, WS seguiti, risultati ottenuti, idee, progetti fotografici, portfolio in itinere, libri appena scoperti… Si parla di editing, di progetto, di linguaggi, di direzioni ed indirizzi per la propria fotografia, etc.

Il principio è più o meno lo stesso, condividere le proprie esperienze, confrontarsi per andare avanti in un mondo che spesso, nostro malgrado, riusciamo a frequentare solo in scampoli di tempo… Bandita quindi la “demolizione” perché non interessa, salvo in rarissimi casi, ci interessa solo tutto ciò che aiuta a sistemare, aggiustare, approfondire e stimolare.

Alla luce di quanto sopra: si Salvo 20 minuti sarebbe decisamente meglio.

Mettere in comune le proprie idee e soprattutto il metodo con cui queste idee si sono trasformate in immagini è cosa assai generosa e molto rara. Capire cosa sta dietro alle fotografie, come nascono e da quali sforzi si sono generate (o dovranno generarsi) è cosa fondamentale per provare a scardinare le consolidate abitudini fotografiche di ognuno di noi. "Le abitudini e gli schemi precostituiti, sono questi i veri nemici di un fotografo, specie se amatore" (permettetemi mi auto cito).

Abbiamo avuto una chiara prova con il WS di Enzo Carli, mi pare sia evidente a tutti.

Bene, io lo dico e lo ripeto da anni, mi fa piacere che qualcuno dei personaggi importanti della fotografia (penso ad Enzo Carli come detto, a Mario Cresci e potrei continuare) abbia manifestato le stesse idee e gli stessi concetti di cui ho provato insieme agli Amici in più occasioni a mettere in comunione con il gruppo.

Ricordo addirittura una volta a fine serata parlavo della necessità mia di pensare ad una scuola di fotografia siciliana, proponevo di partire dal cercare una sede adeguata per sviluppare un progetto così grande ed ambizioso. Sono passati più o meno tre anni da quando Salvo Canuti, mi rispose dopo avermi ascoltato che le mie erano visioni utopiche, stimolanti, magnifiche ma utopiche. Ho parlato di progetto non so per quanto e da quanto tempo fino a tacermi per evitare di essere bollato come monotematico. Bene, mi pare che adesso sia l’argomento più discusso in conferenze, riunioni di club, riviste, internet, etc. etc. Ho parlato della necessità della condivisione e di aprire alle esperienze che vengono da fuori sposando in toto ciò che Pippo sostiene da molto più tempo di me… Spingo verso l’attenzione ai linguaggi della fotografia contemporanei, spingo verso la ricerca e la sperimentazione, spingo verso la conoscenza dei lavori di chi mi sta accanto, di chi sta in Sicilia, in Italia e oltre al solo fine di allargare i confini poco alla volta e sempre di più. Scopro poi con piacere che Mario Cresci ha pubblicato “Future Image” (continuo a fare nomi di amici dell'Acaf con cui di recente ci si è incontrati, ma l'elenco credetemi sarebbe ben più lungo).

Ed ecco quindi in conclusione il mio congratularmi con l’Acaf per un'iniziativa che mira finalmente a scardinare schemi ed esperienze “didattiche” che spero possano ancora andare verso qualcosa di altro e di nuovo. Sviluppare e perfezionare i 10 o 20 minuti è un primo passo. Io rilancio e vi invito ad aprire la mente e la sede ad altre iniziative che possano andare ancora oltre. Rilancio la possibilità di fare dei corsi di secondo livello (o intermedio) di varia forma, rilancio con la possibilità di creare degli spazi auto gestiti in sede che possano portare avanti dei temi operativi su progetti di lavoro da portare avanti in ogni sua parte fino al risultato finale.
Se ci dovessero essere problematiche di tipo organizzativo (che basterebbe comunque condividere con gli altri per risolvere) si potrebbe pensare ad 8 riunioni consecutive del martedì come corso intermedio per tutti i soci. Credo possa essere costruttivo e dubito che siano in molti quelli che conoscono a fondo gli argomenti che si potrebbero invece approfondire. 8 serate di fila (sembra già un titolo) permetterebbero di approfondire argomenti senza perdere il filo del discorso, aperti a tutti i soci che vogliano partecipare. Chiamiamoli microWS interni auto gestiti, organizzati dai singoli di buona volontà attraverso se serve l’aiuto di chi è più esperto (soci o non), su tematiche di importanza cruciale per chi ha superato il corso base e vuole andare avanti, ma anche per chi è stanco delle proprie abitudine fotografiche e vuole cercare altro.

