Vi sarà capitato che il vs. amico o la vs. amica vi abbia “confidato” le origini, le ragioni, le cause del proprio innamoramento. Converrete con me che è stato un momento magico, esaltante, commovente (nel senso di qualcosa che “si muove insieme”).
Ebbene, ieri sera Antonio Pignato ci ha fatto rivivere questo momento. Ci ha raccontato, infatti, come si sia innamorato dell’esperienza fotografica, addirittura del gesto che la racchiude, e di come, adesso, veda il mondo in un’altra prospettiva.
L’antico passatempo che il padre gli trasmetteva regalandogli i suoi vecchi strumenti, è divenuto curiosità e desiderio di conoscenza degli spazi e dei tempi, laddove, conviveril suo attimo fotografico con le necessità dello studio e del lavoro quotidiano, e quelle necessità farle incontrare con le vicende del territorio nel quale viviamo e con l’impegno civile che la nostra coscienza morale ci suggerisce. Ed allora, ha accordato fiducia a quelle persone che, come lui, avevano intrapreso quel che, personalmente, definisco “l’avventura dello sguardo” ovvero quell’ineffabile momento in cui ti accorgi che “non c’è niente di antico sotto il sole” e che occorre cercare “l’originale perduto”.
Il nostro Antonio ci confida, allora, che è stato necessario trovare i “compagni di viaggio”, provvedersi degli opportuni strumenti. Ma noi, che adesso pendiamo dalle sue labbra, ci stupiamo di come in un tempo relativamente breve abbia saputo intrattenersi non solo con la vicenda amatoriale isolana ma confrontarsi con gli esiti della professionalità più vicina alla sua generazione.
Compagni di strada, buoni strumenti per il suo sguardo sono state le selezionate, direi quasi mirate, letture dei capisaldi della storia della fotografia (ieri sera hanno fatto capolino, durante la sua sincera e onesta presentazione, i nomi del conterraneo (Gela) Giovanni Chiaramonte, ma anche di giganti come Doisneau,Elliott Erwitt, Walker Evans, Basilico, Ghirri, Sellerio – con la code letterarie che inevitabilmente hanno provocato -, e quindi Martin Parr e, ancora, una serie di coetanei di belle e concrete speranze (Strano, Vita).
Ascoltare il crescere ed il maturare della sua passione è stato un massaggio benefico per i nostri occhi stanchi ma sempre desiderosi di riprendere l’entusiasmo della giovinezza.
Un entusiasmo che ha portato il Nostro a ripercorrere gli itinerari dei suoi maestri (e quindi i severi resoconti fotografici delle feste siciliane, i ritratti della nostra terra raccolti in meditate riflessioni che non perdono mai l’annotazione socio-politica) e dei suoi amici.
Una passione che, in lui, lascia intravedere una capacità di discernimento sia in fase di ripresa che, fondamentalmente, in fase di selezione, di scelta del fotogramma giusto, allorquando convergono le eterne istanze dell’occhio, del cervello e del cuore.
Tanta giovanile capacità, peraltro, si accompagna con una rara dose di equilibrio: il ns. autore non spreca mai lo sguardo, lo rende sempre intellegibile e degno di essere condiviso; i suoi fotogrammi si rivelano tutti giustificati e, pertanto, divengono, come spesso mi piace ripetere, “depositi di senso e pretesti per discutere”.
Lui, per intanto, ci ha raccontato sommessamente il suo innamoramento e noi ci siamo sorpresi di essere già innamorati di lui. E come tutti gli innamorati abbiamo rimpianto di non avere, come lui ha fatto, accordato ancora, e una volta ancora, fiducia al volto della nostra terra e a quello delle sue stagioni (che poi sono anche le nostre). Quelle stagioni che incontrano il degrado, lo spopolamento, la difficoltà tutta urbana del civile convivere e, nel contempo (come ha ben rappresentato), le meravigliose attenzioni rivolte alle persone di buona volontà (Presti) ed alle certezze dei più giovani.
Ora lo attendono altre imprese visive; ma, per quanto io possa dire, la preparazione di Antonio è superlativa e l’atteggiamento è sano, pulito, povero nel senso più nobile del termine, ansioso di sentire accanto volti amicali con cui scambiare il suo sguardo e il suo bagaglio culturale; fiducioso che tutto ciò possa essere condiviso.
Ieri sera mi ha commosso il suo sguardo che cercava il mio: ho avvertito come un sentimento di fraterna gratitudine. Grazie Antonio. Queste mie vecchie sclerotizzate arterie hanno bisogno di scambiare qualcosa di nuovo; magari qualcosa maturato dalla tua passione.
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