Bill Viola (1951)
Artista americano (video maker).
Studia arte alla
Syracuse University, NY.
Negli anni '80, vince diverse importanti borse di studio, che gli consentono tra l'altro di trascorrere un periodo della sua vita in Giappone. In questo periodo realizza
"First dream".
Nel 1983 inizia la sua carriera di insegnante alla
California Institute for the Arts. Insegna, ovviamente, video.
Tra il 1987 ed il 1988 viene chiamato al
MOMA per una delle sue più importanti mostre della sua carriera e riceve il
Maya Deren Award.
Nel 1995 rappresenta gli USA alla
Biennale di Venezia, con
"Burie Secrets". Nello stesso periodo conclude il suo lavoro
"Deserts".
Nel 1997 realizza un'altra importante mostra al
Whiitney Museum.
Il
Guggenheim di New York e Berlino gli commissionano nel 2002 un lavoro che lui completa nello stesso anno:
"Going forthy by day".
Il 2003 segna il momento della sua personale al
Getty Museum di Los Angeles dal titolo
"The Passion".
Nel 2004 altra importante retrospettiva a
T0kyo.
Il 2008 segna il tempo dell'Italia, una grande personale al
Palazzo delle Esposizioni di Roma, intitolata
"Visioni Interiori", curata dalla moglie
Kira Perov, che da anni collabora con lui.
Tra il 2007 ed il 2009 da registrare un nuovo intervento in
Biennale a Venezia e poi alla
National Gallery di Victoria in Australia con
"Ocean without a shore".
Bill Viola racconta abbastanza spesso, durante i suoi interventi, le sue lezione e le sue interviste, di come all'età di sei anni cadde in un lago, ed in quell'occasione ebbe una visione di un mondo parallelo sotto l'acqua; fu in quella occasione che vide una delle immagini più importanti della sua vita. Fece un'esperienza affascinante (fortunatamente conclusasi con l'intervento di uno zio) in mondo pieno di colore, di luci, di piante marine in movimento. Era il paradiso, un mondo talmente bello da preferirlo al mondo reale. Da quella esperienza un'immagine eternamente vivida rimane scolpita nella sua mente, quasi a ricordargli che esiste sempre molto di più oltre l'apparenza, oltre la
"superficie". Probabilmente non è un caso che l'acqua è un elemento sempre presente nei lavori di Viola.
Altro importante aspetto dell'estetica di Viola è certamente il concetto di
"emptyness". Il
Vuoto esiste e non è un'entità astratta. Il
Vuoto è presente tra tutti gli esseri e gli oggetti fisici esistenti. Questo concetto fondamentale è alla base del concetto di spazio che è un altro elemento sempre presente in ogni suo lavoro. Il vuoto è lo spazio in cui noi stessi esistiamo. L'essere vivente si manifesta in quanto tale non negli oggetti fisici, ma nello spazio vuoto che esiste tra loro.
Tutti i lavori di
Bill Viola sono di tipo narrativo (
"slow narrative"), una narrazione lenta, che avviene attraverso alcuni mezzi ricorrenti. La persona umana è sempre presente, perché lo spazio abitato deve a sua volta essere comprensibile ed identificabile. Il Tempo ed il suo scorrere ciclico per cerchi concentrici (non lineare quindi) è una costante di tutti i suoi lavori. Attraverso questi elementi, immagini in movimento e suoni riescono a creare lo spazio, all'interno del quale si trasformano elementi naturali (rocce, deserti, costellazioni, acqua, fuoco,ecc.) in qualcos'altro che possiamo chiamare paesaggi psicologici abitati da esseri viventi che vivono in un tempo indefinito.
Nel 1973 si iscrisse alla
Syracuse Univeristy, ed il secondo video che realizzò nella sua vita fu
"Tipe I" (1972).
Posizionò la telecamera di fronte ad uno specchio (guarda caso) nel quale veniva riflessa la porta d'ingresso della stanza. L'inizio del video è caratterizzato dall'apertura di una porta ed il suo ingresso in scena camminando verso la telecamera. Una volta avvicinatosi allo specchio, improvvisamente si gira verso la telecamera sedendosi su una sedia ed entrando nella ripresa in primo piano. Questo effetto spiazzante (che ricorda il
"displacement" già affrontato) dovuto al riflesso ed all'improvviso cambio di sistema di riferimento grazie al riflesso. A questo punto un urlo liberatorio, violento, conclude il video. Il lavoro parte da un'idea di base di tipo introspettivo, il riflesso, il fluido e l'acqua sono già presenti in forma embrionale, ma perfettamente chiari nei loro significati.
Viola racconta spesso un'altro aneddoto capitato nel periodo universitario. durante un giorno di forte pioggia. mentre pioveva, infatti alcune gocce d'acqua si depositarono sui suoi occhiali. Improvvisamente passò un automobile, proprio mentre lui teneva gli occhiclai in mano e si accingeva ad asciugarli. Con la coda dell'occhi Viola vide la macchina passare, ma concentrato sulle gocce da asciugare, vide anche una macchina passare all'interno di ogni goccia posata sui suoi occhiali. Lui descrive l'aver vissuto questa esperienza come un miracolo. L'esperienza lo turbò talmente tanto che tornò immediatamente a casa e simulò quanto avvenuto per capirne il meccanismo e poter riprodurre quei riflessi. Da questa esperienza nascono due lavori:
"He weeps for you" e soprattutto
"Migration", era il 1976. In quest'ultimo, il riflesso di Bill Viola è contenuto in una goccia d'acqua che scende lentamente da un rubinetto. Il riflesso del corpo si deforma via via che la goccia si ingrandisce e si allunga prima dello staccassi e cadere (migrare appunto), la goccia successiva è già in via di formazione per un andamento ciclico che si ripete in loop.
Altro lavoro basato sul riflesso, questa volata attraverso uno specchio rotante è
"Slavely turning narrative" realizzato nel 1992. L'istallazione consisteva in uno specchio rotante posto al centro di una stanza rettangolare. Sui lati corti due apparecchi proiettavano sullo specchio due filmati distinti che al ruotare dello specchio stesso sformavano e miscelavano tra loro.