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RIFLESSIONI SUI RIFLESSI 11 Anni, 4 Mesi fa
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Approfittando di un'immagine in gallery di "Nanni", riorganizzo un po' di idee sull'argomento, nel tentativo di lanciare qualche spunto in merito al "perché" delle nostre foto.
Il punto di partenza è una foto di un riflesso di una barca in mare, di un utente del sito e corsista ACAF 2013, che ho peraltro avuto il piacere di conoscere di persona. A tal riguardo, invitavo Giovanni a ragionare su cosa cercava in quella foto e sul "perché" del medesimo scatto. Ragionavamo su cosa di fatto potesse rappresentare quel segno, quel riflesso, quella speculare immagine di ciò che accadeva in superficie.
Cosa è un riflesso e cosa rappresenta?
Per Luigi Ghirri il riflesso offriva la possibilità di fotografare contemporaneamente ciò che sta avanti e dietro la camera da presa, ma non solo. Ghirri intende il riflesso come fotomontaggio naturale e reale che consente di creare un'immagine all'interno della realtà, divenendo anch'essa realtà… "l'immagine all'interno della realtà diventa fotomontaggio della realtà stessa. Era un gioco di specchi e di parole".
In qualche modo anche Italo Calvino ci viene in aiuto con un importante contributo all'interno de "Le Città Invisibili" quando descrive Valdrada come una città costruita in modo tale da specchiare ogni sua parte nel lago sottostante. Tutto ciò che accadeva in superficie aveva un suo doppio nella Valdravia riflessa e capovolta. Gli abitanti della Valdravia di sopra agivano sempre con la consapevolezza che ogni loro atto era generatore di un analogo atto specchiato: "anche quando gli amanti danno volta ai corpi nudi pelle contro pelle cercando come mettersi per prendere l'uno dall'altro più piacere, anche quando gli assassini spingono il coltello nelle vene nere del collo e più sangue grumoso trabocca più affondano la lama che scivola nei tendini, non è tanto il loro accoppiarsi o trucidarsi che importa quanto l'accoppiarsi o trucidarsi delle loro immagini limpide e fredde nello specchio". Lo specchio dona valore alle cose, ma allo stesso tempo le nega e le rinnega, in uno strano rapporto forzato di convivenza. Le due città gemelle convivono, ma non si amano, hanno senso ed esistono l'una in virtù all'altra, ma non sono uguali per il semplice fatto che non tutto ciò che si manifesta nel quotidiano della città di sopra è simmetrico, eppure finisce inevitabilmente per divenire tale.
Eugene Atget, con le sue macchine a soffietto, rastrella la Parigi della seconda metà del XIX secolo, facendo spessissimo uso di riflessi nelle vetrine dei negozi sparse per l'intera città.
Ricordo anche una memorabile foto di Berengo Gardin (mi pare in un vaporetto a Venezia) che attraverso una vera alchimia racchiude in una serie di riflessi la composizione perfetta di una storia perfetta… ancora oggi sfido chiunque a capire come abbia fatto e quali specchi e/o superfici riflettenti abbia potuto utilizzare per cogliere quell'attimo.
Altri grandi scatti di specchi e riflessi di grandi fotografi hanno segnato la storia della fotografia, lasciando ai posteri il primo esempio di un genere che poi nel tempo è stato più o meno consapevolmente riproposto dai "comuni mortali". Si pensi alla foto di Henri Cartier Bresson (Derriere la Gare Sait Lazare) con il suo riflesso del salto della pozzanghera o ad Elliot Erwitt con la foto del bacio allo specchietto retrovisore della macchina, e si potrebbe proseguire all'infinito. Altrettanti innumerevoli esempi li si possono trovare in letteratura o nelle arti in genere, basti pensare a Narciso e al suo mito. Persino le fiabe che abbiamo ascoltato da bambini parlano di specchi ed immagini riflesse "specchio o specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame".
Tutto ciò per dire cosa?
Beh! Un riflesso… nulla di più ovvio e scontato, eppure se ci si pensa un po', in un riflesso possiamo cercare e trovare infinite "cose". A secondo di ciò che vi cerchiamo, guarderemo una pozzanghera, un lago o più semplicemente uno specchio in un modo certamente diverso e secondo del messaggio che vogliamo dare di questo segno che cercavamo, utilizzeremo un "modo" di fotografare diverso, al fine di lasciare ciò che meglio possa rappresentare la realtà che ognuno di noi ha visto…
Nanni, cosa cercherai domani in un riflesso?
