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Discussione: Un indice indiscreto
#9906
PipPap (Utente)
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graphgraph
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Sesso: Maschio Ubicazione: catania Compleanno: 1952-11-11
Un indice indiscreto 7 Anni, 4 Mesi fa Karma: 9  
Un “indice” indiscreto

Propongo alla vostra analisi un’immagine di nudo del fotografo americano Edward Weston, realizzata nel 1936.
E’ il nudo di un corpo femminile formulato in bianconero, in un ambiente privo di riferimenti particolari, con luci quasi naturali, laddove la sensazione più evidente che avvertiamo è l’assoluta collaborazione fra il fotografo e la modella.
La proposta di analisi che suggerisco intende, dapprima, far riflettere sulla diversità tra un nudo pittorico e un nudo fotografico: è evidente che nessuno dei due si sottrae alla suggestione voyeuristica o alla connotazione erotica o alle pulsioni emotive che accompagnano la sua rappresentazione, per quanto ricondotte alla dimensione artistica. Alla fine, però, possiamo concludere che, in ogni fotografia di nudo, il particolare rapporto visivo che s’instaura con il modello è anch’esso riportato, quasi imprigionato, nella rappresentazione fotografica, con assoluta evidenza e sincerità. Nella dimensione pittorica questo dato può non essere cosi evidente perché la medesima non dispone del carattere indicale che un’immagine fotografica, se è tale, possiede. Più concretamente: nel nudo fotografico si può delineare il disegno di una presenza reale, dialogante; si può percepire un rapporto di confronto, avvertire una sorpresa emotiva tra chi è guardato e chi guarda. Se volete, posiamo dire che c’è meno artificio, forse meno poesia ma più evidenza.
Proviamo ad analizzare, e, badate bene, non muoveremo la nostra disamina con i canonici rituali della critica ma proveremo a individuare alcune evidenze
Ad esempio, il luogo in cui è raccolta la composizione; e con il luogo, il modo in cui la composizione si relaziona col riquadro del fotogramma.
Ad esempio, le luci, che costringono a leggere nel fotogramma gli spazi di assoluto chiarore, se non proprio di brillantezza, e gli spazi di ombre profonde se non proprio di buio fitto.
Ad esempio, i dinamismi interni alla composizione, affidati alla disposizione delle gambe, delle braccia e del capo. Questi dinamismi, a loro volta, suggeriscono esibizioni, offerte, proposte; suggeriscono rotazioni, nascondimenti, pudori; suggeriscono linee e tensioni vettoriali, quindi spostamenti visivi che assumono espressività che dobbiamo considerare. Che nudo è, infatti, quel nudo laddove i luoghi canonici della pudicizia sono sottratti deliberatamente alla visione? Che nudo è quel corpo che sembra quasi ritroso all’obiettivo, che si mantiene basso rispetto al punto di ripresa, eppure esibisce come richiamo allusivo l’ovale dei capelli e l’inquietante scriminatura?
E’, semplicemente, un nudo fotografico, dove l’evidenza dell’indice (davanti all’obbiettivo, in un tempo preciso, ci fu quel corpo di donna che volli riprendere in un certo e preciso modo) si contamina con l’icona (e quindi con tutti i richiami consci e inconsci che custodisco nel mio intelletto) e scambia con il simbolo, quindi con l’evidenza rappresentativa della mia emozione.
E’ un nudo che non rifiuta la dimensione erotica, anzi la cerca e la focalizza rendendola, paradossalmente, più evidente nella sua mancanza di visibilità.
E’ un nudo puro e crudo che non cerca giustificazioni in positure emblematiche o in psicologie rivelatrici riposte in uno sguardo: fa fuori ogni fascinazione, glamour, e suggestione e si fa forte solo di una bellezza frutto di un’assoluta collaborazione.
E qui volevo arrivare: la consapevolezza della bellezza formale di un nudo è espressione di una collaborazione, di uno scambio.
Pertanto suggerisco di non essere artefatti, e non imitare chi mette in scena il nudo, anzi lo spogliato. Proviamo ad andare incontro all’altro, a innamorarci del mistero del suo corpo.
Mi rendo conto che l’argomento è complesso, e si può essere ampiamente criticati. La mia è solo una proposta

P.S.:

Per quest'anno abbiamo finito e io vorrei tanto passare la mano. Attendo risposta.
 
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