Ma guarda dove si era nascosta?
L'avevo sotto gli occhi e non riuscivo a vederla.
Come nel racconto di E.A.Poe, "la lettera nascosta", la lettera, proprio perché stava al suo posto, non era percepita dagli occhi che la cercavano.
Ma, poi, a pensarci, perché nasconderla? Forse, perché l'abbiamo abbandonata? Forse, perché non ci serve più? Forse ce ne vergogniamo? Forse vogliamo dimenticarla?
Ma chi l'ha nascosta? Gli altri? oppure siamo noi che non la vogliamo vedere?
Domande che mi pongo e vi pongo; magari non meditate, non bene espresse (ne convengo) ma che, a mio avviso ci spingono a verificare la natura, le ragioni, di quel "nascondimento".
Marcel Proust, lungo le pagine del suo "alla ricerca del tempo perduto", affida alla memoria la capacità di svelare quanto il tempo ha nascosto; in questa sua impresa, la scoperta, lo stupore, la sorpresa. il ricordo (che significa "riportare al cuore"
sono gli aspetti più evidenti della rivelazione, ovvero della fine del nascondimento. Dovremmo vivere qualcosa di simile.
Una mia amica, recentemente, pensando per immagini intorno alla natura del riflesso, ne ha tratteggiato i confini tra l'apparenza e la rivelazione; e recuperando, successivamente, l'etimo del termine "riflesso", ne ha agganciato il vero significato che rimanda ad "intreccio".
Muovo, allora, dalla sua esperienza per suggerirvi una metodologia di indagine visiva, un'ermeneutica dello sguardo, qualcosa, insomma, che vi conduca a privilegiare, nella ricerca della vostra personale "città nascosta", la riflessione piuttosto che la visione diretta, la manifestazione assorbita lentamente piuttosto che l'evidenza visiva.
Per mia modesta esperienza, questo, spesso, accade quando "buttiamo lo sguardo là dove non lo posa nessuno", e, proprio per questo, annotiamo con sorpresa qualcosa che non pensavamo ivi nascosto; accade pure allorquando l'esperienza della riflessione (chiamiamola pure "l'intelligenza dallo sguardo obliquo"
l'abbiamo sperimentata in qualche circostanza - nella contemplazione, nell'innamoramento, nella sperimentazione di qualche teorema - e avendola sperimentata, la ritroviamo con noi, dentro di noi e, pertanto, sappiamo riconoscerla.
Penso che saranno queste semplici impressioni capaci, però, di suscitare dell'emozioni, a spingerci ad esprimere la parte nascosta (se esiste) della "nostra" città, e a darne una rappresentazione condivisibile.