Affettuosi incoraggiamenti… alla prossima…
Alberto
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Ultima Modifica: 2013/08/26 13:55 Da alb.o.
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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI 11 Anni, 4 Mesi fa
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[size=4]Splendido![/size]
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Ultima Modifica: 2013/05/28 00:12 Da Caristofane.
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E\' un\'illusione che le foto si facciano con la macchina... si fanno con gli occhi, con la testa e con il cuore.
Henri Cartier-Bresson
Chi non sa fare una foto interessante con un apparecchio da poco prezzo, ben difficilmente otterrà qualcosa di meglio con la fotocamera dei suoi sogni.
Andreas Feininger
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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI 11 Anni, 4 Mesi fa
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Non per banalizzare la profondità e l'importanza dei pensieri qui esposti ma, tra me e me, e per finire a voi, pensavo che, in fin dei conti, il riflesso che più importa in fotografia è quel misterioso legame che collega la natura del rappresentato (ciò che sta davanti all'obbiettivo) con la natura dell'idea circa ciò che vogliamo farne (e l'idea sta sempre dietro l'obiettivo).
Quindi, tanto per semplificare, il riflesso è sempre un collegamento che trae origine in qualcosa che vediamo e si spegne in quello che ne pensiamo (se me lo passate: un legame fra un fatto ed una emozione).
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Ultima Modifica: 2013/07/03 11:23 Da PipPap.
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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI 11 Anni, 4 Mesi fa
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Saul Leiter (1923)
Fotografo americano.
Richard Pousette-Dart (pittore) e W. Eugene Smith incoraggiarono Saul nel suo cammino fotografico che molto presto si incrociò con altri grandi suoi contemporanei ( Robert Frank e Diane Arbus giusto per citarne un paio).
Nonostante le sue indiscutibili abilità con il bianco nero nel 1948 iniziò ad studiare il colore divenendo immediatamente uno dei pionieri indiscussi del mezzo.
Probabilmente grazie alle sue attenzioni per il colore, alle sue amicizie ed alle sue indiscusse qualità approdò presto nel campo della moda. Nei primi anni 50 l’art director Henry Wolf pubblicò i lavori a colori di moda di Leiter in Esquire ed in Harper’s Bazaar. Nei 20 anni successivi Leiter continuò a pubblicare nelle più importanti riviste di moda e salendo alla ribalta mondiale ( Show, Elle, British Vogue, Queen, e Nova), ma non smise di dipingere e di sperimentare lasciando un enorme contributo fotografico.
Le sue forma astratte innovative per contenuti e composizione hanno influenzato di certo l’intera Scuola Americana.
Martin Harrison, editore ed autore di “Saul Leiter Early Color”, scrive, “Leiter’s sensibility… placed him outside the visceral confrontations with urban anxiety associated with photographers such as Robert Frank or William Klein. Instead, for him the camera provided an alternate way of seeing, of framing events and interpreting reality. He sought out moments of quiet humanity in the Manhattan maelstrom, forging a unique urban pastoral from the most unlikely of circumstances.”
Di seguito alcune delle sue “riflessioni” che valgono la pena di essere quanto meno prese in considerazione.
… sono sempre ancora e solo riflessi?
Ciao Alberto
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Ultima Modifica: 2013/08/26 13:59 Da alb.o.
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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI 11 Anni, 4 Mesi fa
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Ecco la foto di Gianni Bernego Gardin a cui facevo riferimento...
anche se la ricordavo di un formato diverso...
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Ultima Modifica: 2013/06/12 17:52 Da alb.o.
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Re:RIFLESSIONI SUI RIFLESSI 11 Anni, 4 Mesi fa
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No, l'immagine "famosa" è proprio questa, apparsa nella prima edizione di "venise où des saisons" , pag. 15, edizioni Clairefontaine, Losanna, anno 1965. Nella tua proposta guadagna qualcosa in basso e riduce spazio a destra.
Nel complesso tutto è rispettato. Esistono invero altri scatti simili, immediatamente precedenti o successivi, meno noti e poco diffusi.
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