di Cosimo Di Guardo
Ci sono momenti nella vita in cui alcune problematiche si manifestano nell’arco di poco tempo, pur in situazioni diverse. Il caso in oggetto è la “GIURIA”, ed in particolare i componenti di giuria dei concorsi fotografici.Premesso che ogni evento da cui scaturisce un dibattito sentito è sempre meglio del silenzioso borbottio di chi per vari motivi ha sempre qualcosa di cui lagnarsi, io apprezzo chi ci “mette la faccia” sia nel fare (ricordo che i ruoli si occupano per qualità, competenza, prestigio e disponibilità, nel nostro caso gratuitamente), sia nel criticare. La critica, se mirata al miglioramento o all’arricchimento del nostro sapere, è sempre cosa gradita…
Ma a volte…Ricordo che da ragazzino, giocando al pallone nelle piazzette del quartiere con i miei coetanei, spesso accadeva che per un gol negato o per un fallo subito o un mani non visto, la partita veniva interrotta, il pallone veniva ripreso dal suo proprietario e il divertimento finiva….Ma se il gioco era un semplice divertimento, perchè finiva spesso così? Perché qualcuno, non accettandodi perdere o di ammettere che altri avessero in quel caso più qualità o fortuna, cercava le colpe negli altri, la cosiddetta “mala fede”.
Viviamo in una società che ormai ci insegna a diffidare di tutti e di tutto, i mezzi di comunicazione ci bombardano di notizie negative e la nostra crescita viene ondizionata.
Rimaniamo stupiti ed increduli che possano esistere atti positivi,possibilmente si pensa che il buonismo sia una grave malattia “da appestati”, che l’altruismo sia una
forma di virus da evitare, soprattutto di cui diffidare.
Certo appare “sospetta” la buona salute dell’ACAF nei suoi 23 anni, unita da concordia tra i suoi componenti!
Cari soci, concordia e amicizia non significano non avere pareri diversi ed a volte anche confronti accesi, ma sono convinto che questi beni preziosi vadano difesi dal qualunquismo e dal pessimismo imperante.
Il GIURATO: nella mia vita spesso sono stato chiamato a far parte di giurie, così come ho composto giurie; chi organizza un concorsocerca sempre di trovare oltre che
giurati competenti, anche formule che possano fornire al partecipante una serena convinzione di correttezza.Non ci siamo “MAI” posti minimamente il problema che “il giurato”potesse essere condizionato ocondizionabile, 1) perché trattasi normalmente di gente competentee di provata serietà; 2) perché l’anonimato del concorrente è garantito dalla segreteria del concorso(altra figura sempre prevista); 3)perché gli organizzatori sono presentianche loro, ed hanno tutto l’interesse che il concorso si svolganei tempi e nei modi consoni albuon nome di chi ci mette “la faccia”(in verità trattasi di una seduta quasi aperta al pubblico, accade spesso che anche persone esterne alla giuria assistano nel totale silenzio). E’ buona abitudine che i nostri
giurati ci diano pure le motivazioni per iscritto, poi si può concordare con le valutazioni oppure non essere d’accordo. Ovviamente ogni giurato porta con sé tutta la sua conoscenza e la sua cultura, e la sua valutazione magari non collima con la nostra, ma..a volte qualcuno pensa che..qualcuno dice che..
Vi voglio raccontare del primo concorso fotografico che l’ACAF organizzò. Non usammo la formula di vietare la partecipazione ai soci, oppure di usare nomi fittizi o di fantasia per non far conoscere gli autori, o di non dare più premi allo stesso autore (formule arrivate successivamente con le regole delle federazioni). In quella occasione ci fu uno dei nostri soci che vinse quasi tutto. Per i soliti..fu uno scandalo, ma quello era stato un vero concorso “libero”! Quel socio era inevitabilmente in quel contesto “il più bravo”. Avevo assistito alla riunione della giuria, avevo bloccato una quasi rissa tra i
giurati che erano stati lasciati liberi di decidere. Furono corrotti i giurati?
Ma quando mai..!
I giurati erano e sono dei grandi professionisti della nostra città, quella giuria aveva capito le qualità fotografiche del concorrente, così come le giurie italiane e del mondo -successivamente e per moltissimi anni- gli riconobbero ciò…Ma all’epoca quei corvi…
dissero…pensarono…! Credete stia parlando di me? No, io rinunciai proprio per evitare.
Ma ho vissuto la stessa sorte anch’io in momenti successivi, in concorsi fuori dalla mia associazione e città.
“Il concorso interno” perché si fa? Per i premi? (quali?) Per sapere chi è il più bravo?
Quello che cercavamo di darvi era uno strumento che vi aiutasse nella crescita sia fotografica che di analisi dell’immagine, le due cose sono parallele. La decisione “democratica” di una votazione popolare mirava ad abituare la vostra percezione fotografica. L’analisi e la ricerca delle tre immagini da premiare doveva essere una palestra. L’amico, la compagna/o, in questo caso non debbono avere peso! Le foto sono patrimonio di tutti per un’analisi mirata ad una futura crescita. Probabilmente non siamo riusciti a comunicare in pieno questo concetto, ci riproveremo lasciando ancora la vostra votazione ma con differente formula. Mi auguro che quel qualcuno che… e che magari abbia pensato che…non abiti dalle nostre parti. Aggiungo un bellissimo pensiero pervenutomi da Salvatore Galiano, parole di Pablo Neruda e Martha Medeiros.
"Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo gni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non ischia e chi non cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi on conosce. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce l nero sul bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un nsieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, uelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno attere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi on rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno. entamente muore chi non si permette almeno una volta nella ita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova razia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio hi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della ropria sfortuna o della pioggia incessante. Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande ugli argomenti che non conosce, chi non risponde uando gli chiedono qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi ricordandoci sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare."
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