Vi prego non rispondete con il solito “facile a parlare perché non lo fai tu”! Mi pare di essermi concretamente proposto in passato, con tanto di bozze pratico/operative e (magari rivisitabili, o da cestinare), ma che comunque provano la mia buona volontà (quanto meno di allora)!

Riparto quindi certamente anch’io, pur non essendo stato presente, da quanto scritto da Pippo e sottolineato da Emanuele:
"Stiamo vivendo un particolare momento della nostra maturità, sia come gruppo che come singoli fotografi ed intellettuali dell’immagine. Attorno a noi, con o senza di noi, le idee, ed il modo di organizzarle e dar loro una forma, cambia con coscienza e partecipazione di tutti.
Rispetto a questo naturale dinamismo io ritengo, (ripeto, io ritengo) che la pluralità di voci e di esiti fotogafici vada integralmente attenzionata con occhi nuovi, con cervelli nuovi, con cuori nuovi (è un vecchio che dall’al di là ce lo ricorda). "


Ad maiora
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Ultima Modifica: 2014/10/31 12:57 Da alb.o.
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#9069
Giadina (Utente)
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Re:del nostro tempo e del nostro spazio 9 Anni, 6 Mesi fa Karma: 0  
Cari soci,
ho accolto l’invito al “ten minutes corner” non per illustrare soltanto un mio lavoro ma per raccontare e condividere con voi la mia ESPERIENZA fotografica ed umana.
Ho incominciato a fotografare con voi, frequento l’associazione da un anno e mezzo circa e volevo condividere il mio percorso.
Avrei potuto fare a meno delle immagini e continuare a parlare, anche per più di dieci minuti, raccontarvi degli stimoli culturali che ho ricevuto dentro e fuori l’acaf, perché a me non va’ di recintare il mio sguardo, perché ho voglia di conoscere e indagare prima ancora di selezionare. Avrei potuto raccontarvi dell’esperienza di gruppo che ho fatto, della mostra a cui ho partecipato, delle difficoltà incontrate e superate e quelle ancora da affrontare.
L’attenzione dei presenti invece, si è subito spostata sulla valutazione delle immagini, sulla sequenza, sulla validità del progetto (già esaminato varie volte da me, dal docente Di Miceli, dalla giuria dell’Etna Photo Meeting, dalla giuria del Med Photo Fest dalla quale ha ricevuto una menzione, e da Mario Cresci che ha visto il progetto in mostra e si è più volte complimentato), sulla corrispondenza tra la mia idea e le immagini selezionate.
Nonostante gli interventi di Pippo Pappalardo, non si è riusciti a cogliere fino in fondo il significato della mia proposta culturale.
Come se non si sappia che anche un anno è poco per completare un progetto fotografico, ancor più per formarsi fotograficamente, che una buona selezione di foto va fatta e rifatta, maturata, proposta e riproposta e dipende dall’utilizzo e dallo scopo per cui deve essere illustrata.

Io in questo anno mi sono dedicata anche ad altro, ad arricchire il mio pensiero per esempio, e non solo alla selezione delle foto del mio progetto.
Ho investito risorse economiche e di tempo scegliendo tra le mie priorità per andare a vedere delle mostre, ho visto Werner Bischof a Torino, Luigi Ghirri, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Sebastiao Salgado e Henri Cartier Bresson a Roma, Akif Hakan e Terry Richardson a Favara, ho acquistato numerosi libri ed ho letto Luigi Ghirri, Pensare per immagini; Robert Adams, La bellezza in fotografia e Lungo i fiumi; Susan Sontag, Sulla fotografia; Roland Barthes, La camera chiara; Ferdinando Scianna, Ti mangio con gli occhi, Lo specchio vuoto – Fotografia, identità e memoria; Sebastiao Salgado, Dalla mia Terra alla Terra; Alfred Stieglitz, Camera Work; Mario Calabresi, Ad occhi aperti; Tano D’Amico, Di cosa sono fatti i ricordi – tempo e luce di un fotografo di strada; Giorgio Agamben, Il giorno del giudizio;
Mi è stato consigliato un buon testo di storia della fotografia e ho comprato Beaumont Newhall, Storia della fotografia, a cui ho affiancato un libro di Paul Ginsborg, Storia d’Italia dal 1945 ad oggi. Ho appena acquistato Antonella Russo, Storia culturale della fotografia italiana.
Mi sono dovuta documentare per vedere alcuni film importanti e ho visto La Grande Bellezza, Paris Texas, Palermo Shooting, La Sottile Linea Rossa, The Three of life, etc…
Ora cercate di capirmi, non li riporto qui per vanteria o per narcisismo, ma perché rappresentano delle tappe fondamentali di quel percorso che ho intrapreso e che ieri ha fatto in modo che potessi presentare a voi e ad altre platee “In Spagna mi posso sposare” e domani mi permetteranno di concludere un altro progetto che ho in mente e su cui sto già lavorando da sei mesi che riguarda la storia della mia famiglia. Questa estate ho avuto la possibilità di esporre il progetto in una presentazione pubblica al Farm Cultural Park di Favara.
Ho investito economicamente per le stampe del portfolio, stampato in carta (fine art baryta della Canson da 310 gr) e ho acquistato una scatola da museo per presentarlo, ho rifatto nuove stampe per cambiare alcune foto che mi avevano contestato all’Etna Photo Meeting, ho stampato e comprato le cornici per la mostra al Sikanie, ed infine ho investito il mio TEMPO, perché penso che così concepita l’esperienza fotografica, possa arricchire molto di più della sola uscita domenicale, leggendo, guardando film, sfogliando libri dei maestri della fotografia, visitando mostre, gallerie d’arte, etc., perché cosi facendo ad un certo punto ti ritrovi con tante cose da voler dire e da voler trasmettere e comunicare (non solo con delle semplici immagini dunque).
Nel frattempo le fotografie nel tuo archivio saranno poche di numero ma certamente sono ricche di contenuto oppure potrebbero essere tante ma appartenere a quel “flusso di immagini” come dice Wim Wenders che, proprio perché tante, si “autoeliminano” e non diventano mai delle “fotografie”.
D’altronde se è vero che Robert Doisneau alla fine della sua vita di fotografo ha salvato solo 3 secondi del suo lavoro fotografando mediamente tra 1/60 di secondo e 1/125, io, che sto provando a capirne di più da solo due anni ho ancora molta strada da fare.
L’importante, per me, è avere iniziato un cammino, per il resto mi do molto tempo per verificarlo.
Ecco mi copio la chiusa di Pippo Pappalardo che mi piace molto e vi scrivo:
Arrivederci e a presto.
 
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Una strada, una fila di case, una montagna, un ponte, un fiume sono per me qualcosa di più di un semplice sfondo. Essi possiedono, infatti, una storia, una personalità, un\\\\\\\'identità che deve essere presa sul serio, e influenzano il carattere degli uomini che vivono in quell\\\\\\\'ambiente.

Wim Wenders, L’idea di partenza, 1983
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#9070
Caristofane (Utente)
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Re:del nostro tempo e del nostro spazio 9 Anni, 6 Mesi fa Karma: 2  
Giadina, non so chi ci sia realmente dietro questo avatar, ma dalle parole fresche e spontanee posso immaginare una ragazza o una giovane donna.
Ti scrivo solo per complimentarmi col tuo splendido percorso culturale. Incidentalmente nelle tue parole ho letto pensieri affini, percorsi paralleli, letture consimili.
Non importa se e quanto la tua fotografia sia migliorata, ma sono certo che in questo anno e mezzo Tu sia migliorata, come persona. Anzi mi sembra incredibile il percorso che hai fatto in così breve tempo.
Scrivo solo per dirti che le tue parole mi hanno colpito, ce ne fossero persone con un tale desiderio di crescere e di apprendere.

Solo una parola per concludere

BRAVA!

 
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